AD ALI SPIEGATE di Gian Enrico Rusconi

OMBRE E NEBBIE SULL'UNITA' OMBRE E NEBBIE SULL'UNITA' Collotti e la nuova Germania IL fascino della storia contemporanea consiste nel registrare l'imprevisto, l'inatteso, l'incredibile che costringono a rivedere l'impianto con cui si era ragionato sino a quel momento. Di colpo diventano chiari retrospettivamente indizi e segni, prima trascurati o fraintesi. Da decenni avevamo dubbi sulla consistenza della legittimazione popolare della Ddr (la ex-Germania orientale), ma chi poteva immaginare la dissoluzione di quel Paese nei tempi e nei modi in cui è avvenuta? Da anni conoscevano la crisi di struttura dell'Urss, ma quale storico professionale si aspettava la sua cancellazione politica senza riserve? Oggi i due eventi ci appaiono chiari e il loro nesso stringente. Da qui l'interesse di una rivisitazione degli ultimi vent'anni: Dalie dve Germanie alla Germania unita, come suona il titolo del libro di Enzo Collotti. Ma il lettore non troverà in Collotti dubbi retrospettivi, cesure interpretative rispetto all'impianto che nel lontano 1968 fece della sua Storia delle due Germanie un libro importante. Esso poneva le due Germanie non solo su un piano di pari dignità di studio, ma speculari nella loro costruzione interna e nel loro ruolo internazionale. Anzi, alla Ddr era assegnata una funzione di garante della pace - sia pure armata nell'equilibrio degli antagonismi contrapposti. E in più conservava una prospettiva di socialismo possibile. Davanti al 1989/90, Collotti prende atto che sono saltati gli equilibri internazionali, le coordinate di potenza che giustificavano i due Stati tedeschi contrapposti. Ma non sente il bisogno di una revisione interpretativa. La sua preoccupazione è piuttosto che «il fallimento dell'esperienza della Ddr non condanni quella esperienza alla non esistenza»; che lo Stato tedesco unitario non imbocchi la strada di una unilaterale assimilazione politica, economica e culturale delle I province orientali. Il libro fornisce una minu- j ziosa, dettagliata documentazione delle vicende degli ultimi | anni. A livello informativo è | quanto c'è di meglio oggi in I Italia. E non disturbano le cri- I tiche puntigliose che Collotti riserva al gruppo dirigente tedesco-occidentale, in particolare al cancelliere Kohl, per la sua frettolosa, spregiudicata anche se efficace azione di liquidazione politica ed economica della Ddr. Ma neppure Collotti riesce a spiegare perché nella Ddr in rivolta non sia emerso alcun gruppo politico in grado di creare alternative alla riunificazione immediata. Quando ancora, ai primi del 1990, l'Europa comunitaria e l'Urss erano dispostissime a sostenere qualunque forza democratica capace di mantenere una qualche autonomia alla Ddr. Ma il «popolo» della Ddr ha travolto ogni ipotesi autonomista o gradualista. Le promesse demagogiche di Kohl non spiegano tutto. Hanno funzionato perché era già in atto un processo di delegittimazione interna, che aveva radici profonde. Il resto lo ha fatto la scoperta del sistema di delazioni e intimidazioni, organizzato dalla Stasi, con la connivenza di milioni di cittadini. Questa esperienza terribile non può non gettare una sinistra luce retrospettiva anche su molti episodi del ventennio precedente. Torniamo così agli interrogativi iniziali. Davvero possiamo limitarci a dire che tutti i guasti della Ddr sono nati dalla progressiva burocratizzazione e sclerosi dell'apparato di partito sotto Honecker? Di contro ad una società civile recettiva di innovazioni? Ci sono davvero state nella storia della Ddr chances mancate di autoriforma? Davvero il gorbaciovismo, contrastato fino all'ultimo dal gruppo dirigente della Ddr, era l'ultima opportunità di autoriforma? Davvero dobbiamo prendere sul serio i pastori, i letterati, i drammaturghi o i pochi coraggiosi dissidenti politici che ancora nelle ultime settimane gridavano la loro fede nel socialismo democratico? Dico «prendere sul serio» come forza politica, non come testimonianza etica. In realtà, davanti al disvelamento della miseria, non solo economica, della ex-Ddr, si conferma il dubbio retrospettivo che essa non si sia mai liberata dal suo vizio d'origine di costruzione coatta e artificiosa, dipendente dal sistema di potenza e di difesa sovietico. Nel corso degli anni ha certamente mutato volto, grazie allo sforzo sincero di molti suoi cittadini che vi hanno cercato la loro «patria socialista», in base all'assioma che l'unico antifascismo coerente fosse l'anticapitalismo incarnato in uno Stato socialista. Ma questo assioma si è rivelato falso. E i cittadini della Ddr lo hanno abbandonato di colpo, insieme con la sua costruzione statale anche a prezzo di un nuovo estraniamento dalla propria storia. Gian Enrico Rusconi Enzo Collotti Dalle due Germanie alla Germania unita Einaudi, pp. 348. L. 36.000