EINAUDI Te lo dò io il cubo
EINAUDI Te lo dò io il cubo EINAUDI Te lo dò io il cubo TORINO "|TV AGAZZI, andate al ■ Eh Cubo. Sarete accorriH pagnati dalle parole mg di Hesse: «Un elenco di libri che sia ?ssoHPlfe. lutamente necessario ■4 aver letti e senza i H quali non si dà salute I H Jn^ cuitur&'non esi_ ^A/ste. Vi è invece per ogni uomo un notevole numero di libri nei quali proprio lui, quel singolo uomo, può trovare soddisfazione e godimento». Il «Cubo da leggere» è una idea Einaudi, con falegnami a Milano e volumi a Torino. S'incontreranno a settembre, in magazzino, poi, se richiesti, partiranno per l'Italia. L'idea del Cubo con i Centolibri del catalogo Einaudi, scelti fra gli oltre seimila titoli, è di Massimo Vitta Zeìtnan, consigliere delegato del Gruppo Electa. Ma l'estrazione, dal gran corpo dello Struzzo, di autori e opere è toccata a Roberto Cerati, l'ultimo dei sacerdoti di via Biancamano, sopravvissuto alle tante bufere della casa editrice. Operazione di marketing o operazione culturale? Giulio Einaudi la racconta, in una serata di pioggia, cercando, nei paraggi di piazza Solferino, un negozio d'antiquario. Dice che Vitta Zelman ha visto un bel mobile inglese, di mogano, e l'ha fatto copiare. Cerati suggerisce che ci deve essere di mezzo Silvio Berlusconi e le tivù, le famose promesse di pubblicizzare i libri Einaudi, che tanto fecero impen¬ sierire il povero Cases. Un Cubo di Libri Einaudi potrebbe diventare un bell'oggetto da reclamizzare, un dono che Mike Bongiorno o Funari o Scotti potrebbero offrire agli illustri ospiti delle loro trasmissioni. In un primo tempo la lista l'aveva stesa Einaudi. Lo ammette, seduto al ristorante, mentre importuna una cameriera con la richiesta di zucchini fritti, tagliati sottili come capelli d'angelo non unti. Poi gli è stata sottratta. Era troppo (fautore e soprattutto non teneva conto delle dimensioni del Cubo: saliva a centoventi titoli; spaziava, non tenendo conto dei costi, dai Millenni alla Storica. Einaudi non si è offeso, è passato ad una misteriosa lista di 600 top titoli del Catalogo, e ha mollato palla a Roberto Cerati. Il Cubo è fatto per i giovani. Anche per i «giovani di ritorno», quelli che non hanno mai letto, quelli che vogliono trovare nel catalogo Einaudi un punto di riferimento. Il Cubo è un tracciato, un reticolo aperto, letture che portano ad altre letture. . Il cubo delle letture incrociate, per parafrasare un titolo di Calvino. Che libro c'è di Calvino? Domanda inopportuna e silenzio a tavola sugli zucchini fritti di Einaudi e i rapanelli in fin di stagione, prediletti da Cerati. Calvino non c'è, «è un autore che un contratto capestro ha cancellato dal catalogo Einaudi». Ma le sinergie Mondadori-Berlusconi con Electa Einaudi? Domanda ignorata. Cerati spiega di aver fatto una scelta lineare. Di esser partito da collane economiche, dagli «Struzzi» e dagli «Sts» (Scrittori tradotti da scrittori), titoli e autori che aveva in casa, Borges, Fenoglio, Gadda, Levi, Ginzburg. Una scelta sicura, di base, senza riferimenti alla tanto discussa «Biblioteca Giovani», varata nel '75 con 5 scatoloni di 10 titoli ognuno, più pedagogica, e che vendette 250 mila volumi. Il costo deXCuboJì^uU^.rrdlioni di lire, mobiletto incluso. Einaudi aggiunge che ci si potrà, volendo, appoggiare sopra il telefono. O, magari, il televisore. Si potrà comprare anche a rate, con piccole settantamila al mese. Finita la cena e presa la lista, la curiosità va alla composizione della squadra dei cento, al «gioco» del perché questo e del perché quello, del chi c'è e chi non c'è. E più specifico e gustoso se si può fare con un grande esperto di tascabili, come è Oreste del Buono, fino a poco tempo fa, diciamo fino alla pubblicazione delle «Formiche» di Gino & Michele, curatore r la Einaudi proprio dei tascaili. Signor Del Buono, come le pare? «La prima impressione è di disordine. Non vedo Anderson, Sherwood. Già, pescano negli Struzzi. Bene, c'è Dostoevskij con Delitto e castigo e I fratelli Karamazov, ma importante sarebbe stato mettere Demoni. C'è Fenoglio con TI partigiano ma è pericoloso. Quale redazione danno? Mondo o Corti? C'è, bene, Gadda con La cognizione, maj^guella iperfUologica. Danno Primo Levi con I sommersi e i salvati, libro cupo. Inspiegabile die non ci sia Se questo è un uomo. Capisco che prendano dagli "Struzzi", ma non dimentichiamo che il catalogo Einaudi è il migliore, dove cè solo l'imbarazzo della scelta. Come si fa a dare di Pavese Vita attraverso le lettere e nessuna opera dello scrittore? Di Stevenson scelgono Emigrante e non il Dottor Jékyll, tradotto da Frutterò e Lucentini. E' una scelta fatta a membro di segugio. Continuo?». Vada, Del Buono. «Giro di vite, per James è scelta troppo particolare. Ci voleva Ritratto di signora. Non c'è Nievo, non c'è Manzoni, ma una biografia su. Come si fa a non dare Ipromessi sposi? C'è Urisveglio di Chopin, è cosi importante? Di Tolstoj danno due libri, ma uno, i Quattro romanzi, è un antipasto, meglio Resurrezione. E di Mann? Morte a Venezia, è un criterio piccolo, come dare una sceneggiatura da film. Non c'è un Alpino, scrittore che più passa il tempo e più acquista valore. Non ci sono i Buddenbrook. Manca un libro come Lontano da dove di Claudio Magris. Non c'è Melville. Non capisco il criterio, certo è tutto molto spoliticizzato. E poi ci saranno problemi di contratti. Anche se il vero problema è quello delle traduzioni, in alcuni casi molto invecchiate». Sarà una buona operazione di marketing? Nico Orango' 18 dello elgono Jékyll, entini. bro di a, Del ames è Ci voon c'è ma una a non è Urimpore libri, i, è un zione. ezia, è e dare m. Non he più sta vabrook. ntano s. Non l critepolitirobleil vero traduinvec Sarà buona ne di ng? rango' le, curatore HM, Nico Orango2, k In alto: FMiaudi (a sinistra) e Del Buono (a destra) A sinistra: Pavese, a destra: Arpino
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