Bontempi, uno sprint di 5 km

Bontempi, uno sprint di 5 km L'italiano stacca i compagni di ruga e vince di forza la quinta tappa del Tour Bontempi, uno sprint di 5 km Indurato cade ma recupera alla svelta Bene Bugno, Chiappucci resta in attesa WASQUEHAL DAL NOSTRO INVIATO Guido Bontempi da Gussago vince la quinta tappa del Tour. E' arrivato a cinque chilometri dal traguardo pedalando a una media di quarantotto all'ora, e mica è soddisfatto. Ha con sé nove compagni di fuga tra i quali spiccano, per egregie doti di velocisti, il francese Jalabert e il tedesco Ludwig. Bontempi è stato un monarca dello sprint ma, col passare degli anni, gli si è qua e là appannato lo smalto,' è diventato un'autoblindo da pianura. Il riposo ideale del trentaduenne Bontempi è lavorare il doppio. Ha sgobbato nella cronometro a squadra di Libourne., ritiene doveroso aggiungere a quella fatica uno straordinario a raffica di 196 chilometri. Si guarda intorno e dice: io, a miei tempi, due tipi come Jalabert e Ludwig li riducevo, allo striscione, in polpette. Adesso ho dei dubbi, quindi per evitare equivoci prendo e me ne vado. Se ne va, Bontempi e, nello sforzo, la punta del poderoso mento quasi gli tocca la punta del poderoso naso, creando un opportuno supplemento di aerodinamicità. Accoppa e interra, ciclisticamente, gli avversari. In cinque chilometri li distanzia di 30 secondi addirittura. Al cospetto dell'arrivo, tira su la lampo della maglia, perché si veda bene la scritta Carrara intorno al collo. Scende di bici e fa le sue dichiarazioni in francese, è un veterano del Tour, vinse tre tappe nell'86, il prologo nell'88 e a Limoges nel '90. Insomma, Guidò. Tra i dieci dell'avanguardia ci sono anche il canadese Bauer e il tedesco Heppner che, grazie all'avanzata, scavalcano in classifica Bugno e Chiappucci i quali, imitati da Indurain, hanno espresso un sincero disinteresse. Indurain è caduto a una ventina di chilometri dallo stop. La sua squadra lo ha raccolto e ricollocato nel gruppo dimostrando al capitano che' sulle brevissime distanze riesce a pareggiare in compattezza la Gatorade e la Carrara. Fatti i complimenti a Bontempi e rifatte le congratulazioni alle squadre di Chiappucci e di Bugno per l'impresa di Libourne, consigliamo adesso di moderare gli entusiasmi. Tenendo innanzi tutto presente che a Libourne non è stato battuto Indurain ma «Indurain e il suo squinternato complesso». A Lussemburgo lunedì prossimo Miguel pedalerà da solo. Il navarro, si sa, tiene al posto del cuore una ruota lenticolare. Su Bugno è consentito puntare. Sta talmente bene da poter reggere l'urto. Sta benissimo anche Chiappucci ma, in una cronometro per corridori non accompagnati, non vale né In- durain né il campione del mondo. Ne consegue che Chiappucci è, dei tre, quello cui urge il compito di tagliare la corda. Se resta nei pressi della coppia dominante è fritto: ammesso che riesca a staccare Indurain sulle Alpi (non è facile e si è visto al Giro), gli resterà sempre Bugno sul groppone. Il Tour, l'aria del Tour, genera fantasticherie. Un mucchietto di scintille assume le proporzioni di un falò. Un suiveur collocato a scrivere le sue cronache sotto una tenda arroventata dal sole (il sole si esibisce, di tanto in tanto, anche al Nord della Francia) esclama estasiato: ah, che meraviglia, che for¬ tuna, liquefarsi al Tour! Bene, prendiamo LeMond. Al cereo americano, sulle esili salite della prima e della seconda tappa, si sono un po' sgonfiati i tubolari. Essendosi permesso, al Tour, quella battuta d'arresto, si è subito sentito rifilare la qualifica di aspirante al disastro. Guardate la classifica. LeMond è a 22" da Indurain e a 49" da Bugno. Per così poco, che fa, si suicida? Sorprese del Tour. Indurain dichiara che è un peccato doversi battere contro una persona garbata come Bugno. «Bugno ed io», dice, «siamo fratelli». In corsa non di rado si avvicinano e parlano. Di che? Sca¬ lando lunedì scorso il Marie Blanque (una scalata, dunque, da colloqui), Bugno si accosta all'avversario e gli rivela: «Capisci, caro Miguelon, che razza di vita è la mia? Devo per forza vincere il Tour, sennò in Italia mi affettano come un salame, mi tolgono le chiavi del portone». E Indurain: «Caro Juanito, io almeno ho già vinto il Giro». Capito, il navarro? Chiama Bugno Giovannino, gli sparge addosso il miele della sua amicizia e poi gli ricorda, qualora se ne fosse dimenticato, che ha a che fare con il padrone -della maglia rosa. Gianni Ranieri Bontempi sul traguardo a braccia alzate: Il suo è stato il primo successo italiano in questo Tour

Luoghi citati: Francia, Gussago, Italia, Lussemburgo