L'Efim verso lo smembramento
L'Efim verso lo smembramento Le ipotesi: attività industriali all'Iti, Siv ai privati, alluminio secondario a Pechiney L'Efim verso lo smembramento Guarino studia un piano per sciogliere l'ente ROMA. Un commissario liquidatore ancora da individuare ma di alto prestigio individuale; lo scorporo delle attività industriali nel settore dell'alluminio primario con il loro conferimento ad un nuovo ente pubblico metallurgico da costituire; la vendita delle attività industrali nell'alluminio «secondario» ad un colosso straniero, probabilmente la francese Pechiney; il passaggio delle attività industriali sane, anche se indebitate - come l'Oto Melare, la Breda e l'Agusta - alla Fiumeccanìca; privatizzazione della Siv. E' questo il «canovaccio» industriale allo studio del ministro dell'Industria e delle Partecipazioni statali Giuseppe Guarino per la soluzione del «caso E firn», un caso finanziario ormai ingestibile che il governo Amato ha la necessità di risolvere al più presto. Secondo indiscrezioni attendibili il risanamento finanziario delle attività industriali dell'ente commissariato potrebbe essere tentato attraverso l'emissione di titoli del Tesoro decennali collegati a warrant per la sottoscrizione di azioni delle società industriali sane. Fin qui le «voci» che da qualche giorno animano i corridoi dell'ex dicastero per le Partecipazioni statali. Alcune di queste ipotesi nascono anche dal buon senso: la Siai Marchetti, ad esempio, potrebbe confluire con l'Alenia dopo il recente scorporo dall'Agusta che a sua volta - essendo gestionalmente in equilibrio potrebbe finire nell'orbita IriFinmeccamca se ripulita dagli oneri finanziari. Un'altra «attrazione fatale» sarebbe quella tra Breda e Ansaldo Trasporti, mentre per l'acquisizione della Siv esiste da anni un'«ipoteca», ed una partecipazione di minoranza, da parte del gruppo Varasi. Eppure sono tutte ipotesi da prendere ancora con le molle perché i risvolti politici della vicenda sono tanti e pesanti. E' di ieri, ad esempio, la richiesta del democristiano Faraguti al ministro Guarino per «un piano organico industriale, e non tanto una soluzione amministrativa». Secondo il responsabile economico del pli, Riccardo Paterno, il problema dell'Efim è indubbiamente serio, ma «il solo ipotizzare di scaricare sui contribuenti o sui complessi industriali sani il peso dell'alluminio è assolutamente inimmaginabile, e quindi o il settore viene chiuso o, più opportunamente, viene ceduto sul merca- to internazionale dove esistono concrete possibilità di collocazione». I repubblicani, invece, chiedono lo scioglimento immediato dell'ente. Nel frattempo le banche straniere operanti in Italia temono che il caso E firn divenga una «Federconsorzi-bis». Sono esposte complessivamente verso l'ente - come ha ricordato ieri il segretario generale della loro associazione Guido Rosa per 3 o 4 mila miliardi. Un eventuale crac sarebbe visto all'estero come un'insolvenza dello stesso Stato italiano». Ir. e.l II presidente dell'Efim Gaetano Mancini
Persone citate: Ansaldo Trasporti, Faraguti, Gaetano Mancini, Giuseppe Guarino, Guido Rosa, Riccardo Paterno
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