Borghini: cambiamo Milano e in primavera si va al voto di Ugo Bertone

Borghini: cambiamo Milano e in primavera si va al voto Borghini: cambiamo Milano e in primavera si va al voto MILANO. «Caro Piero, complimenti, ce l'hai fatta. Ed è una bella soddisfazione anche per me». La prima telefonata, ieri mattina, Piero Borghini, neo sindaco di Milano, l'ha ricevuta da Giuliano Amato, presidente del Consiglio ed ex commissario del psi a Milano nel pieno della tempesta di Tangentopoli. Il successo, si sa, rigenera. E così Borghini Piero si è accontentato di poche ore di sonno dopo la sua grande notte. All'una, addirittura, ha trovato il tempo per fare un salto alla casa di Leila Curiel, sarta della Milano bene, e festeggiare (pubblico quasi solo femminile) il suo fresco trionfo. E, a giudicare dalla sofferenza di questi mesi, all'ombra di Tangentopoli, nella notte tra mercoledì e giovedì si è prodotto un risultato quasi insperato, per Borghini: alle due e sedici della notte di giovedì, dopo otto ore di dibattito, quarantott'ore prima del commissaria¬ mento del Comune di Milano, 42 consiglieri (su 80) hanno detto sì al Borghini bis. All'appello rispondono i partiti della vecchia coalizione, più Marco Parini, ex verde. «Sono d'accordo - spiega Borghini -, si poteva far di più e meglio. Speravo nei repubblicani e ci spero ancora. Non escludono, mi pare, di dare una mano alla città su singoli provvedimenti. E io ci spero molto». Ma quanto durerà questa giunta? Le opposizioni parlano di un governo a termine, magari destinato ad affondare a settembre. E chissà se dall'inchiesta sulle tangenti non verranno altre sorprese per palazzo Marino... «Io mi limito - dice Borghini - a rispondere così. Presto chiederò, assieme ai professor Tiziano Treu, uno degli esterni entrato in consiglio, un incontro ad Amato, Spadolini e Napolitano». Perché? «Perché noi abbiamo introdotto la clausola del- l'autodissolvenza. Ci siamo impegnati a far le elezioni quando ci sarà la riforma elettorale per i Comuni. E io voglio che noi, qui a Milano, facciamo lobby per accelerare la riforma. E' giusto che si voti, con nuove regole, in primavera. E, nel frattempo, vogliamo fare qualcosa di concreto per Milano». Cioè? «Treu lavorerà sulla riforma dello statuto, sulla separazione tra amministrazione e politica Guido Artom, al bilancio, affronterà con i suoi consulenti, dal professor Tramonti a Gavino Manca della Pirelli al professor Marco Vitale, il tema delle privatizzazioni. E non finisce qui». Che altro c'è? «Pensi al giudice Francesco Di Maggio. Sarà un mio consulente sul tema della droga, del riciclaggio, dell'impatto della delinquenza organizzata sulla nostra metropoli. No, non è un'operazione di vetrina, vogliamo affrontare, e risolvere, i nodi che si possono sciogliere, di qui alla primavera». Fin qui Borghini, prodigo di elogi per la de (che ha come vicesindaco Antonio Intiglietta) o il psi, il partito che ha sacrificato quasi tutti i suoi assessori per far spazio agli esterni, polemico con il pds. C'è spazio, in casa psi, per un briciolo di goliardia: Zaffra e Cova, socialisti di spicco a palazzo Marino, già chiedono l'Ambrogino d'oro per il cane (presunto) leghista accusato, probabilmente a torto, dell'aggressione a Rosellina Archinto. Ma Milano resta Tangente- poli, e il clima non è tanto allegro. Dal Consiglio di palazzo Marino, nella notte del voto, esplode l'ultima denuncia di Basilio Rizzo, il consigliere verde. «Mi risulta - dice - che il maggior gruppo finanziario di questa città, che manovra gli interessi di gruppi imprenditoriali quali la Fiat o il gruppo Ligresti, avrebbe assunto un colonnello dei carabinieri in pensione per fare indagini sul giudice Di Pietro». Perché? «Per trovare qualcosa per screditarlo - continua Rizzo -. Vedete, gli interessi forti vogliono che voi governiate per garantire ancora quello che gli avete garantito in tutti questi anni». Accuse forti, ma Di Pietro, a palazzo di Giustizia, se la cava con una risata mentre il procuratore capo Saverio Bonelli dice di non saperne nulla. Così come le parti chiamate, indirettamente, in causa. Ugo Bertone Milano, Antonio Intiglietta, democristiano, è stato eletto vicesindaco nella giunta guidata da Borghini, dopo una lunga maratona in consiglio comunale

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