«Non mi convince l'inchiesta mani pulite»

«Non mi convince l'inchiesta mani pulite» Visitato dai ladri anche lo studio di Bobo, aperte porte blindate e manomessi documenti «Non mi convince l'inchiesta mani pulite» Poi Craxi denuncia un raid notturno nel suo ufficio MILANO. Sono le sette dì sera quando alla Questura dì Milano si presenta Vincenza Tomaselli, segretaria di Bettino Craxi. Consegna due denunce: una firmata dal segretario del psi, l'altra da suo figlio Vittorio, detto Bobo. Il contenuto è pressoché analogo: i due Craxi segnalano strane incursioni, rispettivamente nell'ufficio di piazza Duomo e nella sede del club Turati, a Milano. Le denunce non sono certo destinate a rimanere segrete. Infatti proprio mentre la signora Tornaseli! è in Questura, le agenzie rilanciano un comunicato dell'ufficio stampa del psi. Che dice, ricalcando quasi alla lettera quanto è scrìtto sulla carta bollata: «Nella notte tra il 5 e il 6 luglio persone ignote si sono introdotti nell'ufficio dell'onorevole Craxi in piazza Duomo 19 a Milano. Gli ignoti hanno superato due porte blindate senza compiere scasso ed hanno rovistato e manomesso il contenuto di cassetti ed armadi dell'ufficio». Prima denuncia. Seconda denuncia: «Nella notte invece tra il 7 e l'8 egualmente persone ignote hanno compiuto una perquisizione con scasso negli uffici del segretario del club Turati di Milano, Vittorio Craxi». Su quest'ultimo fatto c'è qualche particolare in più, raccontato dallo stesso Bobo: «Le porte e le relative serrature erano integre. Invece i cassetti erano stati scassinati e rovistati. Anche la biblioteca a vetri è stata forzata. Però non è stato portato via nulla». Ma perché, visto che le intrusioni sono avvenute da qualche giorno (quella nell'ufficio di Bettino, nella notte tra domenica e lunedi),, la denuncia è stata presentata soltanto giovedì sera? Risponde Bobo Craxi: «Per quanto riguarda quella di mio padre io non ne so nulla. Per quanto riguarda la mia, la spiegazione è molto semplice: ho scoperto il fatto mercoledì nel primo pomeriggio e subito dopo cominciava il Consiglio comunale. Visto che non era stato rubato nulla ho ritenuto che un giorno di differenza non contasse, mentre era prioritario il mio impegno in Comune». Altra domanda, a cui però Bobo Craxi non può rispondere: c'è forse qualche rapporto tra la misteriosa intrusione nel suo ufficio e quanto il segretario psi ha dichiarato a Montecitorio? Piccolo passo indietro, alle due del pomeriggio. E' appena finito il dibattito che ha deciso l'autorizzazione a procedere contro i parlamentari inquisiti nell'inchiesta-tangenti. Craxi, avvicinato dai cronisti, dice: «Ho letto deposizioni di amministratori corrotti, rei confessi. Queste deposi¬ zioni contengono molte falsità». Ma poi aggiunge: «Emergono aspetti dell'inchiesta milanese che sono tutt'altro che convincenti». E non spiega di più. Sarà un caso, ma poco tempo fa, sempre nel pieno dell'inchiesta, era venuta fuori un'altra storia «strana», che riguardava la figlia di Craxi, Stefania, e il suo compagno: un furto, avvenuto in dicembre e corredato dal ritrovamento di pochi grammi di droga, secondo la denuncia un «ricordino» dei ladri. E di vicende «strane», di visite a domicilio o negli uffici di personaggi politici la cronaca è piena. Tanto che nel gennaio del '91 la commissione stragi volle ascoltare su questi argomenti il capo della polizia Vicenzo Parisi (a cui pure era stata rubata la pistola). Lui fornì un lungo elenco, che nuovi episodi hanno via via aggiornato. Ci sono deputati di vari partiti (il democristiano Mastella ha forse il record: quattro «visite»), ministri (Scotti, Martelli, Vizzini e Bernini, cui hanno portato via la «24 ore»), giornali, gruppi politici, commissioni parlamentari. Trovarono dei ladri anche nelle cantine della sede psi a Roma: dissero che miravano a una pellicceria... Susanna Marzolla Vittorio (Bobo) Craxi

Luoghi citati: Milano, Roma