Ora cresce la speranza di Vincenzo Tessandori

Ora cresce la speranza Ora cresce la speranza Sulla liberazione inquirenti cauti Nuove critiche alla missione Andò COSTA SMERALDA DAL NOSTRO INVIATO Arrivano, i soldati, per cercare Farouk, e la temperatura sale. E' stata sufficiente l'ombra di un sorriso sul volto diafano di Evelyne Marion Bleriot, la madre del piccolo ostaggio, all'uscita dall'asilo di Porto Cervo per provocare una ventata di ottimismo collettivo. Ma gli inquirenti sono cauti, del resto, da 176 giorni tentano inutilmente di risolvere questo sequestro, il più complicato, forse, fra i tanti consumati qui in Sardegna. Arrivano, i 4 mila soldati, e il generale Pasquale De Salvia, vice-comandante della regione militare, ha compiuto ieri un sopralluogo in Barbagia e nella provincia di Sassari dove verranno fatti i tredici campi. Ogni accampamento occuperà 50 ettari e ai sindaci, già preoccupati, è stato detto che saranno versati «equi indennizzi». I paesi presso i quali i ragazzi in grigioverde faranno tappa sono Buddusò e Bono, in provincia di Sassari, e, nel Nuorese, Gavoi, Mamoiada, Meana Sardo, Gadoni, Seulo, Oliena, Lula, Ussassai, Lanusei, Bitti e Fonni. Ma qual è lo stato d'animo dei barbaricini? Achille disponi, presidente della provincia di Nuoro, democristiano, ha garantito al generale di essere favorevole all'idea dei soldati e come lui la pensano anche i sindaci di Lanusei, Oliena e Meana Sardo. Non è molto, ma pur sempre qualcosa, tenuto conto che soprattutto in Barbagia c'è la tendenza a fare l'equazione: divisa uguale polizia, cioè «Baschi blu» del secondo battaglione celere di Padova. Ma forse si rivelerà un fatto positivo l'arrivo di alpini e paracadutisti. E il sostituto procuratore Carlo Lasperanza osserva: «In un territorio difficile come questo, una presenza organizzata e non omertosa come quella dei soldati potrebbe dare un buon contributo alle indagini. La sola vista di uomini in divisa è già un buon deterrente nei confronti dei malviventi». I sardisti hanno già protestato, e ad alta voce, per l'idea del ministro Salvo Andò, perché, secondo loro, l'arrivo delle truppe equivarrebbe a una vera e propria occupazione militare dell'isola. Del resto la simpatia per le divise, anche se indossate da ragazzi, appare piuttosto modesta in queste contrade. E forse anche per questo Mario Monni, sindaco di Orgosolo, che qualcuno chiama «la capitale del silenzio», afferma: «Questo ministro sta sognando. In quale pianeta vive? E' completamente fuori dalla realtà. Ha sbagliato mira, se manda l'esercito per debellare il banditismo. Ed è anche disinformato: tutti questi latitanti da catturare non ci sono più. No, non conosce i precedenti remoti e recenti che non hanno mai risolto nulla». Da qualche tempo a Orgosolo il Consiglio comunale si riunisce nella scuola media perché contro il municipio sono stati compiuti alcuni attentati al tritolo. Più possibilista Giovanni Chessa, primo cittadino di Orane: «Se l'invio dei reparti ha come obiettivo la liberazione di Farouk Kassam, e solo questo, lo si può anche accettare. Se, invece, la presenza dell'esercito diventerà continuativa, stanziale, noi ci dichiariamo contrari.' Diciamo no alla militarizzazione del territorio che non coincide necessariamente col suo controllo». Un campo, par certo, sarà organizzato nella campagna di Mamoiada. E il sindaco, Francesco Meloni, avverte: «Non è inviando l'esercito che si affronta il problema del banditismo. E', questa, un'idea addolcita rispetto a quella più radicale che prevedeva di bombardare col napalm la Barbagia. Visti i luoghi e la mentalità della gente, la presenza dell'esercito scatenerebbe reazioni inconsulte anche da parte di chi si sente onesto. Giusto affrontare il problema, ma dipende anche da noi, inutile negarlo. Non sempre l'emarginazione di cui ci sentiamo vittime è un alibi giusto. Servono infrastrutture legate alla cultura, circolazione di idee, di persone. La parola esercito infonde un senso di oppressione. Ci sarebbero grossi disagi e, per assurdo, i latitanti potrebbero usufruire di una maggiore copertura». Vincenzo Tessandori