Cossiga dai giudici a deporre su Gladio

Cossiga dai giudici a deporre su Gladio Sentito dal «tribunale dei ministri» Cossiga dai giudici a deporre su Gladio E' stato ascoltato per quattro ore L'ex presidente si era autodenunciato ROMA. Gladio è un argomento sepolto. Non per Francesco Cossiga, però, che ieri è stato interrogato quasi quattro ore dai giudici del «Tribunale dei ministri». Con una lettera ai giudici di Roma - che risale al 26 novembre scorso, nel momento in cui maggiormente infuriavano le polemiche - l'ex Presidente della Repubblica si autodenunciò di «cospirazione politica mediante associazione». Come si ricorderà, era questa l'ipotesi di reato attorno a cui indagava il giudice veneziano Febee Casson. E finirono sotto processo due alti ufficiali: l'ammiraglio Fulvio Martini, già capo del Sismi (servizi segreti militari) e il generale Paolo Inzerilli, l'ultimo responsabile di Gladio. Cossiga si infuriò e si prese ogni responsabilità. Scrisse: «Intendo assumere la responsabilità.... al fine di rendere anche giustizia a quegli uomini, misconosciuti e offesi dalla sentenza del giudice Casson, che agli ordini del governo legittimo hanno operato per la difesa della Patria». La posizione dei militari è stata archiviata, dopo una breve indagine di due sostituti procuratori romani e suggellata dal loro capo Ugo Giudlceandrea. Restò la lettera di Cossiga, invece, che Giudiceandrea aveva mandato per competenza al Tribunale dei ministri. Da quel momento, sono passati quasi otto mesi. E ieri finalmente i tre giu- dici hanno sentito l'ex Presidente. Il senatore a vita è arrivato a palazzo di giustizia alle 16,30 in punto. A bordo della sua auto, i due legali. Il terzetto ha seminato i giornalisti - tenuti a bada dai funzionari del tribunale - e si è iniziato il lungo interrogatorio. Sulle domande e le risposte di Cossiga c'è il riserbo assoluto. Alle 20 circa, la porta dell'ufficio si è riaperta e Francesco Cossiga si è avviato alla macchina che lo attendeva in cortile. Ai giornalisti e ai fotografi che lo attendevano - e lo chiamavano a gran voce: «Presidente!» l'ex inquilino del Quirinale ha riservato una sola battuta: «Io non sono il Presidente». Poi basta. Un sorriso e via. [fr. gii.] Francesco Cossiga

Luoghi citati: Roma