Milano, Borghini taglia il traguardo di Ugo Bertone

Milano, Borghini taglia il traguardo Nata la giunta, con la novità dei Verdi e l'indipendente voluto dalla democrazia cristiana Milano, Borghini taglia il traguardo Ancora polemiche sulle botte in piazza della Scala Fatti togliere il picchetto e la tenda della Lega MILANO. Nasce, dopo tante emozioni, la giunta di Milano. Borghini si presenta al voto, dopo gli scoppi leghisti, con grande serenità. Il suo programma promette privatizzazioni (almeno 500 miliardi in due anni) e, ma qui il sindaco ha annacquato le sue scelte, una politca della cultura «con il cntributo di fondazioni e soggetti privati». I vigili, senza tensioni, spazzano via le tenda della Lega, a mezzogiorno, e stessa sorte tocca all'iniziativa dei verdi. Botte, colpi di scena, cattiverie, non mancheranno. Ma stavolta, tutto avviene tra le mura del palazzo, senza complicità di leghisti in piazza o di cani, con o sènza guinzaglio. Il rituale di piazza Marino non ha complicazioni, in questo luglio battuto dalla pioggia, con gran spolvero di vigili urbani. Gli uomini (o le donne), quale squadra per il governo di Tangentopoli? La lista, presentata in aula da Borghini, non è così clamorosa: ci sono i de, (Intiglietta, Bulgarelli, De Carolis, Zola), due donne psi, la Daniela Ferré e Letizia Gilardelli. I rappresentanti dei partiti minori, da Prosperini (lega nuova) a Giuncaioli, Parini, Bernardelli. C'è la novità dei verdi, la conferma dei fiancheggiatori della giunta Borghini varata qualche mese fa, quando nessuno (o quasi) conosceva il nome di Mario Chiesa. Gli indipendenti? C'è Guido Artom, repubblicano di fede, industriale, borghiniano della priom'ora («Io - ci aveva detto mesi fa - non mi tiro indietro. Siamo andati in montagna ai tempi della guerra, siamo pronti a salire in collina»). C'è Tiziano Treu, voce nobile della storia del diritto del lavoro italiano. Manca la Rosellina, l'Archinto. Borghini l'ha voluta fino all'ultimo, doveva essere la donna della Cultura: il pri, pare, non ha dato garanzie sufficienti, lei non se l'è sentita. Al suo posto? La lista dei pensionati ha suggerito il nome di un ex magistrato: Ciro De Vincenzo, e Borghini ha detto sì. Ma c'è pure l'indipendente targato de. Il suo nome? Massimo Moretti, classe 1954, ragazzo d'oro. La professione? Amministratore dei «Frigoriferi milanesi», creatore del Forum di Milanofiori. «L'ho voluta io - spiega il consigliere Morazzoni- questa svolta. Ci vuole l'indipendente espresso dalla de. E a lui lascio volentieri un assessorato». Belle parole, Morazzoni: Ma lo sa che Moretti è genero di Carlo Cabassi? «Genero di Cabassi? sul serio?...» replica il Morazzoni. Che scoppi, che liti, che discussiuoni in terra di Tangentopoli. Tutto sembra ormai a punto per Borghini, alle cinque della sera. Poi... poi esplode una lite in casa de. Dalle ricostruzioni (sommarie) si capisce solo che Intiglietta, ciellino di stretta osservanza, commentava con grande dignità la rinuncia di Zola alla poltrona di vicesindaco in suo favore. Ci vuole grinta, sostengono allo scudo crociato, per affrontare la nuova giunta: occorre incalzare Borghini, fargli pesare ogni scelta, esser pronti a coglier le opportunità senza offrire troppa pubblicità al sindaco. Ci vuole un giovane e CI ne ha uno: Antonio Intiglietta. «Caro Zola - diceva l'Intiglietta - come faccio ad accettare la tua poltrona? Tu, uno dei miei amici più cari...». Esplode il De Carolis, vecchia volpe de. «Che racconti...Tu da mesi vai alla caccia di quella poltrona..». Pugni, schiaffi, rumori ben uditi fuori dalle aule de. Niente di figurato, proprio cazzotti veri che, dopo quanto è successo nelle ultime giornate, non impressionano nemmeno più di tanto. Come commenta Borruso, già impegnato nelle ultime settimane nella corsa alla poltrona di sin¬ daco, la tensione può giocar brutti scherzi. E votano i de, dopo tante brutte parole, all'unanimità la proposta Borruso su vicesindaco ed esterni. Tutto a posto? Chissà perchè, proprio Borruso non vota il programma. «Cosa volete - spiega - io ho cercato di allargare la maggioranza e non ce l'ho fatta. Ma non disperiamo...». «Scusate - interviene il consigliere Gravina, consigliere de dall'aspetto mite - io uno come De Carolis lo disprezzo, lo disprezzo fino in fondo. Avrebbe voluto un bagno di sangue, a spese della manifestazione del Leoncavallo, pur di farsi pubblicità». Si vogliono bene, si fa per dire, i de, e non è una novità. Nuova è la scelta di far spazio ad un esterno, il Moretti, atletico, pulito, ma vicino (costante di esterni e interni nella storia di Milano di tutti i partiti) ad un grosso gruppo edilizio. «Bella novità, mi piace. Un bel segnale ma della de non parlo più. Me ne hanno fatte troppe». Parla così, nei corridoi, il conte Radice Fossati, l'ammazza sindaci. E che farà stanotte, quando dovrà votare? Il conte fuma e non risponde. «Che vuole, non voglio più esser il numero 41...». Fuori dal gergo, il conte non vuol più presentasrsi come il voto decisivo per la maggioranza. Che farà poi? E chi lo sa? Tutti giocano alla grande politica, anche Caputo, assessore socialista in dissenso (e pur bastonato dai leghisti). «Parlerò male di questo programma - anticipa- e poi che devo fare? Voterò a favore..:». Ugo Bertone Il pri resta fuori Scoppia la rissa in casa de Volano insulti schiaffi e pugni,; A sin. Guido Artom. Di fianco il sindaco Borghini e Zola [foto lineapressj Di fianco il consigliere del pri Rosellina Vchinto A sinistra Umberto Bossi, leader della Lega Lombarda

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