Benetton smobilita il Calzaturificio

Benetton smobilita il Calzaturificio Dopo l'estate chiuderà la sede storica di Varese, ormai giudicata antieconomica Benetton smobilita il Calzaturificio AMontebelluna il «polo della scarpa» del gruppo MILANO. Addio Varese, addio Calzaturificio. Neppure i maghi Benetton ce l'hanno fatta: dieci anni dopo l'acquisto da parte dei «re del casual», il vecchio Calzaturifìcio di Varese (ribattezzato DiVarese e basta) chiuderà dopo l'estate la sede storica di viale Belforte. Per i 140 dipendenti si apre una difficile fase di trattative sul proprio futuro. Per uno dei più antichi marchi della calzatura italiana (creato nel 1870 dai Traili di Varese) comincia una nuova vita che nei progetti dei Benetton ha come preambolo il trasloco a Montebelluna, a due passi da Treviso, capitale dell'impero dei «re del casual». Finisce l'avventura varesina dei Benetton, nata male (con una lite con gli ex proprietari e con i piccoli azionisti) e mai del tutto decollata come avrebbero voluto Luciano e i suoi fratelli. Ma la scarpa, assicurano i Benetton, resta nelle strategie del gruppo. La chiusura di Varese, spiegano gli interessati, ha ragioni precise: l'impianto, precisano, «è ormai antieconomico». E poi i numeri, le quasi 200 mila paia di scarpe prodotte in un anno con il marchio DiVarese sono poca cosa rispetto alle ambizioni di un Luciano Benetton e fratelli. Ancora: le scarpe del Calzaturificio sono soprattutto scarpe classiche, belle, famose, ma ahimè costose nella produzione e inevitabilmente ridotte nei numeri di vendita visto che interessano una fascia medio alta di pubblico. E i Benetton, sempre più proiettati sui grandi numeri, sulle produzioni di ampia fascia, su standard mondiali, su modelli facilmente vendibili a New York come a Tokyo, a Roma come a Copenaghen, da tempo accarezzano l'idea di affiancare un grande polo calzaturiero agli ormai collaudati cavalli di battaglia del gruppo: a maglioni, jeans, giacche e pantaloni United colore. Triste, ma inesorabile l'epilogo. Il marketing e le strategie produttive hanno regole ferree e cosi, addio al vecchio Calzaturificio destinato, nei progetti, a sopravvivere solo nel marchio DiVarese. E largo, a Montebelluna, al novello polo della scarpa «made in Benetton» che oggi è ancora poca cosa: sui 2300 miliardi di fatturato globale del gruppo, un centinaio sì e no di miliardi. E cioè i 42 fatturati nel '91 dal DiVarese (con un utile di 1,6) più la sessantina del giro d'affari attuale delle calzature marchiate Sisley, Benetton, United colore: in tutto, per ora, qualcosa come 3 milioni di paia all'anno venduti. Ai quali, anche se dipendono formalmente da un'altra parrocchia (dalla finanziaria Edizione, la capogruppo della famiglia Benetton), vanno aggiunte le calzature sportive, da montagna, da sci, della Nordica e dell'Asolo. Ma i tre milioni di vendite, così assicurano gli uomini della Benetton, sono destinati a triplicare nel giro di un anno o due. Come? Nel solito modo Benetton, è chiaro: puntando sullo stile della casa, giovane, casual, su modelli colorati, stile tempo libero insomma e su accordi di commercializzazione in mezzo mondo, contratti di licenza, joint-venture. Mentre a Montebelluna, novella capitale della scarpa di Luciano e dei suoi fratelli, gli stilisti penseranno alle collezioni, in giro per il mondo le scarpe verranno prodotte là dove produrle costa meno: in Sud America, in Estremo Oriente secondo accordi in via di definizione. E poi, tempo un anno, massimo due, assicurano in casa Benetton, sarà possibile fare nella scarpa quello che è stato possibile fare per jeans e maglioni: riempire i negozi di scarpette colorate e via, sperando che il business si moltiplichi come ai tempi d'oro. [a. z.] DALLA MAGLIA ALLE SCARPE BENETT0N GROUP CALZATURE VARESE FATTURATO '90 FATTURATO '91 2.059 2.303 UTILI '90 133 UTILI '91 165 DATI IN MILIARDI DI LIRE Da sinistra i fratelli di Treviso Luciano e Gilberto Benetton

Persone citate: Benetton, Gilberto Benetton, Luciano Benetton, Sisley