Scuse e qualche yen per le schiave di guerra

Scuse e qualche yen per le schiave di guerra TOKYO Il governo annuncia: faremo qualcosa di concreto per dimostrare il nostro rimorso Scuse e qualche yen per le schiave di guerra Coreane costrette a prostituirsi ai soldati giapponesi tra il '41 e il '45 TOKYO NOSTRO SERVIZIO «Il governo giapponese intende fare qualcosa di concreto per dimostrare il proprio rimorso verso la sofferenza delle donne coreane costrette a prostituirsi per i soldati nipponici durante la seconda guerra mondiale»: il portavoce del governo di Tokyo ha aperto dopo mezzo secolo una nuova pagina in una delle vicende più dolorose e meno note del secondo conflitto mondiale. Una scomoda pagina di storia che il Giappone ha cercato fino ad a oggi di passare sotto silenzio. Un'indagine su questa tragica pagina dell'occupazione di quella che doveva diventare secondo i generali giapponesi «l'area di coprosperità asiatica» è stata condotta contemporaneamente dal governo di Tokyo e da quello di Seul. Lo scorso dicembre, è stata proprio la Corea del Sud a chiedere al Giappone una seria analisi del problema. Alcuni ricercatori sostengono che furono costrette a prostituirsi per i soldati giapponesi un totale fra le 100.000 e le 200.000 donne. La maggior parte delle sfortunate, provenivano dalla Corea, dalla Cina, da Taiwan e dall'Indonesia. Il caso è esploso quando a dicembre un gruppo di sudcoreani, fra cui molte ex «donne di conforto», hanno fatto ricorso alla Corte Distrettuale di Tokyo, chiedendo dei risarcimenti da parte del governo giapponese. Per questo sono arrivate a Tokyo richieste di indennizzo da parte di ex prostitute forzate, di molti Paesi dell'Asia, nonché dai rispettivi governi. A metà gennaio, il primo ministro Kiichi Miyaazawa si è poi recato in visita nella Corea del Sud, a Seul, dove su invito del primo ministro' sudcoreano Roh Tae Woo, ha ufficialmente chiesto scusa per il «trattamento ignobile» operato dall'esercito imperiale giapponese nei confronti delle donne di conforto. Questo «gesto formale», però, aveva lo scopo di mettere da parte la questione dei risarcimenti economici da parte del governo di Tokyo. A febbraio il portavoce Koichi Kato aveva infatti affermato: «Il Giappone ritiene chiuso il problema dei compensi alle donne costrette alla prostituzione, con l'accordo del 1965 sulle riparazioni di guerra che ha riaperto alla stabilizzazione delle relazioni con la Corea del Sud». Da quel momento sono arrivate a Tokyo alcune delle dirette interessate, ormai 70enni, che hanno raccontato come si erano svolti i fatti. Sim Mi Ja di 69 anni ha detto: «Non sono venuta per ottenere del denaro ma per rivelare che cosa ha fatto il Giappone durante la guerra. Dovevo "servire" dai 20 ai 30 soldati al giorno e più di 50 durante i fine settimana. Riuscite ad immaginare cosa può significare tutto ciò per una ragazza di 16 anni?». Ci sono anche testimonianze da parte di alcuni ex soldati dell'esercito imperiale giapponese. Seiji Yoshida, 78 anni, non riesce ancora a dimenticare quando ordinava ad uno dei molti «gruppi di lavoro» di separare i bambini ed i mariti dalle giovani donne che venivano fatte salire negli autocarri con destinazione «Bordello imperiale giapponese». Molte delle donne sono mor¬ te a causa di malattie veneree, altre sono state abbandonate quando l'esercito giapponese cominciò il ritiro. L'indagine, che raccoglie 127 documenti, dimostra che il governo giapponese è stato coinvolto direttamente nell'aprire e gestire i bordelli ed ha controllato il personale addetto al reclutamento delle donne. Per questo Koichi Kato sembra ha riconosciuto per la prima volta: «Il governo intende fare qualcosa di concreto per dimostrare il proprio rimorso verso la sofferenza di queste donne. Vorrei esprimere le più sincere scuse a tutte quelle donne che hanno subito violenze e umiliazioni, di qualsiasi nazionalità esse siano». I risultati di questa indagine governativa non potranno cancellare i fatti ma mostrano un nuovo «atteggiamento» da parte del governo giapponese. I libri di storia del paese, da ora in poi, parleranno più chiaramente di questi e di altri episodi, finora taciuti. Forse dovrebbero farlo anche gli altri. Fabiola Palmer)

Persone citate: Fabiola Palmer, Kiichi Miyaazawa, Koichi Kato, Seiji Yoshida