«Fanti francesi e italiani a Sarajevo»

«Fanti francesi e italiani a Sarajevo» Al vertice si delinea l'operazione Jugoslavia, Usa e Londra assicureranno la copertura aerea «Fanti francesi e italiani a Sarajevo» Presidieranno il corridoio per gli aiuti umanitari MONACO DAL NOSTRO INVIATO Francia e Italia sono candidate a garantire la copertura militare di terra che consenta l'istituzione di un corridoio di 125 chilometri tra la costa croata e Serajevo per l'invio di una quantità maggiore di generi di prima necessità alla popolazione della Bosnia. E' stato questo il tema di cui si è discusso di più, ieri, qui a Monaco, e di cui si continuerà a discutere nei prossimi giorni a Helsinki e in altre sedi internazionali. E' stato semplice liquidare l'aulico documento politico finale. Non ci sono stati problemi nel decidere di accordare a Boris Eltsin, che i Sette incontreranno oggi, una mora nel pagamento dei debiti finanziari che la Russia ha accumulato verso la comunità internazionale. Abbastanza tranquilla è stata la messa a punto del documento separato sulla Jugoslavia, che dà il via ai convogli umanitari, indurisce le sanzioni, con la chiusura dell'oleodotto dalla Romania, e minaccia la Serbia di un'azione militare. Ma il problema, emerso sulla Jugoslavia e rispuntato su quasi tutti gli altri temi affrontati dai Sette Grandi a Monaco, si chiama rapporti tra Stati Uniti e Europa, in particolare tra Stati Uniti e Francia. Qualcuno, commentando questo ver¬ tice teso e, almeno per ora poco produttivo, ha rilevato come la «guerra fredda», piuttosto che da «un nuovo ordine mondiale», sia stata sostituita da una specie di «pace fredda». La notizia di una candidatura di Francia e Italia alla protezione del corridoio di terra per i convogli umanitari in Bosnia è stata data ieri ufficialmente, da Jean Musitelli, portavoce del presidente francese Frangois Mitterrand. «In caso la consegna degli aiuti da parte dei convogli non possa essere condotta in porto o i convogli vengano attaccati - ha detto Musitelli - noi considereremo, sulla base di un mandato Onu, l'ipotesi di provvedere una scorta militare». «Non è una prospettiva immediata», ha precisato, riferendosi correttamente al documento dei Sette, che prevede innanzitutto la partenza dei convogli e poi l'istituzione di un corridoio protetto solo in caso di necessità. «Ma - ha aggiunto - dobbiamo essere pronti». La Farnesina non ha confermato, ma non ha neppure smentito. Anzi ha fatto sapere che «l'ipotesi verrà presa in considerazione solo e quando ci sarà chiesto». In realtà, la Francia, che ha assunto l'iniziativa e ha pensato all'Italia per l'indisponibilità degli inglesi a inviare truppe di terra e per l'impossibilità costituzio¬ nale a farlo da parte dei tedeschi, la richiesta l'ha avanzata. L'Italia deve mantenersi prudente, perché, innanzitutto, essendo un Paese confinante con la Jugoslavia, ci potrebbero essere obiezioni nei suoi confronti da parte degli organismi internazionali. E poi c'è un delicato problema con gli americani. Gli Stati Uniti non vogliono mandare proprie truppe di terra e, come ha detto l'altra notte Brent Scowcroft e ha ripetuto ieri James Baker, «ci sono un mucchio di Paesi interessati che possono provvedere a questo». Quindi nessun problema al riguardo. A ciascuno la sua parte: «Noi ci impegniamo a garantire la copertura aerea e navale», ha detto Baker. «Se sarà necessario faremo intervenire elicotteri da combattimento per proteggere i convogli», ha specificato Scowcroft. Ma in quale sede, una volta autorizzata dall'Onu, verrà varata e coordinata l'operazione? Musitelli ha anticipato che, venerdì prossimo, a Helsinki, il gruppo difesa dell'Unione Europea Occidentale «discuterà le opzioni pratiche riguardanti l'invio di truppe». Poco dopo, a polemico contrappunto, Baker ha precisato che «nei prossimi giorni ne discuterà la Nato, l'Ueo e l'Onu». Gli Stati Uniti non vogliono che tutto venga deciso a livello europeo, sia pure su mandato Onu, mentre la Nato verrebbe tagliata fuori, stabilendo un precedente importante, nonostante gli americani coprano militarmente l'operazione. Questo problema è riecheggiato anche nel dibattito sulla proposta francese di «una conferenza internazionale per la pace in Jugoslava». Quale dovrebbe essere il corpo della Conferenza? La dominante, secondo i francesi, dovrebbe essere europea. Così, sulla possibilità della conferenza Baker si è mostrato freddo: «Può esserci», ha detto. «Può o deve?», gli hanno chiesto. «Ho detto può». Quando hanno potuto, gli americani hanno restituito i colpi. E' stato raggiunto un accordo per la «ripulitura» del nucleare sovietico, ma il fondo sarà gestito dai 24 dell'Ocse, come volevano gli americani, e non dalla Banca Europea, come volevano i francesi. Poi Baker ha velatamente attribuito agli europei la responsabilità per «la delusione» del mancato accordo sul Gatt. Insomma un braccio di ferro sotto il tavolo quasi continuo su ogni tema, soprattutto tra Francia e Usa, con gli altri variamente collocati. Per cui si dice che, a Monaco, è nata «la dottrina Sinatra», dalla canzone «My Way». Ciascuno a suo modo. Paolo Passarmi Una fase degli scontri avvenuti a Monaco tra polizia e dimostranti [FOTOAP]