Eltsin si autoinvita al banchetto

VERTICE CHE GUARDA ALL'EST è già a Monaco e oggi si vedrà, nella riunione «ad hoc», subito dopo la conclusione formale del G7, il tipo preciso di accordo. Ma ormai è chiaro che non si ripeterà l'errore dell'anno scorso a Londra, quando un Gorbaciov allo stremo delle forze (anche se erroneamente convinto di essere ancora al comando) fu rimandato a casa a mani vuote. E seguì il golpe di agosto, che poteva rimettere indietro l'orologio della storia. Se questo non accadde, fu molto per merito di Eltsin, che ora ha chiuso col comunismo e ha un programma tormentoso ma non irrealistico di riconversione, però anche lui alle prese con nemici interni, di destra e di sinistra. Di qui Raccordo totale» dei Sette per farlo partire da Monaco «politicamente più forte di quando è arrivato». Oggi si conosceranno i dettagli, ma il segretario di Stato Baker ha già detto che si andrà incontro «in misura generosa» alla richiesta del lea- der russo di una moratoria sul drammatico debito estero. In aggiunta a un processo, certo graduale e condizionato, di finanziamenti, diretti e indiretti. Per il resto, Eltsin e la nuova Russia non potranno che aiutarsi da soli, inevitabilmente. D'altronde, i Sette di più non possono fare, vista la mole dei loro problemi economici. Sui quali c'è meno accordo di quanto non vi sia per quelli degli altri. Ma, anche su questo, un punto d'incontro, speriamo non solo verbale, è probabile. Nel segno ovvio della «ripresa», che ciascuno perseguirà in base alla situazione nazionale, ma tenendo d'occhio il quadro comune. E ci sono progressi sul «Gatt», cioè sulla maggiore libertà possibile degli scambi commerciali, specie agricoli, con un'intesa, pare, a chiudere entro l'anno. Concludendo, questi vertici sembrano sempre inutili, quando cominciano, poi qualcosa dicono. In realtà sono un punto di forza di un sistema aperto, fondato sulla discussione e sul confronto. Aldo Rizzo