Botte a Milano, nel nome della Lega di Ugo Bertone

Botte a Milano, nel nome della Lega Consiglieri inseguiti e picchiati dopo la seduta al Comune, ma gli uomini di Bossi negano Botte a Milano, nel nome della Lega Rosellina Archinto abbandona: mi ricordano i nazisti Inascoltato l'appello di Borghini, oggi forse la giunta MELANO. «A voi della Lega Nord faccio una richiesta precisa: liberate piazza della Scala. Ciascuno deve essere libero di passeggiare qui, nel cuore di Milano. E dichiarate pure illegittimo il nostro Consiglio, ma con il voto non con la violenza». Esplode in aula la rabbia di Fiero Borghini, sindaco di Milano. Doveva essere la giornata della nuova giunta, dell ultimo tentativo per evitare le elezioni anticipate. E' stata, invece, l'occasione per il processo alla Lega, per una serata di tranquillo squadrismo o attivismo militante all'ombra della Scala. L'auto di Borghini, all'una di notte, tra lunedi e martedì, è stata circondata dai militanti leghisti, con pietre e bastoni. Ma è stato solo l'epilogo, nemmeno cruento, di una nottata agitata, epilogo della prima, lunga seduta in Consiglio, finita tra spintoni, calci e qualche sputo. «Mi dimetto» inizia la lettera di Rosellina Archinto, editrice, indipendente eletta nel pri, candidata da molti alla poltrona di sindaco. Ha raggiunto a fatica, poco dopo mezzanotte, la sua auto posteggiata a pochi metri dal Comune. A inseguirla, alcune decine di leghisti. C'era la polizia, ma è stata a guardare. L'Archinto apre la portiera, e domanda: «Che volete da me?». Per risposta vola un calcio di una donna e spunta un cane ringhioso. E c'erano, nella piccola folla di piazza della Scala (80100 persone), consiglieri della Lega, tipo l'Elena Gazzola (e il marito, il deputato Negri), o il dottor Fiorentini, uomo di punta tra gli amministratori leghisti. «Capirai la tristezza - scrive l'Archinto a Borghini - di un cittadino prestato da poco alla politica che vede colleghi che siedono nella stessa assemblea usare metodi di tale violenza. Alla mente mi torna il momento in cui da bambina, per difendere una compagna di scuola ebrea, fui accerchiata da sconosciuti e mi fu aizzato contro da un ufficiale nazista un cane lupo: con la stessa violenza». E gli altri pri? Escono assieme all'Archinto da una pizzeria, nei pressi del Comune. Si rifugia subito in macchina De Angelis, se la vedono brutta Meani e Zorzoli. Per loro fortuna (e sua jella), compare Roberto Caputo, socialista, assessore allo Sport. Lo inseguono in ottanta e rimedia, prima di raggiungere l'auto, due bastonate (o bandierate) in testa, «Quelle - dice in Consiglio le ho smaltite con un forte mal di testa e molto ghiaccio. Ma quel clima vergognoso, quegli insulti no, cari colleghi della Lega, non li voglio smaltire». Il bollettino non si esaurisce qui. Sterpa, l'ex ministro liberale, rimedia sputi. Borruso, de, viene inseguito. E ieri pomeriggio Un cittadino (finanziere in borghese) rimedia un cazzotto per aver rifiutato un volantino. E lui, il traditore? L'assessore Pier Gianni Prosperini, ex leghi¬ sta, spacca con furia una sedia nel cortile del Comune. E' un omaggio leghista. Sopra c'è una scritta: «Ecco la cadrega del Prosperini». «Prendete - dice l'assessore ai vigili - è legna cattiva, come tutto quel che tocca Bossi». Squadrismo? Dissenso? La Lega rifiuta con rabbia il processo dell'aula. «Mi trovavo in piazza della Scala e stavo seguendo, con altri della Lega, Borruso dice la consigliere Gazzola - e ho visto l'Archinto arrivare in macchina da piazza San Fedele. E' stata lei a fermarsi, l'ho vista scendere». I repubblicani gridano «vergognati!», i de si levano in piedi, 1 avvocato Elena Gazzola continua. «E' lei - dice all'Archinto - che si è fermata e ha usato, tra l'altro, parole pesanti. C'era una signora, mai vista in Lega, che dal pomeriggio manifestava e un cane tranquillo». «Mi risulta aveva detto poco prima il capogruppo della Lega, Ronchi - che 3 cane fosse al guinzaglio...». «E Caputo - chiude la Gazzola - è arrivato alla macchina scortato dai vigili. Io bandierate in testa non ne ho viste». «Scusate - replica Borghini ma da voi non mi aspettavo solo una cronaca. Chiedevo e chiedo un giudizio politico». E il giudizio politico arriva da un comunicato firmato dal segretario provinciale della Lega, Luigi Negri. «E' in atto - si legge - un gravissimo tentativo da parte dei consiglieri della maggioranza di mtimidire, attraverso mezzi pretestuosi, la protesta della Lega Nord e di tutta la città». Gli incidenti? «Sono stati gli stessi consiglieri - replica la Lega scesi dalle loro auto a minacciare i militanti leghisti, tanto che per bloccare la signora Archinto è dovuta intervenire la polizia». La Lega, ormai partito di maggioranza relativa a Milano, non arretra. La tenda, almeno per ora, resta in Piazza (e tutti i giorni scatta una multa da 600 mila lire). Il pri? Ha chiesto l'intervento del prefetto, sostiene, in pubblico, che il giudizio sul tentativo di Borghini non cambia: «Ma - dice Meani in Consiglio - non ci nascondiamo che di fronte a un clima del genere lo scioglimento del Consiglio di Milano sarebbe una iattura». Borghini ascolta e raccoglie. Oggi, incidenti permettendo, giocherà le sue carte: 5 assessori de, 2 (donne) socialisti, 4 di altri partiti che sostengono la giunta più 5 esterni. Ci sarà Guido Artom, ci sarà Tiziano Treu. C'è sempre posto per la Archinto alla Cultura, dice Borghini. Ugo Bertone Nella foto grande Piero Borghini. Sopra il senatore Gianfranco Miglio e sotto a sinistra Rosellina Archinto che si è dimessa dal Consiglio

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