Monza, in carcere l'ex sindaco donna

Monza, in carcere l'ex sindaco donna Monza, in carcere l'ex sindaco donna Suicida psi scrisse a Di Pietro: restituisco 400 milioni MILANO. Adesso c'è anche una' donna in carcere per le tangenti. Rosella Panzeri, democristiana, ex sindaco (e attualmente consigliere comunale) di Monza è stata infatti arrestata sotto l'accusa di concorso in concussione. Ed è stata una ben misera cifra, 20 milioni, a metterla nei guai: soldi che lei stessa, per difendersi, dice di aver poi devoluto in beneficenza. Più consistente la somma che avrebbe ricevuto il socialista Raffaele Politane, membro del consiglio direttivo del Consorzio per l'edilizia popolare (Cimep): 100 milioni. Per questa tangente è stato anche lui colpito da mandato di cattura, ma si è reso latitante. Politane non è nuovo a inchieste giudiziarie: nell'ambito deU'mdagine sull'edilizia privata a Milano (le tangenti che ruotavano attorno all'agenzia di Sergio Sommazzi) aveva infatti ricevuto un avviso di garanzia. Tutto era avvenuto mentre lui, già funzionario comunale, era il segretario personale dell'ex sindaco di Milano, Paolo, Pillitteri. La vicenda che ha portato ai mandati di cattura contro Politane e l'ex sindaco Panzeri ri¬ guarda la ristrutturazione del centro storico di Monza. In particolare l'area dell'ex cappellificio Cambiaghi dove si sarebbero dovuti costruire circa 60 mila metri cubi di edilizia residenziale e commerciale. L'imprenditore Gian Mario Ongaro, titolare con la famiglia della «Edilcentro», proprietaria dell'area, ha raccontato agli inquirenti di aver pagato in tangenti 525 milioni tra l'86 e il '90. Accuse confermate anche da Filippo Api- cella, ex segretario all'urbanistica (de) già arrestato (e poi rilasciato in quanto «pentito»). L'arresto di Rosella Panzeri, che per un soffio il 5 aprile non è stata eletta alla Camera, è un nuovo duro colpo alla de lombarda, il cui commissario straordinario Guido Bodrato ha lanciato ieri un appello a tutti i consiglieri regionali inquisiti: «Dimettetevi». Se a Monza si arresta, a Milano si prosegue negli interrogatori, e nelle indiscrezioni. Si è conosciuta, ad esempio, la lettera che Renato Amorese, il segretario socialista di Lodi che si è suicidato, ha scritto a Di Pietro: «Riconosco di aver sbagliato. Riconosco la sensibilità con cui mi ha trattato... Ho dato mandato al mio legale di rimettere nelle mani della giustizia quanto è rimasto nelle mie». E cioè un libretto al portatore con 400 milioni: l'ultima tranche di una tangente da due miliardi e 200 milioni che la società Siemens, di cui Amorese era consulente, aveva pagato alla Metropolitana. Il libretto era conservato in una cassetta di sicurezza che il tribunale di Lodi ha autorizzato ad aprire. Di questa tangente e del ruolo di Amorese parla anche il Tribunale della libertà nella sentenza con cui ha respinto la richiesta di scarcerazione per Claudio Dini, psi, ex presidente della Mm. Secondo il tribunale deve restare in carcere perché «esiste un evidente pericolo di mquinamento delle prove», giacché è inserito in un «sistema» in cui la tangente è «pratica quotidiana». Non solo: il tribunale non esita a descrivere l'esistenza di un «accordo associativo che potrà rivestire o meno (lo valuterà il pm) i caratteri dell'associazione per delinquere ma che è comunque segno indiscutibile di un malaffare radicato». Davvero, come scrive il tribunale, «ai territori non più controllati dallo Stato bisogna aggiungere la già civilissima Milano»? Da oggi se ne parlerà a Roma: comincia infatti alla Camera il dibattito sull'autorizzazione a procedere per i cinque parlamentari inquisiti (Tognoli, Pillitteri, Massari, Del Pennino e Cervetti). Susanna Marzolla Rosella Panzeri