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Attentato in Calabria Attentato in Calabria // racket fa saltare in aria l'aereo di una compagnia privata REGGIO CALABRIA. Nel suo ufficio, Antonio Catizzone non fa nulla per nascondere l'ira: «Non so proprio spiegarmi questa angheria, che colpisce un gruppo di giovani imprenditori calabresi la cui sola volontà è quella di poter lavorare, in questa Calabria che comunque resta bellissima». Catizzone è il vicepresidente della Alimediterranea, la società proprietaria dell'aeroplano fatto saltare ieri mattina su una delle piste dell'aeroporto di Reggio Calabria da manovali della «industria della tangente» che questa volta ha voluto mirare in alto infliggendo, in un sol colpo, danni per oltre due miliardi di lire. L'attentato è stato spettacolare, ma chi lo ha messo a segno ha avuto certo strada facile. La sorveglianza nell'aeroporto dello Stretto è pressoché inesistente nelle ore in cui non c'è traffico. Questo perché carabinieri e polizia esercitano controlli solo nell'imminenza di decolli e subito dopo gli attcrraggi. Per il resto l'aeroporto e le sue piste sono fa¬ cilmente raggiungibili, da chiunque, magari come è accaduto ieri notte da chi è armato di un ordigno esplosivo. Gli artificieri dei carabinieri hanno accertato che per far saltare il «Gaf Nomad» è stato usato un chilo di polvere nera il cui innesco era costituito da una bombola di gas liquido. Le due sostanze, mischiandosi, hanno causato un'esplosione violentissima che ha sventrato la carlinga dell'aereo causando un incendio che si è subito propagato ai serbatoi. Il se pur poco carburante che vi era ancora contenuto incendiandosi ha fatto il resto. L'aereo era stato acquistato nel 1989, quando l'Ahmediterranea aveva ottenuto i primi finanziamenti dalla legge sull'imprenditoria giovanile. Catizzone ha ammesso di avere ricevuto richieste estorsive. La carcassa del «Nomad» è ancora sulla pista, quasi un monumento alla voglia di cambiamento che ancora, nonostante tutto, anima qualcuno in Calabria. [d. mi.]