Bagutta e Florian alleanza anti-sfratto

Bagutta e Florian alleanza anti-sfratto I locali storici: la burocrazia ci uccide Bagutta e Florian alleanza anti-sfratto RAMALFI AFFICHE di sfratti su ristoranti, alberghi e caffè che hanno legato il loro —I nome alla storia dell'arte, della letteratura e della politica. Dal «Bagutta» di Milano al «Caffè Greco» di Roma, al «Cappuccini Convento» di Amalfi e al «Caruso» di Ravello. Difficoltà di rapporti con i proprietari, con la burocrazia statale e con gli enti locali si intrecciano a mire speculative. E' fortissima la pressione di società immobiliari che mirano a trasformare antiche dimore in complessi di minialloggi. Avanzano boutiques, Me Donald's e jeanserie. A Firenze il famoso «Doney» di via Tornabuoni è scomparso per far posto a un negozio di scarpe. Al «Bagutta» dovrebbe succedere una «boutique nautica» con tanti saluti al premio letterario, alle memorie e testimonianze di scrittori e pittori. Tra i locali storici che lanciano appelli e chiedono tutela sono anche il «Florian» di Venezia, il «San Domenico» di Taormina, quattro celebri caffè torinesi, il ristorante «Ranieri» di Roma e la fiaschetteria «Da Beltramme» (da generazioni ritrovo di intellettuali è sotto sfratto da anni). L'«Aragno» è ormai un ricordo del passato. Il «Gambrinus» di Napoli è diviso in due parti, una per vendita di scarpe. Il «Tram di Lodi», vecchia stazioncina in cui Carducci correggeva i compiti, è stato raso al suolo. Ogni nuovo colpo cancella decenni, secoli di memorie. «La serata sulla terrazza dell'Hotel dei Cappuccini ha rasserenato Richard» scriveva nel 1880, da Amalfi, Cosima Wagner. Per oltre un secolo questo è stato un tempio dell'ospitalità italiana, luogo mitico per il viaggiatore in cerca di quiete e bellezza; sulla terrazza, sovrastata da rocce a picco sul porticciolo di Amalfi, scrissero poeti dell'800 e del nostro tempo, da Longfellow a Quasimodo. Il «Bianco convento» descritto e disegnato da John Ruskin, appartiene al Comune ed è gestito da tre generazioni dalla famiglia di Alfredo Aielli, attuale titolare. Ora il Comune intima lo sfratto, senza rispondere alle offerte di adeguamento dell'affitto e di grassi investimenti per migliorie. Altra intimazione di sfratto all'Albergo «Caruso» di Ravello. Gore Vidal, vissuto sulla Costiera per decenni, ha subito spedito un messaggio di solidarietà, evocando i fantasmi di scrittori e musicisti che vi ebbero dimora. Albergo minuscolo (26 camere) con uno straordinario giardino affacciato sul golfo, frequentato da re e artisti, il «Caruso» è poco lontano dalla leggendaria Villa Rufolo in cui Wagner compose il Parsifal e dalla Villa Episcopio in cui vissero dal 1944 Vittorio Emaniele III e la regina Elena. Anche in questo caso nessuna risposta da parte dei proprietari alla famiglia Caruso che gestisce l'albergo conservando l'edificio storico e il giardino. Le preoccupazioni per la sorte dei locali storici hanno motivato il convegno, indetto ad Amalfi e Ravello dall'Associazione Culturale che ne riunisce 139, severa- mente selezionati (presidente è Giuseppe Nardini, della Grapperia di Bassano), coordinato da Daniela Vedaldi del «Caffè Florian» di Venezia. Ne è venuto un quadro minaccioso per il buon nome del turismo in Italia e per la sopravvivenza stessa di decine di celebri alberghi, ristoranti, caffè, che costituiscono un patrimonio culturale legato alla nostra tradizione di ospitalità non necessariamente lussuosa e costosa come nei casi di un «Danieli» a Venezia o di un «Villa Igiea» a Palermo (il palazzo liberty dei Florio divenuto hotel nel 1905 per emulare il «Negresco» di Nizza: anche qui si parla di sfratto). Il caffè «Giubbe Rosse» a Firenze, il «Baratti e Milano» a Torino, le pasticcerie «Romanengo» e_«Klainguti» a Genova, l'antica «Bottega del vino» a Verona, il «Pedrocchi» a Padova, vanno difesi per una questione di civiltà, come parti di una eredità che si rinnova. Non si tratta solo di conservare cimeli di un mondo che non può rivivere, di elenchi di ospiti dorati e di divi, dal Kaiser allo Zar Nicola II, a Giorgio V, a Marlene Dietrich e Greta Garbo (anch'essi ospiti del «Caruso» a Ravello) ma di garantire continuità di funzioni non soltanto turistiche a questi «contenitori storici» e ai loro valori immateriali. Al convegno di Amalfi non sono state chieste sovvenzioni allo Stato ma leggi chiare per difen- dersi dalla pressione del mercato immobiliare impazzito. Una vetrina in via Montenapoleone o nei dintorni di piazza di Spagna vale alcuni miliardi, un antico convento trasformato in minialloggi rende decine di miliardi: ed ecco scatenarsi l'attacco di società più o meno fittizie, di fastfood, drugstores, negozi di lusso. Sono minacciate anche antiche farmacie, antiche librerie, antiche trattorie. Il deputato del pri Italico Santoro propone una legge di tutela che esclude dai provvedimenti di sfratto gli immobili storici destinati da almeno 50 anni a albergo, ristorante, caffè, e prevede una commissione per determinare i canoni di affitto. «Un tampone, utile per l'immediato. Ma restano grossi problemi per gestire architetture e arredi. I locali storici hanno costi più alti per esigenze di personale più qualificato e di manutenzione. Incontrano maggiori difficoltà burocratiche. A volte il permesso per un restauro tarda due anni o addirittura viene negato, con automatica spinta all'abusivismo» dice Antonio Chessa, titolare del caffè «Mulassano» in piazza Castello a Torino: legni dorati, marmi, cuoio di Madera, bronzi, specchi. Già ritrovo abituale dei notabili di Casa Savoia, di artisti e scrittori, il «Mulassano» resiste bene, ma è uno dei pochi. Mario Fazio Riuniti ad Amalfi: «1nostri caffè nel mirino degli speculatori» Sopra, il caffè «Greco» a Roma. A sinistra, il caffè «Florian» di Venezia. A destra, Cosima Wagner: fu un'ospite del «Cappuccini Convento» di Amalfi Sopra, il poeta Quasimodo: - anche lui cantò - il «Cappuccini» mierrt, smiAcou),, DiSmofiBMOUi. - BASTA COM \& mierrt, smiAcou),, DiSmofiBMOUi.