Belgio senza leva L'Esercito si ribella di Fabio Galvano

Belgio senza leva L'Esercito si ribella BRUXELLES Il capo di Stato Maggiore protesta col re Belgio senza leva L'Esercito si ribella BRUXELLES DAL NOSTRO CORRISPONDENTE Un capo di Stato Maggiore che scrive al re contestando le decisioni del ministro della Difesa, il segretario generale della Nato che smentendo platealmente un suo portavoce esprime «inquietudine»: la decisione del Belgio di eliminare il servizio militare di leva e dimezzare entro due anni le sue forze armate, presa venerdì dal governo, scontenta tutti. Anche il piccolo Belgio ha svolto, negli ultimi 43 anni, un preciso ruolo nelle strutture di sicurezza dell'Alleanza atlantica; e non convince la decisione di affidarne la difesa, come già aveva fatto la Gran Bretagna, a un «esercito di professionisti». Ignorando e scavalcando il ministro Leo Delcroix, il cui nome è ormai associato al progetto di ridurre da 86 mila a 40 mila il numero dei soldati belgi e di congelare fino al '97 il bilancio della Difesa (99 miliardi di franchi, circa 3600 miliardi di lire), il capo di Stato Maggiore generale José Charlier ha abbandonato la tradizione militare dell'obbedienza, scrivendo a Baldovino e al primo ministro Jean-Luc Dehaene per indicare che la riforma è inattuabile: «E' impossibile attuare al tempo stesso la soppressione del servizio militare, congelare il bilancio della Difesa per cinque anni e soddisfare gli impegni assunti con la Nato». Non si può risparmiare, insomma, rinunciando al tempo stesso ai soldati di leva. Da Lussemburgo, dove era in visita, il segretario generale della Nato, Manfred Woerner, ha ammesso di «avere avuto conversazioni con alcuni ministri belgi, poiché questo è un settore importante per noi, soprattutto se si tratta di dimezzare il numero dei soldati belgi disponibili». Poco prima, a Bruxelles, un suo portavoce aveva smentito le voci di un Woerner allarmato dalla decisione belga e aveva negato che il segretario generale avesse criticato il progetto belga. «Decisioni di questo genere sono questioni interne degli Stati membri, sulle quali Woerner non esprime opinioni». L'«inquietudine» di Woerner e la fronda di Charlier sono comprensibili. Il Belgio è impegnato non solo nel quadro della Nato, ma ha anche deciso di partecipare con un contingente alla formazione del corpo d'armata franco-tedesco destinato probabilmente a formare il nucleo delle forze integrate europee nell'ambito dell'Ueo. Il generale ritiene che l'esercito dimezzato (i carri armati diminuirebbero da 240 a 132) non possa far fronte a tali impegni; e Woerner condivide quei timori, sebbene il governo belga abbia precisato che la sua decisione non comporta una modifica degli impegni internazionali. Tanto è bastato perché Delcroix, nell'occhio del ciclone dopo avere convinto venerdì il governo ad attuare il suo piano, intervenisse per precisare che le sue proposte «erano state a più riprese discusse con i capi di Stato Maggiore». «Abbiamo tenuto conto di certe osservazioni - ha aggiunto - ma non sempre siamo arrivati alle stesse conclusioni». Di fronte alla reazione di Charlier, che ieri ha rifiutato di commentare il suo gesto, Delcroix ha accennato a «nuove iniziative» per preparare «in uno spirito costruttivo», entro fine novembre, il piano d'attuazione del suo progetto. Ma la frittata ormai è fatta. Fabio Galvano

Persone citate: Charlier, Dehaene, José Charlier, Leo Delcroix, Manfred Woerner, Woerner

Luoghi citati: Belgio, Bruxelles, Gran Bretagna, Lussemburgo