Tognoli contro Chiesa

Tognoli contro Chiesa Tognoli contro Chiesa «Quel verbale mi ha denigrato non ho mai comprato case d'oro» MILANO DALLA REDAZIONE «Non mi sono mai occupato di compravendite di terreni né per me, né per altri. Non ho mai partecipato a cene nel corso delle quali si parlasse di problemi urbanistici, edilizi e similari». Il deputato socialista Carlo Tognoli ha forse raggiunto in quest'inchiesta il record delle smentite inviate ai giornali. Dopo che sono stati resi pubblici altri verbali di interrogatorio in cui Mario Chiesa parla dei rapporti che sarebbero intercorsi tra Matteo Carriera (ex presidente dell'Ipab) e Tognoli, e tra questi e il costruttore Ligresti, l'ex sindaco di Milano così scrive: «Nel festival dei verbali di interrogatori ho potuto constatare altre fantasiose ricostruzioni di vicende inesistenti». E ribadisce di «sentirsi vittima di denigrazioni». I rapporti raccontati da Chiesa riguardavano la compravendita dei terreni dell'Ipab, in parte finiti proprio a Ligresti. Sulla vicenda si sta tuttora indagando; il costruttore, però, non risulta inquisito. E comunque non è quello dei terreni Ipab il filone in primo piano dell'inchiesta: gli inquirenti sembrano puntare piuttosto sulla Sea. Ieri infatti è stato sentito per l'ennesima volta Roberto Mongini, l'ex vicepresidente della società che collabora con i magistrati. Le indagini hanno portato ad un nuovo mandato di cattura per corruzione contestato in carcere ad Alberto Zamorani, l'ex manager dell'Italstat che proprio ieri (ma la riunione è slittata) avrebbe dovuto essere sostituito al vertice di «Metropolis», la società che gestisce il patrimonio immobiliare delle Ferrovie. Probabilmente di Sea si è parlato anche nel «vertice» che si è tenuto in procura tra il capo Saverio Borrelli e i suoi sostituti che seguono l'inchiesta. Al termine della riunione Borrelli ha accettato di commentare la lettera del ministro Martelli: «Non l'ho ancora materialmente ricevuta, ma da quello che ho letto sui giornali mi sembra di essere d'accordo». Il procuratore capo di Milano ha definito «indecoroso lo spettacolo di indagati ripresi ammanettati, anche se - aggiunge - mi rendo conto che la cronaca ha i suoi diritti. Bisognerebbe trovare un compromesso per far coesistere il diritto dei cittadini indagati e le necessità giornalistiche». Borrelli ha comunque tenuto a precisare che, nel corso dell'inchiesta tangenti «nessuno è stato ripreso al momento dell'arresto, ma semmai quando lasciava il carcere».

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