Nessuno si illuda, il nodo resta la politica dei redditi

Nessuno si illuda, il nodo resta la politica dei redditiNessuno si illuda, il nodo resta la politica dei redditi «Nessuno si illuda, il nodo resta la politica dei redditi» SE qualcuno ha pensato che il negoziato in corso serva soltanto a risolvere il problema della scala mobile oppure quello della riforma della contrattazione, evidentemente non ha colto in pieno il valore di un confronto che ha come «ragione economico-sociale» la politica dei redditi. Il negoziato sulla politica dei redditi obbliga le tre Confederazioni a riflettere al proprio interno sul loro presente e sul loro futuro. Questa riflessione sul ruolo del sindacato è già iniziata con l'accordo sulle Rappresentanze Sindacali Unitarie ed è proseguita in parallelo all'avvio del negoziato. Si intravedono infatti i primi segnali pubblici attraverso articoli e dichiarazioni interni ed esterni al sindacato, anche se al momento la questione sembra riguardare solo gli addetti ai lavori. Credo invece sia interesse dello stesso sindacato solleci- tare dall'esterno giudizi e contributi per cercare risposte utili almeno alla prima fondamentale domanda: cosa dovrà essere il sindacalismo confederale del 2000? In questa ricerca del futuro, un segretario confederale della Cgil - che appartiene alla categoria degli originali - ha svolto il suo compitino esprimendo questa visione del presente: «trascurando la Uil, preoccupata di garantirsi una prospettiva esistenziale dopo che il suo padre-padrone ecc.». Basta notare la raffinatezza pohtica e lo spessore culturale di una dichiarazione del genere, per rendersi conto della opportunità, anzi della necessità e dell'urgenza, di chiedere soccorsi esterni di materia grigia di cui il sindacato - come dimostra l'esempio - è palesemente carente. Perché alla fine, nonostante queste stravaganze, restano sempre le domande inquietanti sul futuro del sindacalismo confederale. Ci troveremo infatti di fronte ad una scelta di campo molto netta: o saremo coerenti con i vincoli necessari per una politica di tutti i redditi, ed allora il governo rigoroso delle dinamiche salariali dovrà essere il punto di passaggio per la difesa occupazionale e la riforma produttiva, oppure saremo coerenti con la nostra storia, ed allora ci attrezzeremo per la lotta sui contratti attribuendo al «nemico» la crisi produttiva ed occupazionale. Ma l'aspetto politico più rilevante - che tocca il cuore del sistema confederale - è un altro. E attiene alla scelta che il sindacato dovrà pure compiere tra un percorso classico, che trova solo nella lotta lo strumento persuasivo per ottenere risultati, ed un percorso nuovo, appena abbozzato, che assegna alla partecipazione (senza con questo abrogare la lotta) la funzione primaria per esprimere poteri nelle sedi decisionali pubbliche e private sui più rilevanti processi sociali e produttivi. Come si può notare, il sindacato ha di fronte una serie di percorsi alternativi sui quali è chiamato a pronunciarsi. Il nostro futuro è già cominciato ieri quando abbiamo formulato alcune strategie. Oggi dobbiamo governare le conseguenze organizzandole in un progetto di unità verso l'Europa. Pietro La ri zza segretario generale Uil

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