La giustizia «rinviata»
La giustizia «rinviata» Ogni giorno stop a decine di processi penali: manca la notifica La giustizia «rinviata» Da gennaio a giugno saltati 527procedimenti su 5639 Ogni giorno i pretori, i presidenti di sezione del tribunale e di corte d'appello rinviano a nuovo ruolo il dieci per cento dei processi penali fissati a ruolo. Non per colpa loro. Il problema dei rinvii è uno dei mali che affliggono il nostro sistema giudiziario. Dopo brevi conciliaboli tra avvocati, pm, difensori e giudici, il presidente recita la formula: «Il processo è rinviato a nuovo ruolo». Musi lunghi tra i testimoni convocati per quel giorno, e che magari sono stati in attesa per ore prima di essere chiamati in aula. Quel che è peggio, mesi di lavoro vanificati, fascicoli che ritornano negli armadi della cancelleria, in attesa che i processi siano rifissati a ruolo. Ci sono rinvii «fisiologici». Come accade nei processi dove c'è una parte lesa: se l'imputato dichiara di aver intenzione di risarcire il danno perché non dargli la possibilità di farlo? E se l'imputato, regolarmente citato, è colpito da improvvisa malattia (verificabile con visita fiscale) perché non concedergli un rinvio? Altrettanto accade se è legittimamente impegnato il difensore (a patto che non diventi un'abitudine). Ma ci sono i rinvii «patologici», dovuti all'errore o alla superficialità: notifiche irregolari agli imputati, testimoni non citati. Il presidente della terza sezione del tribunale Maccario fornisce un dato interessante: «Fino agli Anni Settanta la percentuale dei processi rinviati a nuovo ruolo per difetto di notifica era altissima, sfiorava il cinquanta per cento. Da qualche anno le cose vanno diversamente perché le cancellerie funzionano molto meglio. Per i processi che si celebrano con il vecchio rito la percentuale è scesa al di sotto del 10 per cento, per i nuovi è del 2-3 per cento: imputati non rintracciabili, extracomunitari. Altrimenti, se c'è qualche nullità emerge già davanti al giudice delle indagini preliminari». Secondo il direttore delle sezioni del dibattimento della pretura Carlo Peyron, la mancata notifica resta il motivo più ricorrente del rinvio: «Gli ufficiali giudiziari sono pagati ad atti, guadagnano di meno sulle cause penali e forse sono meno solerti. In base ad una statistica "mirata" nel periodo gennaio-giugno '92, su 5639 processi, 527 sono stati rinviati a nuovo ruolo: intorno al 10 per cento. Le sedi distaccate (da Avigliana a Chieri) confermano la stessa percentuale: 401 processi rinviati su 4301 fissati». Nel panorama abbastanza omogeneo spiccano «in negativo» le percentuali dei rinvii alla quarta sezione del tribunale che si occupa dei reati fiscali. Il 26, 27 e 28 maggio le percentuali sono salite alle stelle: cento per cento. Spiega il cancelliere: «Nel gennaio scorso avevamo pendenti 700 processi fiscali che si riferivano ai blitz della procura contro commercianti, artigiani e professionisti. Li abbiamo messi in ruolo per maggio, per dare agli imputati la possibilità di usufruire del condono fiscale. Ma in aprile ci è stato comunicato che il termine ultimo per il condono sarebbe slittato al 31 maggio e abbiamo rifissato i processi per il 26-27 e 28 maggio». «In maggio abbiamo saputo che il termine slittava al 19 giugno, poi al 30 giugno, e abbiamo rifissato i processi a luglio. Speriamo per l'ultima volta». E' stato effettivamente così: e tra il 9 e il 17 luglio saranno chiamati alla sbarra ben 867 imputati in 455 procedimenti, tutti quelli che erano stati rinviati per mesi e mesi. I cancellieri e gli ufficiali giudiziari hanno le loro colpe, ma anche il governo e chi fa le leggi hanno le loro. Claudio Cerasuolo E' una scena di tutti i giorni: all'inizio del processo si accerta che c'è un impedimento. Il conciliabolo di avvocati davanti a giudici e cancelliere porta alla fatidica conclusione: rinvio a nuovo ruolo
Persone citate: Carlo Peyron, Claudio Cerasuolo, Maccario
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