La mattanza dei siciliani

La mattanza dei siciliani L'esecuzione di Giacomo Caserta ultimo atto di una spietata lotta tra bande La mattanza dei siciliani Per tre fratelli, la stessa sorte di sangue Ancora un morto ammazzato in città, ancora mistero su un fatto di sangue, ancora inquietanti analogie. L'ultimo agguato mortale dell'altra sera (la quarta vittima in meno di quaranta giorni) è un episodio, un segnale che non può passare inosservato. Giacomo Caserta, 43 anni, di Caltanissetta, detenuto semilibero da appena un mese (condannato a 4 anni per droga, avrebbe terminato di scontare la pena nel '94), era appena sceso da un bus, e stava attraversando corso Inghilterra per rientrare alle Nuove, quando a pochi passi dal marciapiede, all'altezza del terminal, due sicari in moto lo hanno affiancato e ucciso con quattro colpi di rivoltella. Quattro anni prima, il 12 giugno '88, stessa sorte era toccata a due suoi fratelli, Roberto e Maurizio, di 37 e 24 anni. Li avevano ammazzati due killer davanti alla birreria Danton di corso Umbria 45, uccidendo anche una ragazzina di 16 anni, Michela Ansaldi, che era con loro, e ferendone gravemente un'altra, Angela Migliore, 17 armi. Logico che fra le prime ipotesi fatte dai carabinieri del Nucleo operativo ci sia anche quella di un regolamento di conti connesso alla mattanza in cui avevano perso la vita i suoi fratelli. Difficile escludere l'eventualità che la vittima, appena uscita dal carcere, avesse già cercato di riprendersi un suo spazio d'azione. Quasi naturale pensare che quest'ultimo fatto criminoso potesse in qualche modo collegarsi a uno dei tre delitti accaduti a giugno nel Torinese (Pietro Scimeni, 48 anni; Agatino Razzano, 46 anni; Saverio Saffioti, 40 anni). L'unico commento ufficiale, quello del capitano Polvani, è questo: «Al momento non sappiamo nulla: indaghiamo a tutto campo. E' certo che questa successione di omicidi preoccupa, e dobbiamo rompere la catena individuando i colpevoli». E' possibile affermare che è scoppiata la guerra tra i clan calabresi e i clan catenesi per il controllo della piazza di Torino? Tutto fa pensare di sì. E allora è prevedibile che ci saranno altri morti, dopo quello di venerdì sera. Giacomo Caserta aveva lavorato tutto il giorno al bar Astor, di via Saluzzo angolo via Berthollet, gestito da sua moglie, Crocifissa Lombardo, con i genitori. «Ha terminato verso le 21,20 - ha ricordato la vedova -. Ha preso il pullman da Porta Nuova per le Nuove». Di certo la telefonata che ha avvisato gli assassini è stata fatta da qualcuno che lo ha visto uscire dal locale. Giacomo Caserta vittima della stessa vendetta che ha colpito i suoi fratelli? Allora i sospetti ricaddero in un primo tempo su altri due fratelli: Salvatore e Calogero Spena, titolari del pub Danton. Costoro avevano litigato con i Caserta poco prima della sparatoria. Causa del litigio una ragazza, in passato fidanzata con Maurizio Caserta e poi entrata nelle grazie di Salvatore Spena e messa a servire fra i ta- volini del Danton. La verità venne dalle dichiarazioni di Angela Migliore, sopravvissuta allo sterminio: «So che i Caserta erano preoccupati e non si facevano più vedere nella zona di corso Regina Margherita perché, mi dissero, avevano fatto uno sgarbo a dei "palermitani"». Dopo due irruzioni a vuoto, in un paio di bar frequentati dalle loro «prede», i killer li avevano sorpresi in corso Umbria dopo il litigio con gli Spena. Ma prima del litigio, Maurizio Caserta aveva telefonato, per chiedere aiuto, anche a un «tal Roberto», identificato poi in Roberto Bongiorno, 39 anni, con precedenti. Due mesi dopo, il 15 luglio, un sicario lo uccise, andando a suonare a casa sua in via Millefonti 20. Giusto il tempo di fargli socchiudere la porta per sparargli in pieno viso un solo colpo di lupara. Ivano Barbiere Il delitto delle Nuove riporta alla notte del 12 giugno '88 quando i killer spararono a raffica davanti al Danton

Luoghi citati: Caltanissetta, Caserta, Torino