Tokyo, il capo «ci prova» di Luigi Grassia

Tokyo, il capo «ci prova» GIAPPONE Esplode la rivolta delle lavoratrici contro le molestie sessuali Tokyo, il capo «ci prova» Per la prima volta una donna è risarcita per le proposte sgradite del boss Effetto valanga: raffica di citazioni in giudizio, panico fra gli imprenditori Fra le quattro mura di casa saranno pure le dittatrici che hanno fama di essere; ma sul posto di lavoro, per le giapponesi la musica è ben diversa. Nelle isole del Sol Levante a una donna può ancora capitare di essere assunta per mettersi in fila con altre colleghe in divisa blu all'ingresso della ditta, e inchinarsi a salutare umilmente chi entra e chi esce; oppure di dover servire il tè ai compagni maschi, che condividono il suo lavoro alla scrivania o alla catena di montaggio. E c'è il problema delle molestie sessuali e delle discriminazioni fra lavoratrici e lavoratori nelle progressioni di carriera. Finora tutto ciò era accettato come normale o inevitabile, tanto che non c'erano nemmeno termini per definirlo; ma da qualche tempo la consapevolezza del «sexual harassment» si è fatta strada anche in quel di Tokyo come fenomeno d'importazione, nella storpiatura locale di «seku-hara». La rivista specializzata americana Business Week riferisce del primo caso di una lavoratrice giapponese a vincere una causa civile per molestie sessuali contro l'impresa dov'era impiegata. La (ex) dipendente era infastidita in ufficio dalle dicerie messe in giro dal suo superiore diretto, che andava descrivendola come una ninfomane. Inutile protestare con la direzione, quando lei ci provò ottenne solo un invito a non scocciare. Non sapendo come difendersi dalle reiterate offese del capo, la donna si licenziò e citò in giudizio la ditta. Il tribunale le ha dato ragione e ha condannato il datore di lavoro a risarcirla. A dir la verità non le è stata riconosciuta una grossa cifra: 15 milioni, poca cosa rispetto a quello che si può ottenere, ad esempio, dai giudici americani quando si dimostra che c'è stato «sexual harassement». Ma Yukiko Tsunoda, avvocato della donna, ha detto a Business Week che «il caso dimostra che le molestie sul posto di lavoro sono responsabilità della ditta, e che questa deve prendere misure per prevenirle; se non lo fa è tenuta a risarcire il danno». La notizia ha avuto l'effetto di una bomba nel mondo del lavoro giapponese, sui giornali è cominciato un dibattito di rilievo nazionale sulle molestie, il governo, appena due giorni dopo la sentenza, ha stampato e distribuito un opuscolo sul «se- ku-hara» che è andato subito esaurito, le imprese si sono messe paura. E ne hanno ben ragione perché nei giorni scorsi nove lavoratrici hanno citato in giudizio l'Hitachi per discriminazione sessuale nella progressione delle carriere rispetto ai colleghi maschi. Documenti alla mano, i loro avvocati affermano che all'Hitachi gli uomini con anzianità aziendale e curriculum equivalenti alle nove donne guadagnano dal 10 al 74 per cento in più. Per andare pari le lavoratrici chiedono all'azienda (tutte insieme) 500 milioni. Alle assicurazioni Sumitomo un'altra ventina di dipendenti donne ha citato davanti al giudice l'impresa lamentando che le loro carriere si sono bloccate dopo il matrimonio (nel mondo del lavoro giapponese ci si aspetta che una donna si dimetta dopo essersi sposata). E' giusto sottolineare che l'Hitachi e la Sumitomo respingono ogni accusa di discriminazione e si riservano di far valere le loro ragioni davanti ai giudice. Un caso di cui si parla molto a Tokyo è quello dell'opuscolo diffuso nelle università - ma ritirato dopo le immediate proteste - fra i potenziali futuri dipendenti dalla grande impresa Dentsu. Vi si trova fra l'altro l'immagine della lavoratrice ideale della Dentsu. La ragazza appare contenta di sé e le didascalie, in un tono che vorrebbe essere giocoso, spiegano perché: «Il suo petto è bello largo» e «dietro è piuttosto morbida» sono due delle molte indicazioni che sottolineano l'attrattiva fisica e il potere di seduzione come fattori di successo per la donna lavoratrice. Mentre il corrispondente ritratto maschile si sofferma solo sulle doti intellettuali e morali. Luigi Grassia 1 ' La lavoratrice ideale in un contestato opuscolo giapponese

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