Militari accolti da proteste

Militari accolti da proteste Militari accolti da proteste In passato, dalla popolazione locale UNA DIFFICILE CONVIVENZA CAGLIARI NOSTRO SERVIZIO Territori spesso privi di strade, scarsamente popolati, e dove la paura si fa sentire soprattutto per chi si trova in montagna a 5-6 ore di cammino dal paese. Qui la presenza delle forze dell'ordine non può essere totale, anzi le vecchie casermette costruite negli Anni 60 nelle campagne di alcuni centri cruciali della Barbagia sono ormai disabitate. Il comando generale dei carabinieri ha più volte ribadito, nel corso di questi ultimi anni, di volerle riaprire per poter garantire una maggiore e più costante presenza sul territorio. Oggi il ministro della Difesa Salvo Andò propone, per le stesse zone dell'interno della Sardegna, la presenza dell'esercito. Il comando militare della Sardegna, al quale si appoggiano le varie forze che giungono periodicamente nell'isola, può contare sulle aree addestrative di Capo Teulada, sulla costa Sud-occidentale, per le esercitazioni a fuoco reale, così co¬ me sono utilizzate le zone fra Capo San Lorenzo e Perdasdefogu nella costa Sud-orientale. Non mancano altre aree addestrative come quella di Capo Marrargiu per i «gladiatori» nel Nord dell'isola, o Abbasanta per i «Nocs». Oltre naturalmente alle basi della marina (La Maddalena, Cagliari) e dell'aviazione (Decimomannu, Capo Frasca in provincia di Oristano). Già altre volte l'esercito è stato protagonista di campagne addestrative all'interno dell'isola, con alterne risposte da parte della popolazione locale. Negli Anni 60 a Pratosardo (Nuoro) vi furono violente proteste per un campo che non si voleva accettare in quanto si riteneva emanazione di uno Stato considerato solo repressivo. Anni dopo, siamo nel 1983, una compagnia di alpini sul Monte Ortobene, sempre a Nuoro, riscosse invece consenso, soprattutto la fanfara della brigata alpina Tridentina. Allora fu una novità, e si disse che nelle montagne sarde gli uomini del corpo si trovavano come a casa loro. La gente socializzò, ma la permanenza durò poco e non può quindi essere considerata un caso significativo. Periodicamente i militari tornano in Barbagia così come hanno fatto il mese scorso quando centinaia di uomini di truppa ed ufficiali con camion ed elicotteri del XXI squadro¬ ne Ale «Orsa Maggiore» di Elmas hanno raggiunto la Barbagia di Seulo per una esercitazione del comando militare della Sardegna in vista della lotta contro gli incendi estivi nell'interno. Poche e fuggevoli le presenze dell'esercito all'interno dell'isola, ma se la sua permanenza dovesse protrarsi nel tempo? «Insomma come una forza di occupazione dello Stato? No, no, non verrebbe accettata dice il vicedirettore del quotidiano L'Unione Sarda, Tarquinio Sini - mentre se la presenza dell'esercito sul territorio avesse motivazioni diverse da quelle dello stanare i banditi, del prendere parte ad operazioni che non competono ai militari come fare le battute, a cui sono preposte altre forze dell'ordine come i carabinieri, allora sì, si potrebbe pensare ad esercitazioni, a campi stabili». Ma nessuna militarizzazione di tutta l'isola: «Si correrebbe il rischio - aggiunge Sini - di allargare le zone interessate dalle "servitù militari", che già oggi sono presenti abbondantemente in Sardegna. Così un esercito in Barbagia avrebbe senso se si facessero, ad esempio, dei campi di sopravvivenza, degli accampamenti con reparti formati soprattutto da sardi per permettere l'integrazione con la popolazione locale». Marco Aresu Una battuta dei militari fra i boschi dell'Aspromonte

Persone citate: Aresu, Salvo Andò, Sini, Tarquinio Sini