II Wagner solenne passa in un lampo di Giorgio Pestelli

II Wagner solenne passa in un lampo I «Maestri» al Festival dei Due Mondi II Wagner solenne passa in un lampo Ottimo lavoro di Menotti sui cantanti solenne direzione di Spiros Argiris SPOLETO. Con gaudio si riferisce di questi «Maestri Cantori di Norimberga» che Giancarlo Menotti ha messo in scena al Teatro Nuovo per il 35° Festival dei Due Mondi con la direzione musicale di Spiros Argiris; la vaghezza dell'inaugurazione ufficiale con il «Duca d'Alba» donizettiano è stata ampiamente riscattata da uno spettacolo saldissimo che conclude trionfalmente la trilogia di regie wagneriane curate da Menotti a Spoleto, il «Tristano e Isotta» di tanti anni fa e il più recente «Parsifal». Come sempre nelle regie di Menotti, ma qui sopra tutto per l'abbondanza discorsiva, il lavoro si concentra sui personaggi singoli (è l'opposto delle regie di Ronconi), sull'appello fisico e vocale dei cantanti; in realtà, ci si dimentica che siano cantanti e attori tanto sono scelti a puntino e tanto s'identificano col personaggio: da una magica finestra aperta sulla Norimberga di metà del Cinquecento sembrano guardare al nostro mondo attraverso la cornice del palcoscenico. Victor von Halem è un Sachs indimenticabile per autorità, fervore e senso del racconto; il tenore James O'Neal presta una' voce squillante ma anche espressiva al cavaliere Walther; una punta di protervia gli sta bene, come nobile che scende in città; cosi alla tenera e graziosissima Brenta Harris la punta di acerbità riesce perfetta per incarnare Eva. Menotti e lo scenografo Pierluigi Samaritani hanno dovuto rapportare l'opera grande a un teatro piccolo, con tanto vantaggio della misura di commedia, della storia intima e segreta indagata con gentilezza e garbo continui. Ma anche le scene corali, la grande baruffa e l'ultimo quadro sul prato fuori Norimberga, riuscivano in poco spazio a ricreare il rusticano vigore dei balli contadineschi Ili Brueghel; anche perché una schiera di apprendisti più rubiconda e pronta a tantarellare e schitarrare era difficile mettere assieme. Al direttore Spiros Argiris non manca la dote essenziale per dirigere i «Maestri», la calma: quella che consente a questo fiume di musica di scorrere solenne nella sua apertura storica (dal corale luterano all'amabile omaggio al «Tancredi» di Rossini) e limpido nel suo spirito liederistico. Qualche sbavatura nei corni, quasi inevitabile nella mole della partitura, non ha offuscato il godimento di tante ore di musica celestiale. Il primo atto, circa un'ora e quaranta, è passato in un lampo, in una infallibile continuità di respiro: è la satira del mondo, costruito a forza di regole, della burocrazia e delle confraternite, degli esami e concorsi, dei librimastri polverosi su cui soffia il vento Erepotente dei giovani; ma il elfo dei «Maestri», e la ragione prima della sua grandezza, è che quel vecchio mondo è poi deriso senza acidità, anzi lasciandoci dietro un po' di rimpianto, per cui dalla realtà intrisa di comico si passa continuamente alla pienezza spirituale simboleggiata da quella stessa comicità. Tanto è vero che quando la satira è diretta, come nelle due serenate solistiche di Beckmesser (eccellente Franz Ferdinand Nentwig, con grande sottolineatura caricaturale) si hanno le uniche zone inerti di quest'opera incomparabile: l'insistere pedante della sua gutturale comicità fa rimpiangere un po' di quella «latina frivolezza» che Sachs tanto paventa nella conclusione. Ancora bravissimi fra gli interpreti John Horton Murray quale David (vero garzone tirato su a patate e salsicce) e Alexandre Papadjakou come Maddalena. Il famoso quintetto del terzo atto dove anche la coppia umile è rapita al settimo cielo era da bis seduta stante. Fra tante canne sonore Herbert Eckhoff come mastro Pogner aveva un peso vocale un po' inferiore al suo rango ma non alla verità della sua paterna sollecitudine. Coro di Westminster diletto da Donald Nally, impegnatissimo e al solito ammirevole in slancio e dedizione alla causa del realismo teatrale. Giorgio Pestelli

Luoghi citati: Norimberga, Spoleto