REPORTAGI I NUOVI SAVONAROLA IN ALTO ADIGE di Giuliano Marchesini

Bolzano divisa da 2 pezzi di stoffa «Vietare alle donne di prendere il sole seminude in montagna? Una follia» Bolzano divisa da 2 pezzi di stoffa Crociata anti-bikini, tanti i no REPORTAGI I NUOVI SAVONAROLA IN ALTO ADIGE BOLZANO DAL NOSTRO INVIATO La sottana lunga fino alle caviglie, il grernbiuletto bianco, la scollatura a rettangolo, gli sbuffi alle maniche. Forse così, con il costume tradizionale del Tiralo, i promotori della campagna contro il topless e il bikini vedrebbero volentieri le donne andare per le montagne dell'Alto Adige. Qui e là, nelle vallate altoatesine, le ragazze vanno in giro con pantaloncini cortissimi, le canottiere che fanno velo. Per godere meglio del sole, tra un annuvolamento e l'altro, alcune si spogliano anche di quelle e offrono i seni all'aria aperta. Con qualche inquietudine, però, perché potrebbero essere avvistate e segnalate da qualcuno degli attivisti di «Etika», quelli che vogliono moralizzare l'estate in Alto Adige. C'è scritto sui giornah, di questa crociata. Maura, una biondina dal sorriso largo, dice: «Proprio in topless io non mi metterei. Ma ognuno può fare quel che vuole. Non le pare? Che poi questi qui se la prendano anche con quelle che indossano il bikini, è una grossa esagerazione. Allora, se una vuole andare ad abbronzarsi in montagna, come deve fare? Il fatto è che da queste parti certe cose sono l'emblema di una mentalità vecchia, che resiste nonostante tutto. Per esempio, neppure le discoteche i cosiddetti moralisti le vedono di buon occhio». Emanuela, giovane impiegata di Bolzano, legge il giornale e sgrana gli occhi: «Siamo quasi al Duemila e si pensa ancora a queste cose? Idee del genere possono venire soltanto a gente chiusa, bigotta. Sia chiaro: se a qualcuna va di stare al sole con U seno scoperto, non c'è nulla da dire. Ma mi pare assurdo che ci si metta a fare una battaglia contro i topless. Così si va indietro nel tempo». Invece Renate, sudtirolese piuttosto combattiva, dice che quelli di «Etika» «hanno ragione». «State a sentire: nel suo giardino, magari, una può mettersi come vuole, ammesso che nessuno la veda. Ma in montagna deve vestirsi. E non soltanto in montagna. A lei, per esempio, piacerebbero le donne seminude in piazza Walter a Bolzano? A me no». Maria, una signora sulla cinquantina, si mette le mani sui fianchi e scuote il capo: «Ma che discorsi sono questi? Se sono belle e giovani, si spoglino pure». Maria sospira: «Lo farei anch'io, ma ormai non ho più l'età». Ride: «I miei seni non sono più esponibili. Potrei fare cure rassodanti, ma è meglio che resti coperta». Nella discussione s'infila Ettore, un alpino .dall'aria stranita: «Crociata contro le tette? Inutile, anzi dannosa. In montagna come al mare, il fenomeno del topless è tanto diffuso. Sono otto mesi che io sono qua, e mi sono reso conto che in Alto Adige certa gente è ancora attaccata a un moralismo di stampo antico». Chi ha dato il via alla campagna contro topless e bikini è Rai- ner Lechner, 45 anni, giornalista del quotidiano «Dolomiten». Originario del Baden Wùrttemberg, è «emigrato» in provincia di Bolzano una quindicina di anni fa. Abita a Coitacela, poco lontano da Bolzano, con la moglie e i due figli. In Germania fondò un «Movimento etico» e una sottosezione denominata «Gruppo d'azione in difesa dei bambini». Adesso s'è lanciato in questa crociata per la moralizzazione del turismo sulle Dolomiti, sotto l'insegna di «Etika», che in sostanza è il marchio di una piccola impresa editoriale che ha messo in piedi da solo. E' lui che ha fatto circolare quei volantini in cui s'invitano le donne a non togliersi troppe cose di dosso. Rainer Lechner zittisce i figlioletti che accennano a una scorribanda per casa e riprende la sua battaglia. Racconta: «Qualche settimana fa sono andato al lago di Caldaio con uno dei miei bambini. E in un'edicola ho visto una cartolina pomo. Questo non mi pare proprio degno del nostro Sudtirol, che è un paese particolarmente civilizzato. E non mi piace che le donne vadano seminude al lago, o in montagna: questa tentazione stimola gli uomini a un comportamento sessuale falso, perverso. Allora, io ho scritto al fotografo che ha ripreso quella ragazza con il seno di fuori, per dirgli tutta la mia indignazione». Nel fervore della sua opera, Lechner cita anche Vincenzo Saimeri, che fu pretore di Palermo e sosteneva che una forte spinta alla delinquenza viene anche «dalla pornografìa sfacciatamente imperante». «Parecchi anni fa ho tradotto in tedesco un piccolo libro di Salmeri: Un dovere per tutti difendere la moralità». Rainer Lechner si dice «di spirito francescano». «Perché io mi ispiro sempre a San Francesco. Ma anche a don Bosco, e al mio amico speciale, il Savonarola». Tra quelli che lui chiama «i nostri soci invisibili» mette anche Santa Chiara, Maria Goretti e Caterina da Siena. «Io - dice - sono protestante, ma vivo in questo Paese cattolico: non ci sono problemi, per questo». I problemi, per lui, sono quelli che riguardano il reclutamento di ferventi sudtirolesi in quel «movimento etico» ebe vuol mettere la censura a topless e bikini in questa e in quella vallata dell'Alto Adige. «Per adesso siamo in pochi. Alcuni amici ci appoggiano dalla Germania. Intanto distribuiamo questi volantini, ma stiamo pensando ad altre iniziative. Qualcosa bisogna fare, per cercare di contrastare il malcostume. Io al mare non ci vado, per carità. Ma vado in montagna, e per me la montagna è sacra. Adesso le donne ci vanno con il bikini, su per i monti. E i bambini che guardano? E' bene che i bimbi crescano in un mondo innocente: io vorrei proteggerli». Lechner ha anche rapporti con Armin Benedikter, il giovane sudtirolese che è andato a coprire le gambe della Parietti sui manifesti. «Si, lo conosco bene. Ma adesso, tra me e lui, c'è una disputa: lui è stato un discepolo di monsignor Lefebvre e vorrebbe che io entrassi a far parte della sua Chiesa. Gli rispondo che siamo tutti cristiani. Comunque, io ho segnalato a Benedikter quella cartolina porno che avevo visto a Caldaro. Poi mi sono detto: "E' il momento che anch'io mi metta a fare qualcosa. Perché ogni anno aumenta il numero delle donne che vanno in montagna con il bikini. In maggioranza sono tedesche, ma le italiane cominciano a imitarle"». E Annin Benedikter, che dice di questa iniziativa che ricalca le sue recenti imprese? «Mi pare, ovviamente, un'ottima cosa. Uno di quei volantini Lechner lo ha spedito anche a me. Io non appartengo alla sua associazione, ma sono contento che uno si attivi in questo modo. E mi auguro che abbia successo». Ma che cosa vi spinge, signor Benedikter, a queste crociate? «Il degrado morale, la seduzione che viene da certi atteggiamenti, che si diffondono sempre più. Si deve fare un gesto, dare un segnale, scuotere le coscienze. Perché se andiamo avanti così, chissà dove finiamo. Credo che ci si possa perdere: allora abbiamo l'obbligo di avvertire la gente». Insiste, Armin Benedikter: «Topless, bikini, nudi, sono la conseguenza del lassismo sessuale. E non mi si venga a dire che il costume cambia e certe cose bisogna accettarle. La morale è sempre la stessa. E poi, mi ascolti: quelle esibizioni, sì, quelle delle ragazze, da un punto di vista estetico sono anche una mancanza di cultura». La campagna anti-topless in Alto Adige finisce per suscitare qualche mquietudine persino al¬ l'assessorato provinciale del turismo. Dice l'assessore, Werner Frick: «Iniziativa assolutamente inopportuna. Non lo dico tanto come assessore, perché in fondo i turisti sapranno valutare la portata di questa campagna moralizzatrice. Ma sono ben altri i campi in cui si deve puntare alla moralizzazione della vita pubblica». Comunque, Frick precisa che l'assessorato al Turismo non promuoverà alcuna campagna su un tema del genere. Si lamenta, piuttosto, per la spedizione di Annui Benedikter contro le gambe della Parietti. «Ma sono iniziative isolate, che non danno certo un'immagine veritiera dell'Alto Adige». Di topless e bikini, a questo punto, discutono anche le donne altoatesine impegnate nella pubblica amministrazione. Bruna Rauzi, democristiana, commenta: «Mancano i valori non perché quelli vecchi abbiano perso di attualità, ma perché si sono alterati in una società caratterizzata da edonismo, individualismo e consumismo». Per Ingeborg Bauer Polo, assessore della Suedtiroler Volkspartei, non tanto il topless, quanto il modo in cui può essere ostentato è eventualmente errato. Alessandra Zendron, consigliere provinciale del Gruppo Verde Alternativo, la prende dal lato ironico: «Speriamo che in autunno si tomi ad occuparsi di problemi più seri. Intanto, mi auguro che ci sia una campagna analoga contro il comportamento dei maschi: in montagna si tolgono anche la canottiera, se fa caldo. Allora, perché questi moralizzatori non intervengono anche per combattere gii sconci abbigliamenti maschili, che scandalizzano noi donne?». Armin Benedikter è giovane, osserva Alessandra Zendron. «Il suo comportamento è sconvolgente. Poveretto, avrà anche lui ì suoi problemi. Alcuni personaggi hanno certi atteggiamenti improntati al tradizionalismo, e questa è la parte farsesca». Sull'opera che vanno svolgendo Rainer Lechner e i suoi soci ha condotto un sondaggio il «Mattino dell'Alto Adige», intervistando un centinaio di persone. Queste le domande: Lei vieterebbe alle donne di prendere il sole a seno scoperto? Come giustificherebbe il divieto? Ritiene che a decidere sul topless debbano essere le sole donne? L'Alto Adige si deve considerare la provincia più bacchettona d'Italia? Cosa pensa di questa iniziativa? E' di sana moralità, è segno di una crescente repressione sessuale, è soltanto uno scherzo di mezza estate? E infine: Lei andrebbe in topless al lago? Risultato del sondaggio che relega nell'angolo dei predicatori quasi inascoltati quelli di «Erika»: l'88 per cento degli intervistati ha sostanzialmente bocciato la crociata. E nessuno dice che topless e bikini «spaventano i bambini». L'Alto Adige è cambiato, ma qualcuno non se n'è ancora accorto. Giuliano Marchesini Ma l'ideatore dell'ini2iativa «Le donne seminude sono un'istigazione a comportamenti falsi e perversi» Alba Panetti, criticata dai moralisti di Bolzano. Sopra, piazza delle Erbe