Gela, tremano giudice e Comune

Gela, tremano giudice e Comune Il procuratore rischia il trasferimento, il Consiglio sta per essere sciolto Gela, tremano giudice e Comune // magistrato avrebbe intralciato alcune indagini sui boss L'amministrazione sospettata di collusioni con le cosche GELA. Angelo Ventura, il procuratore della Repubblica di Gela, rischia il trasferimento per incompatibilità ambientale e comportamento omissivo nelle indagini sui clan mafiosi nella quinta città della Sicilia, teatro negli anni scorsi di una sanguinosa faida. A pochi giorni dalla rimozione del procuratore di Trapani Antonino Coci, ritenuto troppo morbido con i boss, un altro magistrato siciliano sente traballare la poltrona, stavolta nel neonato «tribunale di frontiera», inaugurato il 10 gennaio 1991 da Cossiga e Martelli per dare un'altra nsposta dello Stato alle sanguinarie cosche gelesi. Il caso Ventura è al vaglio della Prima Commissione dell'organo di autogoverno dei giudici a Palazzo dei Marescialli a Roma, mentre con un dettagliato rapporto i carabinieri sollecitano il prefetto di Caltanissetta, Guido Palazzo Adriano, a mettere in moto le procedure per lo scioglimento anticipato dei Consiglio comunale di Gela, sul quale grava l'ombra di compromissioni mafiose, in un contesto contraddistinto da inchieste, ferimenti, attentati e crisi politiche che si susseguono a ritmo accelerato. L alto commissario contro la mafia, Angelo Finocchiaro, ha inviato un viceprefetto e un ufficiale dei carabinieri e uno della Guardia di Finanza per avere conferma di quelli che sul Comune di Gela sembrano ben più che sospetti. E a pochi chilometri dalla città, dopo due mesi di accertamenti, pare sia tutto pronto perché Ù neo ministro dell'Interno Nicola Mancino decreti lo scioglimento per «inquinamento mafioso» del Consiglio comunale di Niscemi, 25 mila abitanti, nel quale fra il 1984 e oggi sono stati contati 32 delitti in una spirale di viplenzaJcontràssegnata dalla guerra fra la cosca della «vecchia mafia» degli Spatola e quella dei «picciotti» rampanti, i Russo. Questi ultimi sono accusati di traffico internazionale di armi e stupefa- centi e di aver procurato voti al deputato regionale Filippo Bufera, del «grande centro» de, arrestato un mese fa e costretto pertanto a dimettersi dalla vicepresidenza della commissione antimafia dell'Assemblea siciliana. Il tribunale della libertà di Catania l'altro ieri ha negato la scarcerazione che Butera aveva chiesto. Giudici e investigatori sono stati già ascoltati in gran segreto dal Csm, chiamati a riferire sul lavoro del procuratore Ventura, che è gelese e al quale fra l'altro si contesterebbe di aver frequentato il fratello di un presunto mafioso. L'ufficiale dei carabinieri interrogato dal Csm fra l'altro avrebbe reso noto che Ventura non avrebbe autorizzato alcune intercettazioni telefoniche attraverso le quali l'Arma contava di risalire al boss latitante Giuseppe Madonia, trasferitosi da Catania a Gela negli Anni 70. A Ventura verrebbe contestato di non aver dato adeguato impulso all'istruttoria con 102 imputati sulla strage del 27 novembre del 1990, quando in quattro aggua¬ Ma Vedi uil miil nov ti simultanei, in rioni diversi di Gela, la mafia uccise otto persone e ne ferì sette. Per scadenza dei termini sarebbero stati archiviati non meno di trecento procedimenti. Sarebbero inoltre fallite le indagini su un incendio doloso con danni per quattro miliardi. Un politico gelese, accusato di abuso in atti d'ufficio, conversando al telefono con il suo avvocato, avreb- be fatto tesoro del consiglio di scavalcare il «giudice naturale» e rivolgersi direttamente al procuratore Ventura. E nell'elenco delle contestazioni anche ritardi della Procura a causa dei quali, se altri giudici non avessero rimediato, numerosi boss e picciotti avrebbero riacquistato la libertà per scadenza dei termini. C E Ventura? Sarebbe perfettamente convinto dell'illegittimità dell'installazione di microspie, più volte invece sollecitata dai carabinieri, in parti¬ ittima nno stare afiosi» colare nell'alloggio della moglie di Giuseppe Madonia. A sostegno dell'attività del suo ufficio, mostrandosi sicuro del fatto suo, Ventura ha fatto presente di avere ottenuto dal giudice per le indagini preliminari decine di arresti per omicidi, tentativi di omicidio, attentati, estorsioni, tutti reati tipicamente mafiosi. «In un anno e mezzo - ha detto Ventura - il mio ufficio ha arrestato il novanta per cento dei mafiosi». Poi ha aggiunto: «Tutti parlano bene della mia Procura, solo i carabinieri se ne sono lamentati, tranne poi lodarla il 6 maggio durante la cerimonia per la festa dell'Arma; è vero, li ho trattati male, allontanandoli dal mio ufficio. Vorrebbero prevaricare e sono abituati a ottenére dai giudici tutto quanto chiedono. Non autorizzai l'intercettazione telefonica in casa di Madonia perché era illegittima e loro tenevano molto alla cattura di Madonia perché speravano di ottenere i fondi della taglia». Quanto alla telefonata tra il politico indiziato e l'avvocato, il procuratore ha detto: «Sarà sta¬ to perché quel legale aveva contrasti con il sostituto procuratore che segue l'inchiesta e allora possono aver pensato di rivolgersi al procuratore, che è il capo dell'ufficio». All'inchiesta sulla Procura gelese si è arrivati parallelamente agli accertamenti su un attentato nel quale la cosca dei Russo di Niscemi contava di assassinare Anna Canepa, sostituto procuratore a Caltagiroue, che è riuscita a scompaginarla. La prima commissione del Csm, che ha svolto un sopralluogo a Gela, potrebbe decidere la sorte di Ventura già la prossima settimana, ovvero disporre un approfondimento che farebbe inevitabilmente slittare la soluzione della nuova intricata vicenda siciliana. Intanto a Gela il sindaco Giuseppe Vitale, un avvocato democristiano, più volte gravemente minacciato, giorni fa ha definito «ingovernabile» il municipio e ha annunciato le dimissioni sue e degli assessori democristiani, socialisti, socialdemocratici e repubblicani della giunta in carica dal novembre scorso. Cinque amministrazioni in quattro anni qui non costituiscono un record, ma confermano senza dubbio la gravità dello stato di cose. Antonio Ravidà Ma Ventura ribatte: «Sono vittima di una congiura. In un anno il mio ufficio ha fatto arrestare il novanta per cento dei mafiosi» Il tribunale di Gela, al centro della tempesta