I missing americani cavie dei chirurghi cinesi

I missing americani cavie dei chirurghi cinesi USA Volevano scoprire la resistenza di bianchi e neri alla tortura, il Consiglio per la sicurezza indaga I missing americani cavie dei chirurghi cinesi Test come nei lager nazisti sui prigionieri della guerra di Corea WASHINGTON DAL NOSTRO CORRISPONDENTE Tutti i servizi di informazione americani sono impegnati per verificare una storia terribile: un certo numero di militari americani, fatti prigionieri da russi e cinesi durante la guerra di Corea, sarebbero stati trasferiti in Cina per fungere da cavie in esperimenti medici e, cosiddetti, psicologici. Si parla di parecchie dozzine di persone, in parte decedute nel corso degli esperimenti e in parte giustiziate dagli stessi cinesi, che hanno però negato di averne le prove quando una speciale delegazione americana ha raggiunto Pechino, nel maggio scorso, per approfondire la terrificante storia. La notizia è stata data al Pentagono da fonti militari dell'Est europeo, quasi certamente cecoslovacche. Della vicenda, adesso, è stato investito anche il Consi¬ glio Nazionale per la Sicurezza. Gli «esperimenti», effettuati, secondo l'informazione raccolta dalla Defense Intelligence Agency, in una località della Manciuria chiamata Harbin, erano volti soprattutto a determinare come le diverse provenienze razziali e regionali dei militari americani catturati incidevano nella loro capacità di reggere alla tortura e agli interrogatori. In altri termini, comprendevano torture sistematiche e, secondo un'altra fonte, comportavano anche l'iniezione di germi patogeni. Medici e scienziati del corpo militare sanitario sovietico avrebbero partecipato all'ordalia, anche se le informazioni raccolte finora dalla DIA non consentono di ipotizzare se gli esperimenti furono condotti dietro maggiore pressione dei sovietici o dei cinesi. La questione principale a cui le cavie avrebbero dovuto fornire una risposta sarebbe stata se la resistenza al dolore era superiore da parte dei militari di colore o di quelli bianchi. Un altro aspetto che, secondo la fonte, venne indagato con intensità era la differenza di comportamento, sempre in caso di torture o di pressioni psicologiche varie, tra americani del Nord e del Sud. Lo scopo di questa ricerca sarebbe stato quello di raccogliere elementi sulle caretteristiche di carattere dei soldati americani nel caso esplodesse un conflitto tra gli Stati Uniti e il mondo comunista. Gli Stati Uniti hanno sempre dubitato dell'assicurazione fornita dai cinesi che, durante lo scambio di prigionieri seguito alla fine della guerra di Corea, nel '53, tutti i soldati americani erano stati riconse¬ gnati. D'altra parte, non era mai emersa alcuna prova che, tra quelli ritornati, alcuni fossero stati sottoposti a esperimenti del genere. Nei giorni scorsi, però, il senatore Robert Smith, vicepresidente della commissione che si occupa della sorte dei prigionieri di guerra e degli scomparsi, ha reso pubblica una lista di 125 nomi di militari americani catturati in Corea e interrogati dai sovietici, per poi essere trasferiti in Cina. Tutti e quanti i 125 non sono mai tornati. E il presidente della commissione, John Kerry, ha detto di aver raccolto le prove che 133 militari americani catturati durante la guerra del Vietnam vennero poi trattenuti in Vietnam e in Laos dopo lo scambio definitivo di prigionieri dell'aprile '73, a guerra finita. Paolo Passarinl

Persone citate: Consi, Corea Washington, John Kerry, Paolo Passarinl, Robert Smith