Goria: io non piego la schiena

Goria: io non piego la schiena Goria: io non piego la schiena «Dimissioni? No, il giudice vuol assolvermi» ROMA. Goria deve dare le dimissioni? «E' la sola cosa che non dovrebbe fare». Bettino Craxi, interpellato mentre esce dall'aula della Camera, difende il ministro de nella bufera. E lo fa senza mezzi termini, con decisione. Poi Craxi va via. E resta il portavoce, Ugo Intuii, a rifinire il pensiero socialista: «Si è diffusa una curiosa abitudine, quella di chiacchierare un dirigente politico e poi di dire che è chiacchierato per farlo fuori». E il primo a rimanere sorpreso di tanta decisione tra i socialisti è 10 stesso Goria, che può gridare al mondo: «Sto a schiena dritta e a testa alta, convinto che questa speculazione contro la politica si può vincere con la verità». Non ha alcuna intenzione di dimettersi, il ministro, tanto più che lo difende anche quel Paolo Cirino Pomicino che si dice sarebbe rimasto fuori dal governo per la severità di Scalfaro: «E' un fatto vecchio - dice Pomicino -. E' intollerabile che 11 caso sia stato tirato fuori adesso. Mi sembra un attacco sciocco al governo». E' stata la giornata di morte e resurrezione, ieri, per Giovanni Goria. Una mattina infernale, cominciata con la lettura dei giornali: la stragrande maggioranza dei commentatori chiedeva le sue dimissioni; le opposizioni correvano a sparare le loro cartucce sul capo del malcapitato ministro; un intervento dal Quirinale era nell'aria, per salvare il nuovo clima di «moralizzazione» voluto da Scalfaro. E così il ministro, dal suo nuovo ufficio al ministero delle Finanze, ha iniziato l'opera di difesa. Primo impegno: capire che cosa c'era scritto nel fascicolo che lo riguarda, a proposito della bancarotta della Cassa di Asti, e che si trova ancora al ministero di Grazia e Giustizia, in attesa di approdare alla Camera. Lo spiega l'avvocato difensore, Giovanni Dedola: «Il giudice intende procedere e per questo, correttamente, chiede l'autorizzazione alla Camera. Ma attenzione: lui vuole prosciogliere il ministro, non condannarlo». Ecco quindi la seconda mossa: Goria comincia una lunga serie di telefonate al mondo politico per spiegare che la richiesta dei giudici milanesi, contro l'evidenza del primo momento, è a suo favore e non contro di lui. Il neoministro parla a lungo con i big del partito. Sente Forlani e: De Mita. Ma in quésta fase la luce ancora non si vede. E' un Goria demoralizzato, infatti, quello che incontra i giornalisti nel suo studio privato a fine mattinata. «Rischio dice - di entrare nel Guinness dei primati, per essere l'unico ministro nella storia della Repubblica del quale si chiedono le dimissioni a fronte di una richiesta di proscioglimento anziché di accusa». E intanto continua il tiro al bersaglio contro la sua immagine. Pannella: «Se là maggioranza ha adottato questo criterio (di rimuovere i ministri chiacchierati, ndr.), deve valere anche per Goria». Garavini: «E' elementare. Il ministro Goria si deve dimettere». Bossi: «La Lega ìitiene che un ministro inquisito si debba dimettere». Mammì: «Un governo come quello di Amato, nato con precise caratteristiche, ha il dovere di fare luce sulla vicenda». La federazione dei Verdi chiede addirittura di sospendere il vo¬ to di fiducia finché non si chiarisca la vicenda. Sono poche, a questo punto, le voci a suo favore. Soltanto il de Bruno Tabacci, demitiano, lo difende: «Goria ebbe un ruolo positivo, nella vicenda di Asti. Se Goria avesse ricevuto un avviso di garanzia per l'inchièsta di Tangentopoli, le sue dimissioni sarebbero state necessarie. Ma ciò non è». Nell'intervallo di pranzo, finalmente, Giuliano Amato trova il tempo per incontrare il suo ministro. Venti minuti di collo¬ quio, in ima saletta riservata di Montecitorio, dove Goria spiega le sue ragioni. E subito dopo Amato riceve Arnaldo Forlani. Qui il caso ha una svolta. Si attende una dichiarazione di Amato. Ma già intervengono i segretari di partito. E Craxi ha modo di far capire come la pensa. Goria, allora, può tirare un sospiro di sollievo. Nessuno parla più di sue dimissioni dall'esecutivo. Lui intanto conferma che si dimetterà, come da impegni con la de, da parlamentare. Comunque, per chiudere il caso, servirà ugualmente una parola di Amato. Lo chiedono esplicitamente i missini. Interviene anche Valerio Zanone, presidente del' pli: «Leggo di chiarimenti previsti tra Goria e Amato. Prego dunque quest'ultimo di dire in proposito una parola chiara nella sua replica». E Ciriaco De Mita: «Bisogna vedere ben come stanno le cose. Penso che debba decidere il presidente del Consiglio». Francesco Grignettì li ministro delle Finanze Giovanni Goria (foto grande) Qui accanto Paolo Cirino Pomicino

Luoghi citati: Asti, Roma