«Ma come sei grasso»

Boff: Il Vaticano è un pipistrello San Paolo, prima intervista con il teologo brasiliano dopo l'abbandono del sacerdozio Boff: Il Vaticano è un pipistrello «Non l'ho fatto per una donna, è solo un'insinuazione» ~Y1 SAN PAOLO IL Vaticano, come tutti i I regimi autoritari, è come I un pipistrello che non sopporta la luce della verità. E' dal 1971 che sono seguito, interrogato, giudicato e condannato da Roma. Ma nell'ultimo anno la situazione è diventata insostenibile, è stata imposta la censura preventiva a qualsiasi cosa che io scrivessi. Ed è per questo, per poter continuare a lavorare e ad essere libero, che ho deciso di lasciare il sacerdozio». Non riesce a parlare con calma, frate Leonardo Boff. Si accalora, agita le braccia, a tratti alza la voce. Domenica scorsa, un giornale brasiliano ha annunciato che nelle scorse settimane il teologo francescano aveva formalizzato il proprio allontanamento dal- l'Ordine e che, nei prossimi giorni, chiederà alla Santa Sede di autorizzare il suo ritorno allo stato laico. Dopo oltre vent'anni di lotta con le gerarchie vaticane ed i vescovi brasiliani conservatori, alla fine il più famoso dei padri della teologia della liberazione ha gettato la spugna. In poche ore, la notizia ha fatto il giro del mondo. L'abbiamo incontrato martedì pomeriggio, alla presentazione prevista da tempo a San Paolo del suo ulti¬ mo libro, America latina: dalla conquista alla nuova evangelizzazione. Il teologo non si è sottratto alle domande e ha voluto spazzar via l'insinuazione che a motivare la sua scelta fosse la volontà di sposarsi con la sua segretaria, la teologa laica Marcia Miranda. «Certi settori della Chiesa - dice - pensano che alla base di tutto ci sia sempre la presenza di una donna, e così evitano di confrontarsi con le ragioni reali della mia scelta, che mostrano i limiti dell'istituzione ecclesiastica. E' una scelta sordida. Non chiedetemi se mi sposerò e se vorrò avere figli - aggiunge con una battuta -, ne ho già 56: tutti i miei libri». La decisione di abbandonare il sacerdozio, spiega Boff, è stata lo sbocco inevitabile di una situazione fattasi insopportabile. «A partire dal 1971 ho ricevuto decine di carte di avvertimento ed ammonizione - racconta -. Sono stato sottomesso al processo più rigoroso che un teologo possa soffrire nella sua vita: la convocazione davanti al tribunale del Santo Uffìzio, a Roma, per rispondere ad accuse dottrinarie e canoniche. Ho tentato di difendermi come ho potuto, ma nel 1985 sono stato condannato ad un periodo di silenzio di 11 mesi. Poi, è stata imposta una doppia censura ai miei libri, quella dell'Ordine dei francescani e quella dei vescovi, ma almeno potevo pubblicare i miei articoli senza problemi. Ma l'anno scorso mi hanno anche estromesso dalla direzione della rivista deU'Ordine, Vozes, la più antica rivista culturale brasiliana, e hanno imposto una censura preventiva a ogni mio scritto. E dopo avermi obbligato a non dare lezioni di teologia per molti mesi, qualche settimana fa sono stato invitato ad allontanarmi dall'insegnamento per altri quattro o cinque anni. Insomma, mi hanno messo con le spalle al muro. Non posso più andare avanti, ed indietreggiare significherebbe sacrificare la mia dignità». Anche così, a 53 anni, e dopo 28 anni di sacerdozio, lasciare i voti è stato una scelta diffìcile. «Ma non potevo fare altro - insiste Boff, scandendo le parole come a volerle sottolineare -; io sono un teologo e l'arma del teologo è la parola, scritta, insegnata, pubblicata. Se mi si impedisce di scrivere e di parlare rimango disarmato. Un teologo non deve rappresentare la dottrina ufficiale, ma dialogare con la realtà, aprire nuovi cammini. E come non si respira senza aria, non si può creare senza libertà. E quindi, ho deciso di rinunciare ai voti e di allontanarmi dai francescani. Ma non lascio la Chiesa, non la lascerò mai. Cambio di trincea, ma per continuare nella lotta per la liberazione dei poveri e degli oppressi, per dar voce alla nostra cultura e religiosità latino¬ americana. Sono e rimango un teologo cristiano. Ho molti amici, molti compagni di cammino. E come francescano, ho bisogno di poco per vivere». «Nel prossimo novembre prosegue Boff - si svolgerà a Santo Demingo la conferenza episcopale latino-americana. Il Vaticano sta cercando di far tornare indietro la nostra Chiesa, ma credo che alla fine i vescovi daranno ascolto alla voce della gente, sempre più miserabile e senza speranza, e confermeranno ancora la scelta al lato dei poveri. Io farò la mia parte. E per favore, continuate a chiamarmi frate Leonardo: vuol dire fratello, e in Brasile si chiamano così le persone £ cui si vuole bene». Gianluca Bevilacqua Leonardo Boff: «Credo che alla fine i vescovi daranno ascolto alla volontà della gente. Per favore, continuate a chiamarmi frate: vuol dire fratello, e in Brasile si chiamano cosi le persone cui si vuole bene»

Persone citate: Boff, Gianluca Bevilacqua, Leonardo Boff

Luoghi citati: America, Brasile, Roma, San Paolo