Le spie democratiche assediano Bush
Le spie democratiche assediano Bush PRIMARIE E il presidente annuncia il ritiro di tutte le atomiche tattiche fuori dagli Stati Uniti Le spie democratiche assediano Bush Indagini anche sui suoifamiiiari per incastrarlo NEW YORK NOSTRO SERVIZIO La campagna elettorale americana va somigliando sempre più a una «guerra di spie». Ieri si è scoperto che anche il partito democratico ha «assunto» degli investigatori privati per indagare su George Bush, sui suoi figli, sulle sue finanze, alla ricerca di tutto ciò che pòssa in qualche modo risultare un «comportamento scorretto». E questo, proprio nel momento in cui Bush ha segnato un paio di punti consistenti: quello dell ultimazione del promesso ritiro di tutte le armi nucleari tattiche dislocate fuori degli Stati Uniti, e quello riguardante il suo famoso viaggio a Parigi del 1980, in cui avrebbe trattato con gli iraniani il ritardo della liberazione degli ostaggi nell'ambasciata americana di Teheran, per favorire l'elezione di Ronald Reagan. Quel viaggio, ha stabilito la commissione parlamentare d'indagine, Bush non lo ha mai fatto. Su di lui, però, rimane ancora il problema del comportamento tenuto nei confronti di Saddam Hussein fino alla vigilia dell'invasione del Kuwait da parte dell'Iraq. Il presidente ieri ha di nuovo sostenuto di non sapere che i finanziamenti forniti a Saddam Hussein venivano usati per le armi. Ma il problema principale, si diceva, ieri era rappresentato dal fatto che Bush è stato fatto oggetto delle indagini dei democratici. Lo studio da essi assunto si chiama Denton & Samuel, ha sede a Washington e tempo fa, dietro compenso di 30.000 dollari, ha spedito un proprio uomo a indagare sull'affare Silverado, la Cassa di Risparmio di Denver, in Colorado, nel cui fallimento fu coinvolto Neil Bush, figlio secondogenito del presidente. L'uomo che ha materialmente compiuto le indagini ha confessato la cosa al «Washington Post» in cambio dell'impegno a mantenere l'anonimato. Ma il suo mandante, cioè il capo del gruppo «oppo» (abbreviazione di opposizioni del partito democratico, Dan Carol, non solo ha ammesso la cosa ma ne ha addirit- tura rivendicato la legittimità. «Dopo tutto ciò cui abbiamo assistito - è la sua spiegazione - dopo che abbiamo saputo tutto degli ultimi .venti anni di vita di Ross Perot,' tutto degli ultimi venti anni di vita di Bui Clinton, non si capisce perché ciò che ha fatto o fa Bush debba essere irrilevante. Ho cercato assistenza esterna per sapere se l'affare Silverado è stato gestito correttamente, se nei suoi confronti si è seguito un trattamento diverso dalle altre casse di risparmio coinvolte nel crack. E intendo cercare assistenza esterna per verificare tutte le operazioni finanziarie passate di George Bush. E allora?». Non dimentichiamo, dicono altri democratici, la campagna senza scrupoli condotta da Bush nel 1988, in cui il nostro candidato Michael Dukakis risultò uno che proteggeva gli stupratori e un antipatriota. Questa volta, di fronte al gioco pesante di Bush, vogliamo essere pronti. E così la campagna elettorale si incanaglisce sempre più. Mentre sul conto di Ross Perot se n'è sa- puta un'altra (alla conclusione dei suoi corsi all'Accademia Navale fu considerato «immaturo» e «instabile» dai suoi superiori, tanto che ne sconsigliarono l'arruolamento nei ranghi, arruolamento che comunque lui non aveva chiesto), ecco che dal partito repubblicano arriva una risposta piena di indignazione per le indagini volute dal democratici su Bush. «Se qualcuno di noi avesse fatto una cosa simile - ha detto David Teli, capo del gruppo «oppo» repubblicano - verrebbe immediatamente licenziato». Ma quella virtuosa affermazione è subito risultata una bugia. Un'occhiata alla contabilità della campagna repubblicana, infatti, mostra che finora sono stati spesi poco più di 23.000 dollari per pagare le prestazioni di Joe Rodato, che un tempo era al servizio di Ronald Reagan nel campo delle «comunicazioni» ma ora si è messo in proprio e il suo mestiere consiste per l'appunto nel «reperire informazioni». Franco Santarelli
Luoghi citati: Colorado, Denver, Iraq, Kuwait, New York, Parigi, Stati Uniti, Teheran, Washington
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