«Lui ha aggredito il tassista»

«Lui ha aggredito il tassista» Processo per l'omicidio di Gregorio Manfrin, la coppia rischia Peigastolo «Lui ha aggredito il tassista» La ragazza accusa l'amico-killer che nega Rischiano l'ergastolo i due giovani tossicodipendenti accusati di aver sparato in via Reiss Romoli la sera del 12 aprile '91 al taxista Gregorio Manfrin. Giuseppe Detoma, 30 anni e l'amica Patrizia De Santis, di 22, ieri in assise hanno cercato di allontanare lo spettro del carcere a vita. La ragazza, difesa dall'avvocato Fiorella Pastore, ha ammesso molte cose ma ha scaricato tutta la responsabilità sull'amico: «Non sapevo nulla delle intenzioni di Giuseppe e ignoravo che avesse una pistola». Il presunto omicida, difeso dall'avvocato Oliviero Dal Fiume, per la prima volta ha accettato di rispondere alle domande ma solo per precisare: «Non so perché Patrizia mi chiama in causa per questa storia. Io non c'entro». Ad accusare i due c'è però la testimonianza del taxista: prima di morire Gregorio Manfrin ha riconosciuto in fotografia i suoi assalitori: «Mi aggredirono in due alle spalle, lei mi teneva fermo mentre l'altro mi picchiava». Gli imputati sono, due giovani bruciati dall'eroina. Un mese dopo l'aggressione al taxista, Detoma era stato sorpreso con Patrizia De Santis alle 4 del mattino mentre tentava di rubare una Mercedes in via Volta angolo corso Vittorio. In pretura i due avevano patteggiato 3 mesi di carcere. Lo stesso giorno del processo le loro fotografìe furono mostrate al taxista: «Sì, sono loro». Era il 12 giugno: Gregorio Manfrin morì il giorno dopo per un'embolia, conseguenza dell'aggressione. I suoi famigliari si sono costituiti parte civile con gli avvocati Giordanengo e Calieri di Sala. A capo chino, con un filo di voce Patrizia De Santis ha raccontato ieri dei suoi rapporti con Detoma: «Abbiamo avuto una relazione. Vivevamo insieme in una pensione del centro». Drogati entrambi: «Avevamo bisogno di 50 mila lire al giorno per l'eroina». Lei chiedeva soldi al padre e faceva lavori saltuàri. La sera del 12 aprile erano a Porta Susa: «Abbiamo fatto una passeggiata in centro e ci siamo fermati su una panchina vicino alla stazione. Io volevo andare dai miei in via Saorgio per prendere dei vestiti. Giuseppe decise di prendere un taxi, ma prima passò da un amico in via Reiss Romoli. Quando la vettura si fermò Giuseppe afferrò il taxista alle spalle, gli strinse il collo. L'altro reagì. Ci fu una lotta, spingendosi i due uscirono dal taxi. Io ero ferma sul sedile, non sapevo cosa fare. Pensai; di scappare, all'improvviso sentii i colpi. Tornai alla pensione, più tardi arrivò anche Giuseppe». La ragazza si è coperto il viso tra le mani: «Non sapevo che fosse armato. Non so se volesse prendere l'auto o i soldi». Patrizia De Santis è agli arresti domiciliari. Dalla gabbia Detoma ha chiesto di parlare: «E' vero che ho avuto una relazione con Patrizia, ma in quel periodo non ci frequentavamo più. Non so chi era con lei quella sera. Non so perché Patrizia mi accusa». La ragazza ha continuato à scuotere la testa, in lacrime. Ha soltanto 22 anni e un'accusa tremenda sulle spalle. Ha abbassato la testa quando la Corte (presidente Pettenati) ha sentito i genitori del taxista ucciso. Una scena drammatica. Gerardo Manfrin, il padre della vittima, non è riuscito neppure a leggere la formula del giuramento: il dolore, il ricordo del figlio morente l'ha aggredito con violenza, è scoppiato hi singhiozzi. Il processo continua oggi. Nino Pietropinto Il tassista Gregorio Manfrin prima di morire riconobbe in fotografia i due giovani tossicodipendenti Patrizia De Santis 22 anni e, sotto Giuseppe Detoma 30 anni, si sono rivisti ieri mattina nell'aula della corte d'Assise