Quando noi sopravvissuti siamo destati

Quando noi sopravvissuti siamo destati RISPONDE O.4.B. Quando noi sopravvissuti siamo destati G ENTILE signora, l'altra volta lei, mi pare, firmò, ed evidentemente questo le ha portato qualche disagio, così capisco la sua diffidenza a firmare. «In Comune - lei dice - invece non si sa nulla. Un responsabile comunque c'è da qualche parte che se ne infischia del disagio di iù f dll dei più, a favore della potente categoria dei nottambuli, secondo me veri fenomeni se, dopo le ore tolte al sonno e immersi in tal frastuono, alle 7 del mattino già sono in grado di balzare dal letto, lucidi, vispi e distesi per affrontare una impegnativa giornata di lavoro o di studio. I comuni mortali solo di tanto in tanto possono, volendo (dato che dovrebbe essere facoltativo), fare uno strappo alle abitudini e impazzare per un poco. Spero che questa mia lettera, ormai stagionale, cada sotto gli occhi premurosi di qualche "autorità" sensibile "veramente autorevole" in grado di far modificare una volta per tutte certe norme sbagliate e di comodo che autorizzano certuni a recare con poca spesa forte disturbo alla quiete pubblica...». Gentile signora, lo spero anch'io, ma senza illudermi. L'imbarbarimento è ormai tale che riesce difficile immaginare un ritorno indietro, al tempo in cui i vigili si preoccupavano di debellare i cosiddetti «schiamazzi notturni». Ma riesce persino più diffìcile immaginare un'andata avanti in queste città sempre più inquinate non solo nell'acqua, nell'aria, ma anche nei suoni. La generazione delle discoteche, almeno, ha scelto di sua volontà la sordità relativa, probabilmente per i ll'l dli dli mancanza di fiducia nell'ascolto degli adulti, per schifo dei discorsi ipocriti che si continua a fargli, per rifiuto della retorica e della menzogna. Loro hanno scelto e in un certo senso si sono organizzati, si capiscono indipendentemente dalle parole. Ma chi ha un'altra età e mette insieme qualche ricordo del passato si sente ineluttabilmente un sopravvissuto. Oreste del Buono Egregio signor Del Buono, le scrìssi l'anno scorso di questi tempi, e lei gentilmente pubblicò, a proposito del fastidio insopportabile arrecato in estate agli abitanti delle zone vicine al Po dalle esplosioni sonore notturne di musiche fracassone che durano ore, da cui non c'è assolutamente modo di difendersi e che straziano i timpani e i nervi di chi ha il diritto di dormire nelle ore predisposte al riposo. Anche quest'anno vedo far preparativi allarmanti nella zona di corso Moncalierì sottostante il Monte dei Cappuccini. I vigili di zona confermano i sospetti... M.R.S., Torino

Persone citate: Del Buono, Oreste Del Buono, Risponde O.

Luoghi citati: Torino