Per i figli rapiti Sandra Fei il caso all'Onu
Sandra Fei Il caso all'OnuPer i figli rapiti Sandra Fei Il caso all'Onu ROMA. L'odissea di Sandra Fei, giornalista a Canale 5, continua, ma lei non si arrende. Da quando 7 anni fa il marito, un potente imprenditore colombiano, le ha sottratto le figlie non ha smesso di lottare per far valere i suoi diritti di madre. Dopo anni di tentativi mutili della Fei e del nostro ministero degli Esteri, il governo italiano ha sottoposto il caso alle Nazioni Unite presentando una nota verbale di protesta nei confronti della Colombia. Il governo di Bogotà, si legge nel richiamo ufficiale, ha disatteso le convenzioni internazionali che regolano la tutela dei diritti umani fondamentali. E' la prima volta che la diplomazia italiana compie un passo di questo genere. Lo ha sottolineato la stessa giornalista nella conferenza stampa che ha tenuto ieri a Roma. «Se in seguito a questo passo diplomatico - ha precisato la Fei - la giustizia colombiana non risponderà entro i tre mesi previsti dalla procedura, mi rivolgerò al comitato dei diritti dell'uomo a Ginevra». Nell'incontro con i giornalisti Sandra Fei ha ricordato la sua storia. Nel 1981, dopo la separazione dal marito, Jaime Ospina Sardi, firmò un accordo che le dava la possibilità di vedere con regolarità le bambine. Ma si capisce subito che il marito non ha nessuna intenzione di rispettare i patti. Nel settembre dell'1985, a Parigi, Jaime rapisce per strada le bambine, Shani e Maya. La madre non le rivedrà più fino al 1989 quando, grazie all'interessamento dell'allora sottosegretario agli Esteri Susanna Agnelli, le può riabbracciare in un breve incontro. La potenza della famiglia del marito, fratello del ministro dell'Didustria, ha permesso che i diritti di Sandra non venissero rispettati. Nell'ultimo viaggio la giornalista ha chiesto di nuovo che venisse applicata la sentenza del tribunale di Bogotà che sancisce il suo diritto a vedere le bambine. «Ma al contrario - ha detto la Fei - invece di rispettare questa sentenza mio marito mi ha denunciata per calunnia». Aspettando un lieto fine per la sua triste vicenda Sandra vuole costituire un'associazione, a cui sarà dato il nome «Embrace», che tuteli nei casi di separazione fra coniugi di diverse nazionalità i diritti dei minori e dei genitori. Im. e]
Persone citate: Jaime Ospina Sardi, Sandra Fei, Susanna Agnelli
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