Del Turco: amnistia alla Togliatti di Pierluigi Battista

Del Turco: amnistia alla Togliatti INTERVISTA Del Turco: amnistia alla Togliatti «Ai corrotti, per poter chiudere un 'epoca» «METTIAMO UNA PIETRA SU TANGENTOPOLI1» : !Ì$à f ' ROMA. Se i partiti si dimostreranno capaci di una radicale autoriforma; è giusto TJensare Tad un'amnistia per i politici corrotti. Ottaviano Del Turco, numero due socialista della Cgil, lancia la sua proposta dopo che Andrea Parini, segretario regionale lombardo del psi, ha confessato di aver ricevuto, sia pur senza conoscerne la «provenienza illecita», 150 milioni per il suo partito. SuìVAvanti! Del Turco aveva descritto Parini come l'antitesi dello yuppie spregiudicato e cinico. E poco prima della scarcerazione di Parini aveva pubblicamente sottoscritto assieme a Roberto Villetti, Giulio Di Donato ed Enrico Boselli una dichiarazione di solidarietà con il leader socialista della Lombardia. Del Turco, tornerebbe indietro? No, non mi pento affatto. Ancor prima della «confessione» di Parini avevo ricevuto molte critiche dai compagni che giudicavano imprudente quella mia presa di posizione. Ma non ho voluto dar retta ai calcoli della ragion politica. E sebbene consapevole di quanto fossero alte le probabilità di un coinvolgi- mento di Andrea, ho preferito far prevalere le ragioni della coscienza su quelle del calcolo politico. Ancor oggi non considero Parini né un coi rotto, né un corruttore. E trovo impensabile che abbia fatto quello che ha fatto ai fini del suo arricchimento personale. Per questo ho voluto dare un segno tangibile della mia solidarietà. Solidarietà a un politico socialista che ha ricevuto da un democristiano 150 milioni per poi consegnarli alla segreteria amministrativa dei partito? Non immaginavate proprio nulla del genere quando avete parlato dell'arresto di Parini come di «un'incomprensibile e sconcertante vicenda»? No. La mia risposta è no. Lei assolve Parini? Non spetta a me assolvere o condannare chicchessia. Dico però che i fatti di Milano hanno messo in evidenza due tipi di illeciti. Uno che ha per protagonista il «mariuolo», il furfante che ha usato il partito per arricchirsi e per farsi la villa in qualche isola del Pacifico. L'altro tipo di illecito riguarda quelle figure del partito cui i militanti delegano l'onere di far funzionare la macchina. Sono i dirigenti che affittano le sale cinematografiche e gli impianti di amplificazione per le riunioni del partito, che stampano manifesti, che si occupano dei locali delle sezioni. Colossale ipocrisia: nessuno si chiede mai da dove provengano i soldi per fare tutte queste cose. Si dà tutto per scontato, come se quei soldi piovessero dal cielo. E invece spesso quei quattrini sono il risultato di un modo illegale di attingere i fi¬ nanziamenti. Scusi, Del Turco, non starà mica dicendo che di questo secondo genere di «atti illeciti» non se ne debba occupare la magistratura? Per carità. La magistratura faccia esemplarmente il suo dovere. Ma al termine delle indagini si dovrà pure tener conto della differenza che passa tra il costo di una vita da nababbi e il costo della democrazia. Sta forse giustificando le malefatte dei partiti? Nient'affatto. Sto anzi dicendo che il sistema dei partiti non può far fìnta di niente e deve scegliere la strada di una svolta radicale. Solo dando prova di volersi riformare sul serio, i partiti possono sottrarsi a una fine inesorabile. Ma se persino uomini come Parini sono contaminati, non è legittimo che l'opinione pubblica nutra più di un dubbio sulla capacità dei partiti di riformarsi? Certo. Ma i partiti hanno ancora una chance. Aboliscano il voto di preferenza, facciano un sistema elettorale fondato su regole trasparenti nella selezione delle candidature, istituiscano severi sistemi di controllo sulla campagna elettorale dei candidati e sulla provenienza dei finanziamenti, snelliscano gli apparati, garantiscano la limpidezza dei loro bilanci, approvino l'elezione diretta del sindaco. Dimostrino insomma di voler fare sul serio e allora sì che si può chiedere al Capo dello Stato o al Parlamento di chiudere la pagina di questo sistema politico con un provvedimento che sancisca simbolicamente la fina di un'epoca nella quale hanno trionfa¬ to gli ipocriti e i tartufi. Del Turco, sta proponendo nientemeno che un'amnistia per i politici coinvolti negli scandali? Non sono un giurista, e quindi non voglio scendere in dettagli tecnici. So solo che se i partiti daranno concreta prova di rinnovamento e ristabiliranno un clima di fiducia, allora ci sarà bisogno di un nuovo Togliatti. Intendo il Togliatti ministro di Grazia e Giustizia che nel '46 con grande coraggio seppe andare controcorrente e proporre un provvedimento che avrebbe fatto storia (l'amnistia ai fascisti, ndr). Auspico un provvedimento che dia il senso della chiusura di un'epoca. E i fatti di questi giorni dimostrano che è definitivamente finita l'epoca del grande «compromesso storico» tra il sistema dei partiti, il sistema giudiziario e il sistema economico-finanziario che ha dominato il dopoguerra. Lo dimostra il conflitto che'è esploso tra magistratura e partiti. Ora è arrivato il momento di un nuovo equilibrio. Vuole spiegarsi meglio? I partiti diano le prove della loro autoriforma, riconoscano senza riserve mentali la piena autonomia della magistratura. In cambio i giudici diano prova che il perseguimento dei singoli non si trasformi in un processo alla politica. Senza dimenticare che nel referendum sulla ì esponsabilità civile dei giudici, 1*80 per cento degli italiani ha votato contro i magistrati. Del Turco, non è che con questo discorso lei vuole annacquare le responsabilità dei partiti? Guardi che il nodo aggrovigliato dei fatti milanesi non si può eludere. E considero un colossale errore, non solo di Craxi, ma anche di Formica e De Michelis, quello di dare tutta la colpa alle F.O.D.R.LA. Le F.O.D.R.I.A.? Sì, quelle che un tempo si chiamavano le «Forze Oscure Della Reazione In Agguato»: il formidabile alibi usato dalla sinistra per giustificare le proprie sconfitte. Il mio partito guarisca dalla «sindrome del complotto» e affronti di petto la realtà sconvolgente: la gente non ci ama più. E bisogna fare qualcosa per riconquistare il suo amore, altrimenti sono guai. Ricorda la storia del pifferaio magico? Il pifferaio riesce a portarsi via i topi ma la gente del villaggio non vuole pagare il conto. Allora il pifferaio si fa seguire dai bambini, che finiscono per morire come i topi. Adesso il pifferaio ha riempito le prigioni dei topi che hanno infestato la politica. Se non paghiamo il conto, finirà male per il villaggio dei partiti. Pierluigi Battista «Provvedimento da prendere dopo che i partiti politici avranno saputo rinnovarsi e riconquistare la fiducia» Ottaviano Del Turco lancia una proposta destinata a far discutere. A fianco il segretario del psi Bettino Craxi. Sopra a sinistra Palmiro Togliatti

Luoghi citati: Lombardia, Milano, Roma