Povera Italia, che fatica

Povera Italia, che fatica Basket: nel torneo preolimpico battuta la Cecoslovacchia Povera Italia, che fatica Gamba è salvato da Brunamonti SARAGOZZA DAL NOSTRO INVIATO Due punticini per l'Italia, sofferti fino all'ultimo, rimessi in carniere nel minuto finale quando per fortuna toccava a Brunamonti, vaccinato contro l'epidemia di paura, andare in lunetta e punire l'estrema rimonta ceca (78-74). Una vittoria che non rassicura sul futuro e sulla consistenza della squadra, ma che incrementa la classifica azzurra, l'unica cosa che ancora conta. La strada per Barcellona è sempre difficile, dopo che ci siamo masochisticamente ingegnati a costruire trabocchetti sul nostro percorso, ma non mancano i segnali che la sorte ci guardi con occhio benevolo. Così, se non ridiamo per la nostra vittoria, sorridiamo di più quando la Germania-spauracchio gioca con estrema sufficienza e va anch'essa.ko con la Slovenia, sempre modesta ma galvanizzata dai risultati insperati e trascinata da Zdovc. Tutto sta ora nel saper approfittare di questa situazione di incerto equilibrio. Sapevamo che il ko inflittoci dagli sloveni avrebbe lasciato duri segni su giocatori che certo non sono dei cuor di leone, ma quelli che vagavano in campo all'inizio, in un palasport semideserto, parevano autentici zombi. Soltanto una Cecoslovacchia ingenua e fragile poteva restituire vita a una squadra che continua a mancare di personalità e a giocatori che, al contrario di tutti i rivali, sembrano considerare 1' Olimpiade non un traguardo ma un inevitabile, fastidioso ostacolo verso le sospirate vacanze. Da far pensare che qualche azzurro invidi gli spagnoli, in sciopero e, a parole, pronti a disertare Barcellona se la Lega iberica non recederà dall'apertura al terzo straniero per club. C'erano gli strappi del sempre volonteroso Bosa a portarci avanti, ma oltre ai pochi spettatori che ci fischiavano (Pittis è un bersaglio fisso; gli unici applausi per Fucka e Riva quando... asciugavano il parquet), anche gli arbitri parevano volerci punire: terzo fallo a Vianini (schierato in quintetto con Rusconi, a spese di Pittis) non appena Ciccio cominciava a prendere confidenza. Ma neppure con un repertorio da ispirare un «Mai dire canestro» alla Gialappa's gli azzurri potevano evitare di andare avanti 37-21 al 15'. Poi il grande sonno: un parziale di 10-24 in 9', a cavallo dell'intervallo, ed era il terrore. Maticky imperversava sotto canestro, Hruby rubava palle preziose e l'Italia non aveva più testa né con Gentile né con Bruna- monti. Occhi sbarrati dalla paura, palloni scaricati frettolosamente come per liberarsi da un peso, e sguardi increduli e ironici dei colleghi stranieri: era proprio quella l'Italia? Quella che non trovava punti dai lunghi, che sbagliava contropiedi già fatti con Pittis, che in lunetta pareva affetta dal tremore? Sì, ed ecco i cechi arrivare a tre punti (74-71), a 55" dalla fine, finché l'esperienza di Brunamonti ci levava dai guai. Resta la paura. Quel timore di sbagliare che ora ammette anche Gamba, il citi che, forse per proteggere i suoi, ha visto un'altra partita, «più che decente per i primi 15', con un buon primo tempo di Gentile oltre a un egregio Bosa», e che crede ancora «che la squadra si possa sbloccare: ho gente esperta, vedo molto impegno». Ma sarà fondamentale battere oggi la Csi di Volkov, per il quale Reggio Calabria ha pronto un assegno da 4 miliardi (per tre stagioni). «Una partita chiave - dice Gamba - contro una squadra versatile, capace di giocare con cinque uomini sul perimetro e scegliere di attaccare sul difensore meno valido». Una Csi che non ha più l'interminabile batteria di giganti di una volta, aggiungiamo. Una squadra da battere, assolutamente. Per l'Itaha di ieri, impossibile. Ma oggi è un altro giorno. Guido Ercole