La politica mangia pastasciutta con l'astro rinascente Funari

La politica mangia pastasciutta con l'astro rinascente Funari r- TIVU'&TSVU' La politica mangia pastasciutta con l'astro rinascente Funari QUASI tre milioni di telespettatori hanno seguito l'altra sera ^Edicola» speciale di Funari, in prima serata su Italia 1. Non è tantissimo, ma nemmeno poco: si può dire che l'esperimento abbia funzionato. Su Funari, che veniva considerato fino a poco tempo fa un esempio del modo peggiore di fare televisione, si sta in questi giorni riversando una violenta tempesta riabilitativa. Pare che i suoi denti e le sue parole spicce comincino a piacere anche, forse soprattutto, agli intellettuali. La politica spiegata al popolo. Scriveva però domenica Roberto D'Agostino sull'«Unità»: «L'informazione politica in tv di Vespa e di Biagi, di Curai e di Minoli, è stata colpita e affondata da una precipitosa senilità con l'arrivo del Santoro alle vongole (...). Lo stile "funarimbolico" è flagellato dall'opportunismo romano-caciarone, un "Vieni avanti, Pasquino" che srotola un catalogo illustrato del populismo da bar, breviario televisivo della demagogia da tram (...). Lisciando il pelo ai vizi italiani, Funari ha dato una riconoscibilità allo spettatore medio, la bocca aperta sul cortile di casa e una vera e propria incarnazione del Telepaese sommerso». E certo che piace, certo che viene ascoltato, certo che i politici, sempre e naturalmente alla ricerca di pulpiti e di tri- bune, partecipano volentieri al suo programma. Dando l'impressione di non volersi soltanto fare pubblicità, non soltanto giustificarsi imbrogliando le carte, ma di accettare per una volta di spiegarsi davvero. Non si può negare che Funari riesca a far parlare come mangiano (rubrica di «Cuore») la maggior parte dei suoi ospiti. Non si può negare che il suo linguaggio, così chiaro e popolare, talvolta sgrammaticato, comunque comprensibile, riesca a far presa sul pubblico, male abituato da decenni di lontanissime circonlocuzioni politiche. Chi l'avrebbe mai detto, che il compito di chiarificatore d'Italia sarebbe andato al conduttore di «A Boccaperta», rissosa trasmissione un tempo odiata. Non c'è da stupirsi, tanto meno da scandalizzarsi: lui è semplicemente, banalmente, lo specchio dei tempi. Non possiamo far colpa a uno specchio di riflettere le immagini che gli si parano davanti. Potremmo coprire lo specchio con un panno nero, potremmo mettere il ritratto nella camera chiusa come Dorian Gray: ma non cambieremmo la realtà. Che è, anche, quella di Funari. Ed è anche quella di Gianni Ippoliti, che ha ripreso l'altra sera su Raitre il suo «Non è mai troppo tardi», le parole del vocabolario rivisitate da personaggi pittoreschi. «Immane» è una cosa che si ha in mano, la «falda» è una lotta che si fa al Sud, l'ha detto Sgarbi, «additivo» è uno che si deve adattare, «caparbio» è la spiaggia dove vanno i deputati. Può essere divertente, ascoltare queste stupidaggini. Ma può anche infastidire. Perché delle due l'una: o Ippoliti prende in giro i suoi «allievi», la cui ignoranza viene senza pietà usata per farci ridere; oppure prende in giro noi che stiamo ad ascoltare. Ah, i conduttori tv: l'unica soluzione è non prenderli mai troppo sul serio. Alessandra Co mazzi zzi | Gianfranco Funari

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