La baronessa Thatcher già bacchetta l'Europa di Paolo Patrono

La baronessa Thatcher già bacchetta l'Europa GRAN BRETAGNA Oggi chiederà un referendum su Maastricht, dura replica di Major: un espediente da dittatori La baronessa Thatcher già bacchetta l'Europa Esordisce alla Camera dei Lord in ermellino e tricorno: che caldo LONDRA DAL NOSTRO CORRISPONDENTE Emozionata certo un poco. Accaldata di sicuro: ieri, in una afosa giornata estiva, Margaret Thatcher ha fatto il suo ingresso alla Camera dei Lord ornata del tradizionale mantello rosso di velluto con punte di ermellino e un curioso tricorno in testa. E c'era il pienone in tribuna, a Westminster, per assistere a questo «battesimo» della neobaronessa di Kesteven, assoggettata al rituale e alla pompa ultrasecolare sotto l'occhio divertito, impertinente di decine e decine di ex colleghi parlamentari che avevano preferito disertare la seduta ai Comuni pur di godersi quello spettacolo. Appesantita da un abito da cerimonia «troppo ingombrante in una giornata così calda», come si è lamentata subito, la baronessa Thatcher scortata dai due «padrini» ha compiuto la tradizio¬ nale passerella, si è inginocchiata dinanzi al presidente dei Pari, ha letto la formula del giuramento suggellato dal consueto «Iddio mi aiuti». Ma in realtà dell'aiuto divino ne ha bisogno semmai John Major, il suo successore, che dopo aver vinto sorprendentemente le elezioni ha avuto adesso l'ardire di contraddirla sull'Europa. Perché la baronessa Thatcher dopo aver volontariamente rinunciato a tornare in Parlamento non intende affatto lasciarsi «ingabbiare», «esiliare» alla Camera dei Lord. E domani sparerà la prima salva contro il governo nel dibattito sulla politica europea reclamando un referendum popolare su Maastricht, come avvenuto in Danimarca, in Irlanda e prossimamente anche in Francia. Ma Major glielo nega, perché teme brutti scherzi da parte dei suoi connazionali, in maggioranza di tiepidi sentimenti comunitari. Il giovane premier preferisce infatti controllare il dibattito sulla ratifica del trattato di Maastricht mantenendolo nelle strettoie parlamentari, fidando sulla disciplina di partito. Ma sono tempi agitati anche qui, i conservatori sembrano tentati dal malvezzo italico dei «franchi tiratori», delle lotte intestine e sotterranee. Major deve fronteggiare perciò una fronda agguerrita di almeno una trentina di euro-scettici capaci di mandare in crisi il governo e di infliggere una pesante umiliazione al suo leader se davvero tutti voteranno contro Maastricht nel dibattito procrastinato fino all'autunno. I «ribelli» guardanno alla neobaronessa Thatcher come alla loro bandiera contro «i burocrati centralizzatoli» di Bruxelles e chi tiene loro ambiguamente bordone a Londra. Major ha reagito con durezza e ieri in Parlamento, alla vigilia dell'inizio della presidenza inglese della Cee, ha criticato il progetto referendario della Thatcher definendolo «un espediente da demagoghi o dittatori». Una sciabolata sferzante alla quale la neobaronessa Thatcher replicherà domani. Con gli inglesi pronti a godersi lo spettacolo: perché dopo l'arrivo della Thatcher e dei suoi ex ministri Ridley, Tebbit, Lawson, Howe, la derelitta Camera dei Lord si è trasformata di colpo nella tumultuosa «sala del governo in esilio». Major ha tutto da temere perché la Thatcher non si sente affatto pensionata. E il governo rischia di salvarsi con mezzucci poco ortodossi, come il sollecitato appoggio di almeno una sessantina di deputati laboristi che, per amore dell'integrazione europea, sembrano disposti a saltare in occasione del voto su Maastricht sopra il pericolante carro del governo conservatore. Paolo Patrono

Luoghi citati: Bruxelles, Danimarca, Europa, Francia, Gran Bretagna, Irlanda, Londra