PRIMA DI BORGES

PRIMA DI BORGES PRIMA DI BORGES «Museo del romanzo della Eterna» Macedonio Fernàndez tra sogno e amore THB "V"UOVO e singolare il VBL I romanzo di Macedo- I m ! n'° Ferr,àndez dal ti! tHi I t0*0, anch'esso abbaI |9 I stanza singolare, I hB| Museo del romanzo | |KJ della Eterna (Primo oH romanzo bello), apI vB Pena pubblicato in Jk. V Italia (a cura di Fabio Rodriguez Amava, con un saggio di Jorge Luis Borges, trad. di Giovanna Albio, Paola Argento, Martha Canfield, Fabio Rodriguez Amaya, Cesco Vian). La pianta della vita Tutt'altro che ignoto, invece, il nome dell'autore, da sempre considerato e alluso come il leggendario «maestro di Borges». Nell'opera di Borges Macedonio Fernàndez compare qua e là, ricordato come influenza determinante durante la giovinezza e poi, presenza viva anche nelle interviste più tarde. E proprio nell'Antologia della letteratura fantastica, pubblicata nel 1976 da Borges, Silvina Ocampo e Adolfo Bioy Casares, si trova, di Macedonio, un bellissimo e anche poetico racconto intitolato Tantalio, e fondato, secondo l'ammissione dell'autore, sull'assioma: «Il mondo ha un'ispirazione tantalica». Tantalica, nei suoi sforzi, almeno così si deduce, è la vicenda della coppia che si unisce, si separa e poi si riunisce seguendo la vita e la cura di una piantina di trifoglio. La piantina diventa il banco di prova della vita, perché, come dice l'uomo che alla fine strapperà la piantina stessa, .«tuttp ciò che desidera un trifoglip.e tutto ciò che desidera un uomo gli è offerto e negato». E, tuttavia, poiché il «rumore opaco della piantina strappata» è stato percepito, sia pure da lontano, dalla donna, la morte del trifoglio diventa l'occasione per un «gran pianto liberatore» che riporta alla pienezza dell'amore. In un'altra antologia, italiana questa, e pubblicata vent'anni fa da Marcello Rovoni presso Garzanti, Le mappe immaginarie, Macedonio figura, in mezzo ai tanti latinoamericani creatori del fantastico, dell'immaginario, dell'insolito, con una vicenda altrettanto curiosa, ma basata, invece, sulla memoria. La Chirurgia psichica di estirpazione prospetta infatti la storia di un fabbro al quale era stato tolto il senso della futurità ancorché gli avessero lasciato, per prudenza, «una rimanenza anticipata di otto minuti di futuro». Conseguenza: morì «in stato di sorriso» perché «il suo molto presente, il suo nessun futuro, il suo doppio passato, non gli tolsero, nell'ora deserta, la gioia di a ver vissuto». E' questo giocatore della vita e della morte, del tempo e delle cessazioni del tempo, sempre però in una sorta di trionfo del sogno e dell'amore, che Borges incontrò nel 1921, quando, dopo anni di assenza, tornò a Buenos Aires, carico delle concezioni e delle esperienze ultraiste conosciute in Spagna. Macedonio Fernàndez era stato compagno di scuola di suo padre: «Tra tutta la gente che ho conosciuto nella mia vita... nessuno mi ha fatto una così profonda e durevole impressione. Macedonio, una figura minuscola con una bombetta nera in testa, ci stava aspettando sulla Darsena Norte, e io ereditai da mio padre la sua amicizia... Prima di conoscere Macedonio ero sempre stato un lettore credulone... Il principale vantaggio che mi derivò dalla sua amicizia fu quello di imparare a leggere più scetticamente... Il suo genio sopravvive in poche soltanto delle sue pagine; la sua influenza era di natura socratica». L'ammirazione di Borges è soltanta.^np.-degli aspetti attraversi) ì quali si de'fmisce, o, meglio, nasce, come dice Fabio Rodriguez Amaya, curatore del Museo del romanzo, questo maestro argentino. La nascita vera è del 1874 (morì nel 1952), a Buenos Aires, porteho, «di ascendenza, materia e potenza ispanica», come dice lui stesso. Ci sono poi altri indizi circa la predilezione per la metafisica, la psicologia e l'estetica del romanzo. C'è la laurea in giurisprudenza e l'avere poi abbandonato la professione quando conosce Horacio Quiroga, Uruguay ano, e si dà al giornalismo e fa parte della rivista Martin Fierro. Si sposa con Elena de Obieda, nel 1921, e rinasce, e torna a morire quando muore lei. Un'opera allucinata Sono indicazioni che, davanti a un oggetto di avanguardia, un'opera di rottura nei confronti delle regole rigide di composizione, qual è il Museo del romanzo, valgono fino a un certo punto. Opera aperta, allucinata, fondata su una nuova estetica e una concezione del romanzo che vede i personaggi (veri) «che si uniscono per leggere un altro, in modo che essi, lettori/personaggi, lettori dell'altro e personaggi di questo si moltiplicheranno incessantemente». Un'altra fusione, più importante, sul piano della vita e della morte, è la necessità di scrivere, in fatto di romanzi, «l'ultimo brutto» e il «primo bello», uno tradizionale e l'altro eversivo, il che introduce alla Romanzistica, che, per Macedonio, era sempre letteratura seria e di passione. Sono propositi che portano indietro a un clima, un'epoca: Joyce, Pirandello e, in avanti, portano invece a Cortàzar e anche, ma soltanto come stimolo socratico, a Borges. Ma di Macedonio, e appassionante, nel tuonare di intenzioni e nel proliferare di prologhi, rimane la metafisica dell'amore «che mentre evoca il Nulla lo nega». Angela Bianchini Macedonio Fernàndez Museo del romanzo della Eterna (Primo romanzo bello) H Melangolo, pp. 348, L. 34.000 Macedonio Fernàndez e ima foto di Buenos Aires Anni 20

Luoghi citati: Buenos Aires, Italia, Spagna, Uruguay