BERLUSCONI Italiani vi farò leggere

BERLUSCONI Italiani vi farò leggere BERLUSCONI Italiani vi farò leggere AMILANO H, il futuro di noialtri lettori e non lettori si giocherà qui, tra le carpe di Niemeyer, pianeta Mondadori. Temporali di televisioni attendono i libri. Lampi di pubblicità. Danè. Berlusconi nella sua prima convention al bottegone di Segrate ha messo mano al portafoglio per conquistarsi il cuore dei librai convenuti in numero di 250. Ha promesso: «Tempo tre anni, raddoppieremo il mercato del libro in Italia». Scherza? Ma no. Capacissimo di prendere il campicello dove oggi crescono gli stentati 806 miliardi di fatturato, sbancare i terrapieni e zappare, zappare, fino a veder crescere due lettori al posto di uno. Per cominciare, annuncia il miracolo della moltiplicazione che compirà tra settembre e dicembre. Altri si sono occupati di pani e pesci (carpe), lui no, si occupare di titoli-campione. Ne sceglierà dodici e a ognuno inietterà un miliardo tondo in spot, per vedere l'effetto che fa. Un esperimento, dicono i suoi colonnelli, per controllare come regisce il mercato dove vaghiamo, in sonno, noi lettori forti (7 italiani su cento), noi lettori debolucci (43 italiani su cento), noi non-lettori (50 italiani su cento). Insomma il popolo italiano tutto. Già perché l'obiettivo di Berlusconi, che ha conquistato quasi il 90 per cento della Mondadori e il 49 della Einaudi e in Italia pubblica un libro ogni quattro in circolazione, è una sveglia generalizzata: avanti marsh, comprare e leggere. Gli autori nicchiano Leggere cosa? Il dottore non è entrato nei particolari, ma agli scrittori ha strizzato l'anima, sempre in quella notte ventosa di convention, e a Consolo, Frutterò e Lucentini, Pontiggia, Bocca, Volcic, Cardella, ha esclamato: «Dateci dei buoni libri! Soffrite, amate, viaggiate, stracciate le bozze, riscrivete, ma dateci qualcosa di buono da leggere». Ma gli autori per il momento nicchiano, di fronte a tanto appello. Tranne l'aureo e mondadoriano Busi, che quella notte non c'era («Stavo a Londra a presentare i miei libri tradotti, perché?»), e perciò parla: «Carino il Berlusconi, gli auguro tutte le fortune. Anche se temo che la materia prima, gli scrittori, sia la vera assenza. I soldi servono e non servono. Vedremo. Io ci sono, e questo dovrebbe bastare. Ma si scordino di giudicare i miei libri. Si accontentino di pubblicarli. Ho impiegato tanto a diventare principe di me stesso che non accetto più esami». E apre una lunga parentesi su di sé medesimo, ovvio - che vale la pena di riassumere: «Prenda il Calasso, quello di Adelphi: pretendeva di legge- re il mio libro di viaggi australiani, titolo Cazzi e canguri, prima di pubblicare. Eh, no! Busi si prende a scatola chiusa. Perciò l'ho dato a Mondadori, mio editore naturale, che lo farà ottimamente. Le riassumo la tra riassumo la trama? Il libro è bello, il Paese bellissimo, i canguri pochi». Chiusa parentesi. La strategia di Berlusconi non saltella, non cangureggia, andrà dritta allo scopo. Il punto di partenza è questo: colpo d'occhio di Gianni Ferrari, direttore editoriale Mondadori: «In Italia l'offerta dei libri è da Paese europeo evoluto. La domanda, da sottosviluppo. Se disegnassimo il mercato ci troveremmo di fronte a un mostro: testa enorme, gambe esilissime». Dunque agire sulle gambette, cioè sui non lettori. Numeri. Circolano, ogni anno, 150 milioni di copie libro, territorio di caccia abituale per 3 milioni di persone, territorio occasionalissimo per 18 milioni, territorio sconosciuto per tutti gli altri (grosso modo una ventina di milioni di adulti). Dunque: se accendiamo i riflettori, se puntiamo le telecamere, se, insomma, trasformiamo quel deserto di carta in un luogo abitabile, con mappe, parole, spiegazioni, esortazioni, appeal e convinciamo i renitenti a passeggiarci dentro, il gioco è fatto. Tanto semplice da chiedersi: perché non è stato fatto prima? Risposta altrettanto semplice: non c'erano le sinergie con la tv. Non c'era la grana. Ma soprattutto non c'era lui, il dottor Silvio. Marco Polillo, direttore generale libri Mondadori, dice così: «Nessun editore poteva permettersi di in¬ vestire molti soldi in televisione. Era un azzardo, visti i conti risicati. Nell'era preBerlusconi, si è provato a studiare campagne istituzionali sul prodotto libro: tanti editori, tanti soldi, beneficio per tutti. Invece no, le campagne non sono mai partite per piccoli e grandi disaccordi». Briciole di miliardi Quello degli editori, costretti a spartirsi briciole di miliardi, è un mondo elettrizzato da alti tassi di litigiosità, invidie, incompatibilità. Chiaro che Berlusconi, portandosi televisioni e buoni propositi in tasca, è pronto ad aprire una nuova era. L'era dei libri belli, visibili e accessibili (che li riguarderà in generale, quelli Mondadori in particolare). Spiega Polillo: «Belli, perché non vogliamo rinunciare alla qualità. Visibili perché abbiamo la televisione. Accessibili perché copriamo tutte le fasce di lettura». Momento: Berlusconi vorrà pure fare il bene del mondo, ma già che c'è conta di raddoppiare il suo. Alla convention ha promesso di portare il gruppo (oggi a quota 26 per cento di mercato) al 40 per cento in tre anni: «Obiettivo più che plausibile», conferma Polillo. E pure Franco Tato, l'amministratore delegato, ha già avuto occasione di dire che le cose vanno benone: incremento del 15 per cento nei primi quattro mesi del '92. Ma la telepubblicità basterà a compiere il miracolo? Berlusconi vuole fare di più, molto di più che spendersi un caricatore di spot. Vuole infilare i libri nei telegiornali veri (da autunno) e in quelli quasi veri come l'imminente «Tg delle vacanze» (da lunedì prossimo, Canale 5, cinque giorni alla settimana). Siparietto affidato a Francesco Salvi, l'uomo del mento, che griderà i suoi consigli/sconsigli da una discarica, luogo altamente simbolico: «Dirò: mi piace! non mi piace! Faccio vedere la copertina, poi butto via». Ugualmente estremista sarà l'anti-«Babele», che ha in mente Gene Gnocchi per Italia 1, titolo: «Non l'ho letto e non mi piace», numero zero pronto a settembre. L'ideaprima era allestire lo studio in un cesso: scartata. Dice Gnocchi: «Tante polemiche prima ancora di partire con il programma, mi hanno insegnato che il sottomondo degli scrittori è permaloso assai. Calma. Sarà una trasmissione faziosa, ma con i piedi di velluto. Ho in mente uno spottino su Citati, modello pasta Barilla. Per il resto mi occuperò il più possibile di libri di qualità». Curioso che tocchi ai comici parlare di cultura in televisione. Davvero i professori sono così noiosi? Davvero gli scrittori sono così inascoltabili? Persino l'alta Raitre, il prossimo anno, arruolerà Gianni Ippoliti a fortificare l'educatissima «Babele» di Augias. Assortimento e distribuzione Torniamo ai miracoli del dottor Silvio che in venti minuti di parole, alla convention dell h la nuova era, ha fatto innamorare i librai (per metà finiti in coda a stringergli la mano e chiedere l'autografo personalizzato). Le altre parolette chiave della strategia mondadoriana saranno: assortimento e distribuzione. Significa che sempre più la di titli ià l p pproduzione di titoli coprirà le diverse fasce di lettura, diciamo così dai bambini ai filosofi, dal maestro D'Orta ai poeti dello Specchio, dai manuali di cucina al prossimo Calvino raccolto per i Meridiani. E significa che i libri verranno stampati-distribuiti in tempi molto più rapidi, seguendo le sollecitazioni del mercato. Spiega Ferrari: «Pensiamo di informatizzare la rete delle librerie, di avere notizie sulla vendita dei libri in tempo reale e dunque rallentare o accellerare la stampa». Cosa che assomiglia molto alla strategia che Benetton ha applicato ai suoi maglioncini: incrementare la produzione di modelli (e colori) più richiesti, rallentare i prodotti che non funzionano. Ma i libri sono maglioncini? La nuova strategia super industriale non finirà per penalizzare quelli buoni? In Mondadori (ovvio) negano. Gli editori concorrenti (ovvio) tremano. E gli autori (per il momento) aspettano. Tranne il solito Busi: «Qualità dei libri? Ma mi faccia il piacere. Dia un'occhiata alle classifiche. In testa, quando manco io, c'è solo robaccia. Sarà così anche in futuro. Sa dov'è l'errore? Che parlare di libri in generale non ha senso, è come occuparsi di cellulosa e inchiostro, chi se ne frega? Bisognerebbe parlare di letteratura, libro per libro, il resto è mercato. Quello dei polli». Esagerato. Pino Corrias Uobkttwo: raddoppiare i lettori e il fatturato dell'editoria nazionale, fermo a 806 miliardi A destra: Silvio Berlusconi Sotto: Gene Gnocchi (curerà per Italia 1 l'anti-«Babele») e Marco Polilto, direttore generale libri Mondadori Sopra, a destra: lo scrittore Aldo Busi Qui a fianco: Salvi e Jppoliti

Luoghi citati: Italia, Londra, Segrate