Gli ingegneri chimici «No all'inquinamento» di Gianni Bisio
Gli ingegneri chimici «No all'inquinamento» Quattro giorni a Torino 450 esperti di 52 Paesi Gli ingegneri chimici «No all'inquinamento» Le menti della chimica industriale, sia della ricerca che della produzione, provenienti da tutto il mondo, sono riunite da ieri a Torino per il 12° Iscre, congresso internazionale di ingegneria delle razioni chimiche, riunione che si tiene ogni due anni alternativamente in Europa e in America. Oltre 450 esperti di 52 Paesi si confrontano per tre giorni a Torino Esposizioni sulle tecnologie dei reattori chimici, cuori e cervelli dei processi industriali, per limitare al massimo i danni all'ambiente, ridurre i costi e ottimizzare la resa di energia. La scelta di tenere il simposio in Italia, e in particolare a Torino, è derivata dalle sponsorizzazioni della Fiat, della Montedison, della Tecnimont, dell'Enichem e di altri colossi dell'industria. L'idea, nata a Basilea nell'88 e confermata a Toronto nel '90, è stata concretizzata dall'opera del professor Agostino Gianetto, ordinario di impianti chimici al Politecnico di Torino, che presiede il simposio insieme con Amilcare Collina, amministratore delegato della Novamont, e Giuseppe Sironi, presidente dell'Istituto Donegani di Novara. Spiega il professor Gianetto: «Si tratta di un confronto biennale sulle possibilità del reattore chimico, che è alla base di qualsiasi impianto. Lo stesso motore dell'auto che usiamo tutti i giorni è un reattore a fiamma. In queste riunioni si sviluppano sia gli aspetti teorici sia quelli pratici, perché sotto il tetto dell'Iscre si confrontano i responsabili della ricerca degli istituti universitari e statali con gli uomini dell'industria alle prese con i problemi dei materiali, del grande consumo, della chimica fine e della lotta all'inquinamento». La preparazione è lunga: per il simposio di Torino sono stati esaminati in 4 anni 470 lavori provenienti da 52 Paesi e ne sono stati selezionati, per la discussione, 125, pubblicati dalla Pergamon Press, editore dell'Università di Oxoford. Il volume, mille pagine, è una «suinma» del sapere sulle reazioni chimiche. «Il nostro desiderio - spiega il professor Gianetto - è operare insieme per sfatare la brutta nomea degli ingegneri chimici accusati di "sporcare l'ambiente". In realtà noi lavoriamo per inquinare il meno possibile: non bisogna dimenticare che senza l'ingegneria chimica la società tornerebbe all'età della pietra e il mondo si fermerebbe». Il simposio proseguirà giovedì con un forum dedicato ai giovani ricercatori (ne sono iscritti 100 provenienti da atenei e industrie di tutto il mondo) per creare fra loro utili «ponti di conoscenza» tra università e centri di ricer¬ che per una futura cooperazione scientifica al fine di «evitare la sovrapposizione delle scoperte» e abituare i giovani ad esprimersi. Ieri si è incominciato con una relazione di K. L. Westerterp, della Twente University, sui reattori multifunzionali che consentono anche la separazione e la diffusione di prodotti più selezionati. Il capo del Servizio sviluppo processi della Basf, B. Blumenberg, ha parlato della modifica dei cicli operativi per ridurre l'jinquinamento ambientale, e G. F. Froment, dell'Università di Gand, ha illustrato i trattamenti in temperatura per modificare la composizione chimica dei prodotti petroliferi ed ottenere nuove materie prime per le plastiche sintetiche. Nel pomeriggio il lavoro si è sviluppato in varie sezioni e a sera gli intervenuti si sono ritrovati al Regio per un recital del baritono Paolo Coni. Gianni Bisio «Senza le nostre ricerche il mondo si fermerebbe e torneremmo all'età della pietra» Il professor Agostino Gianetto ordinario di impianti chimici del Politecnico, presiede il simposio torinese
Persone citate: Agostino Gianetto, Amilcare Collina, Blumenberg, Froment, Gianetto, Giuseppe Sironi, Paolo Coni
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