Azzurri, una figuraccia

Azzurri, una figuraccia La Slovenia è la Corea del basket: Barcellona s'allontana Azzurri, una figuraccia Squadra senza grinta e senza gioco SARAGOZZA DAL NOSTRO INVIATO La Corea stavolta è arrivata davvero per il basket azzurro. Si chiama Slovenia, un Paese neonato, due milioni e mezzo di anime, più o meno come Milano. Ha raccolto i suoi pochi, orgogliosi talenti e li ha mandati qui a battersi per la nuova bandiera. Tre o quattro nomi conosciuti (Zdovc, Alibegovic, il vecchio Vilfan e mettiamoci Daneu, per le glorie raccolte dal padre), gli altri pressoché ignoti. Eppure sono bastati per strapazzare (9178) un'Italia ricca di abitanti.e soldi, ma non di carattere, incapace di reagire in campo e fuori. Grinta invece ne ha da vendere Jure Zdovc, l'ex straniero della Virtus che Bologna non ha saputo apprezzare fino in fondo. Ha trascinato i verdi, rendendo impenetrabile la difesa e guidando l'attacco ai ritmi prediletti fino a quando non trovava il varco per affondare le coltellate dei suoi tiri o assist geniali. Giusto sia stato lui il grande protagonista nel giorno in cui gli assi della Nba hanno dominato la scena (Volkov, 30 punti e 13 rimbalzi nella Òsi contro i ceki, e Schrempf 29 punti e 14 rimbalzi per la Germania contro Israele, poi Marchulonis e Petrovic nella grande sfida Lituania-Croazia). A picco invece gli azzurri, se si esclude un grande secondo tempo di Piva. Senza gioco e senza difesa, incapaci di vincere la lotta sotto i tabelloni e dunque nell'impossibilità di far partire il contropiede. E Gamba ha insistito sullo stesso tipo di quintetto, senza mai tentare altre soluzioni, come affiancare Niccolai (che aveva avuto buoni sprazzi) all'unico bomber che funzionava, Riva, o al limite giocare con due pivot contro una squadra che aveva sotto canestro il solo Kotnik. Adesso per gli azzurri la strada per Barcellona diventa durissima: si deve assolutamente battere Germania e Csi, oltre ai ceki che incontriamo oggi. Sperando di evitare la solita partenza ad handicap, ieri fatale. Gli azzurri avevano iniziato timorosi e contratti, come se dovessero affrontare uno squadrone anziché la piccola e modesta Slovenia. Un errore di mentalità, anche perché i rivali vengono sempre descritti più temibili di quanto siano: se poi capita che si precipiti subito 2-10, tutto si fa terribilmente difficile. Inutile sentire poi Gamba lamentarsi: «Sono mancati gioco e difesa e su tutte le palle vaganti arrivavano sempre loro». Tutti in affanno, tutti salvatori della patria e gioco di squadra alle ortiche. Zdovc infilava bombe in tutta tranquillità, sfruttando spazi concessi da una difesa a zona che non sapeva dove chiudere. «Pressione sulla palla», urlava il citi, e infatti appena la retroguardia s'allargava, ecco Kotnik, un 205 di 30 anni che in vita sua non aveva mai visto neppure da lontano la nazionale slava, prendere costantemente il tempo a Rusconi, poi a Costa. Il resto anche peggio: in attacco sagra delle palle perse e dei tiri assurdi. Attimi di speranza quando entrava un vispo Niccolai e Brunamonti infilava la bomba del 22-25 al 14'. Invece si spegneva la luce: neppure più un canestro per 6' da mani nei capelli e 25-37 all'intervallo. Durante la pausa almeno uno. Riva, si rendeva conto di non aver di fronte Jordan e si buttava a testa bassa. Ma la difesa continuava nella migliore imitazione di un colabrodo e la Slovenia toccava i 17 punti di margine (37-54 al 4'). Solo Riva proseguiva il suo show, mentre il resto del baraccone alternava sporadici canestri a numeri da clown. Poteva esserci la svolta al 32', quando Zdovc incappava nel 5° fallo (65-53), ma il vecchio Viifan prendeva le redini del gioco: non era più la stessa cosa, però neppure il vero Superman anziché il Nembo Kid della Brianza avrebbe potuto sollevare, da solo, un'Italia con gambe e braccia di' 'piombo. Fmivà tra ironiche grida di «Indurata» e ole da corrida. Ma non c'è stato bisogno di picadores per sfiancare l'Italia. Guido Ercole