Nell'industria 160.000 esuberi

Nell'industria 160.000 esuberi Comit e Prometeia pessimiste sul '93 Nell'industria 160.000 esuberi MILANO. I venti di crisi spirano forti sulle piccole e medie imprese italiane. E da oggi al '97 molte potrebbero non farcela. E' questo il succo di un rapporto di previsione sul destino di 40 settori industriali nel medio periodo che l'ufficio studi della Banca Commerciale Italiana e Prometeia presenteranno giovedì e che farà riflettere il presidente della Confindustria Luigi Abete. «Situazioni di redditività così basse come quelle che si registrano da quattro anni di fila non sono sostenibili, specie per le piccole e medie aziende», commenta Fabrizio Guelpa, dell'ufficio studi della Comit, che ha curato la ricerca. Il dato più impressionante messo in luce dalla ricerca è quello della caduta del Roe, il rapporto tra utile netto e capitale versato. Se nel 1988 questo rapporto era pari all'8,8 per cento, nel '91 si è ridotto a un terzo scarso, passando al 2,4%. E nel '93 le cose dovrebbero peggiorare ancora: il Roe passerà al 2,2% per poi salire al 3,4% nel periodo 1994-1997. Per tenere il passo con la concorrenza internazionale, rispetto alla quale le imprese italiane stanno perdendo colpi - sostiene la ricerca - sono necessari investimenti massicci che assicureranno però solo che le condizioni di competitività non peggiorino ancora, e non sono invece garanzie di una ripresa vera e propria. Ma il problema è proprio nella redditività degli investimenti. Se rispetto alla produzione si potranno avere dei rendimenti soddisfacenti - afferma infatti lo studio - lo stesso non vale per il ritorno economico degli investimenti, che anzi potrebbe peggiorare. Nel '91 il margine operativo lordo, cioè il rapporto tra profitti lordi è produzione era al 9,9%, il livello più basso da dieci anni a questa parte. Dovrebbe salire al 10,3 nel 1993 e Luigi Abete al 10,8 nel periodo 1994-97. Ma allo stesso tempo il ritorno sugli investimenti, cioè il rapporto tra profitti lordi e capitale investito, dopo essere salito al al 7% nel '93 rispetto al 6,7% del '91, è destinato a scendere di nuovo al 6,6% medio nel periodo '94-'97. Perché poi le imprese possano attuare gli investimenti necessari, sarà necessario che facciano ricorso allo strumento azionario o all'indebitamento. «Nella maggior parte dei casi - dice Guelpa - la condizione perché non esploda l'indebitamento dovrà essere un aumento di capitale piuttosto consistente». Ma in tempi di Borsa allo stremo si pensa anche ad altri strumenti, specie per le piccole imprese: dall'intervento dei fondi chiusi e dei fondi pensione, se mai verranno approvate le leggi che danno il via libera a questi strumenti, all'intervento di aziende straniere, all'apertura delle partecipazioni delle banche nelle imprese. Il rapporto Comit-Prometeia segnala anche che si va verso un forte esubero di occupati nei settori industriali. Oggi questi settori ocupano 4,97 milioni di unità lavorative, ma alla fine del prossimo anno questo numero potrebbe scendere a 4,81 milioni: una perdita secca di 160 mila posti di lavoro. La situazione è destinata a peggiorare ancora, anche se in maniera meno evidente, nell'arco dei tre anni successivi. Tra il 1994 e il 1997 il numero di occupati dovrebbe scendere ancora, passando sotto i 4,8 mihoni. «Questo perché spiega Guelpa - prevediamo che la produzione industriale cresca a un tasso pari all' 1,3% nel '93 e all'1,8 negli anni successivi. Ma nello stesso periodo la produttività del lavoro, è destinata ad aumentare in misura maggiore. E così si crea automaticamente un eccesso di manodopera nell'industria», [f. man.] Luigi Abete

Persone citate: Fabrizio Guelpa, Guelpa, Luigi Abete

Luoghi citati: Milano