Guarino alla prova delle spa

Guarino alla prova delle spa PARTECIPAZIONI STATALI Guarino alla prova delle spa La scottante scrivania dell'Industria ROMA. Sul tavolo di Giuseppe Guarino, neo ministro dell'Industria e responsabile del dicastero delle Partecipazioni statali, i fascicoli «caldi» non mancano. Privatizzazioni, rinnovi dei vertici degli enti delle Partecipazioni statali, crisi dell'industria, riassetto delle telecomunicazioni e, in concorso con altri ministri economici, costo del lavoro. Ma il principale nodo che sarà chiamato a sciogliere il già ministro delle Finanze nel governo Fanfani dell'87, è senza dubbio quello delle privatizzazioni, ovvero la trasformazione in spa degli enti pubblici e le dismissioni dei beni immobili dello Stato. Una partita importante per lo Stato che per esigenze di bilancio non può fare a meno del previsto introito di 15.000 miliardi. Sulle privatizzazioni pendono però tante «spade di Damocle»: quella delle concessioni in esclusiva per Eni e Enel; dell'autorizzazione delle Camere per la tra¬ sformazione dell'Iri, come richiesto da Nobili; della richiesta di Mancini di un nuovo ente pubblico che si faccia carico dei debiti dell'Efim. Solo l'amministratore straordinario dell'ente Fs, Lorenzo Necci, è decisamente favorevole alla privatizzazione, ma sulle ferrovie grava il problema delle pensioni. Le difficoltà maggiori stanno nella natura giuridica delle spa, che il neo ministro dell'Industria conosce molto bene. Le società per azioni non rispondono alla logica dei contributi e dei risanamenti per decreto ma a quella della trasparenza degli atti di bilancio. Una spa può essere rifinanziata solo con un aumento pubblico di capitale e deve dimostrare come impiega le sue risorse. Sembra invece che degli enti a PP.SS. si sappia solo quanto spendono. Un compito dunque non facile per Guarino, con un debito pubblico oltre la soglia del milione e mezzo di miliardi. Il settantaduenne amministrativista napoletano (area de), considerato uno dei massimi esperti, se non il maggiore, di diritto pubblico dell'economia, dovrebbe comunque trovarsi a suo agio fra i complicati meccanismi di natura giuridica che dovranno regolare il processo di dismissioni dei beni dello Stato. Meno facile, per un non «politico» come Guarino, supervisionare al rinnovo delle cariche ai vertici degli enti delle partecipazioni statali che scadono a fine anno. Anche le telecomunicazioni si presentano come un fronte «caldo», anche se sembra essere in dirittura di arrivo il riassetto elaborato da Iri e Stet. E dalla sede del ministero delle Partecipazioni Statali affluiranno altri pesanti fardelli: ristrutturazione dell'Efim, la mancata concessione di fondi per 400 miliardi all'Iri, la chimica pubblica... [st. c]

Persone citate: Fanfani, Giuseppe Guarino, Lorenzo Necci, Mancini

Luoghi citati: Iri, Roma