Cento giorni tv a Palermo di Curzio Maltese
Cento giorni tv a Palermo Raitre, dopo tre mesi chiude la striscia nera di «Cinico» Cento giorni tv a Palermo La trasmissione di Cipri e Moresco saluta con un collegamento dall'Aldilà ROMA. Nuovo Cinema Purgatorio chiude stasera le sue trasmissioni. «Cinico Tv» saluta e se ne va. Addio monti di rifiuti, addio nuvole d'ira sopra il cielo di Palermo. Addio «MafiaMan», eroe dei plumbei vespri siciliani. I blitz finali della banda terroristica Cipri S-Maresco mirano come sempre al cuore dello stato elettronico. Il signor Giordano, il mesto Zelig palermitano, ha affrontato ieri la metamorfosi definitiva. «Signor Giordano, lei è...?» «...il Padreterno». Alle prese con la sghemba creazione di due uomini. Uno è un aborto («m'è venuto proprio male»), l'altro un killer della mafia («Anch'io lavoro per loro»). Oggi il congedo con tre minuti di buio totale. Vera Pubblicità Progresso: spegnete la tv. Ma in mezzo c'è un collegamento audio con l'Aldilà. Dove non riposa l'anima di un giudice ammazzato. «Non la mafia mi ha ucciso, è stata una fidanzata». In memoria di Giovanni Falcone. Cinico Tv è il coraggio di far schifo. Molti lo detestano. Un milione di spettatori lo ha seguito per tre mesi. All'interno di quella piccola fascia serale di Raitre (20/20,30), che in realtà costituisce (sostituisce, ricostruisce) un intero palinsesto. Da BlobCartoon alla Cartolina, passando per Cinico Tv e Blob, si assiste a un folle concentrato di generi: tv dei ragazzi, news, tvspazzatura, varietà, spot, vec¬ chia tv didattica (Barbato). In mezz'ora, tutta la tv. Ora il meraviglioso giocattolo di Guglielmi, dopo Barbato e Blob, perde l'ultimo pezzo, il più originale e scandaloso. Un fiore del male televisivo. L'unica trasmissione «nera», con Samarcanda, dell'intero panorama. Come è potuta nascere? A Palermo, innanzitutto. Dove sono nati anche Daniele Cipri, 30 anni, e Franco Maresco, 34. Cinefili malati, sin da bambini. Cipri è figlio di un riparatore di cineprese. Trascorre l'infanzia nei cinema di provincia. Maresco di professione fonda e chiude cine club. «Nell'80 - racconta - ne ho aperto uno a Brancaccio. Il regno di Greco e Contorno, il cuore della mafia. Facevo vedere Wenders, Fassbinder, i classici americani. In sala, tre o quattro persone. L'intera zona era blindata, bisognava superare quattro o cinque posti di blocco. Le proiezioni erano disturbate dal rumore degli elicotteri dei carabinieri». Quando si nasce così o mangi tanto miele e diventi Tornatore o ti mangi il fegato e allora fai Cinico Tv. «Un film? Per carità. Troppi compromessi. E poi non ci crediamo. Oggi soltanto la tv riesce ancora a scandalizzare. Le cosiddette avanguardie teatrali o cinematografiche fanno pena. Il neorealismo di ritorno? Mah». Loro comunque prendono attori dalla strada. C'è il ciclista, Mafiaman, Francesco Tirane in arte Gimondi. I due signori Giordano, Pietro che subisce le metamorfosi e Carlo, quello che s'impicca al suono dell'Intervallo. Gente di quartiere, con facce piene di storia. Immagini d'una forza barbara, primordiale. Bianco e nero che rompe la monotonia del colore da spot, gli squilli d'azzurro del quotidiano televisivo. La Palermo di Cipri e Maresco è una metafora, una periferia universale. Ma anche la città reale, Geenna senza speranza. Raccontata da chi la vive. Dice Maresco: «A noi il samarcandismo non piace proprio. Lo vediamo da qui, da queste strade. I soliti inviati di passaggio, in cerca di patenti di impegno. Ottimisti, in fondo. Che gli costa? Sciascia aveva la vista lunga. Ora i professionisti dell' anti-mafia hanno invaso le case di produzione, girano film e speciali tg, tengono comizi. Intorno alla morte di Falcone è esplosa una retorica mostruosa. Ma se lo dici, passi per un fiancheggiatore della mafia». Allora, certo, nel Cuore televisivo è più dignitoso vestire i panni di Franti e animare il pupo di MafiaMan, che accorre se c'è una donna da violentare, un negozio da far saltare, un uomo da finire a colpi di bastone. «Il cinismo, sta altrove, dappertutto anzi, in tv». Curzio Maltese Noiret in «Nuovo Cinema Paradiso» di Tornatore. Stessa provenienza di Cipri e Marisco, sguardo diverso sulla Sicilia
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