Visconti sogna nelle stanze di Marcel

Visconti sogna nelle stanze di Marcel Il regista e Proust, un amore difficile: mostra in Francia sul film mai realizzato Visconti sogna nelle stanze di Marcel w] PARIGI I N principio era Illiers», I ha scritto André Maurois 1 di questo paesino a pochi il chilometri da Chartres fatto di una chiesa del XIV Secolo con le vetrate a colori, una piazza e un gruppo di case intorno. Poi venne La recherche e adesso il paese si chiama IlliersCombray: è quello di tante Léonie, della casa con la scala e la stanza da letto in cui Proust bambino aspettava la mamma per il bacio della buonanotte. Luchino Visconti venne, nel 1971, a Combray. Il film che intendeva realizzare da La recherche sarebbe dovuto finire ad anello, con la scena di Marcel nella sua stanza, e una voce fuoricampo avrebbe pronunciato in un sussurro l'attacco del romanzo: «Per molti anni sono andato a letto presto la sera...». Nel '71 la sceneggiatura scritta con Suso Cecchi D'Amico era terminata. Visconti, dopo lunghi rinvìi, aveva deciso che era il momento di farlo, il film da La recherche. Non perché si sentisse davvero pronto - aveva detto molte volte che quello sarebbe stato il suo ultimo film -, ma per paura che qualcun altro finisse per decidersi milieu pei uu^iueiùi — prima di lui Qualcuno La Sal 7vollepoi sche fatalmente sarebbe stato meno adatto. Venne così a Combray per vedere la casa di tante Léonie, il letto di Marcel, la stanza da pranzo, quella scala, e le vie del paese, la chiesa, i giochi di luce sul pavimento, l'épicerie Camus... Lo accompagnava Mario Garbuglia, che fotografò i luoghi. Intanto, a Roma, Piero Tosi disegnava i costumi. Tutto un lavoro preparatorio che restò poi inutilizzato, perché Visconti (un po' forse per superstizione) volle girare prima Ludwig, rimandò ancora e poi si ammalò. La visita a Combray, fatta a cento anni esatti dalla nascita di Proust, rimase parte di quel sogno, un po' irreale anch'esso: per la lontananza del paese, sperso com'è nella campagna, per la sua dimensione quasi solo letteraria che lo isola dai fatti quotidiani. Oggi quel sogno rivive, proprio lì a Combray, nella casa di tante Léonie, in una delicatissima evocazione orchestrata da Anne Borrel: «Proust, Visconti e la lanterna magica» (fino al 18 ottobre). Del desiderio incompiuto di Visconti, la testimonianza maggiore e che più aveva fatto rimpiangere la mancata realizzazione era stata la pubblicazione della sceneggiatura (Oscar Mondadori 1986). Leggendola, già si erano viste per qualche istante alcune immagini, svanite a chiusura di libro come quando alla fine di una proiezione torna in sala la luce. Anne Borrel ha pensato alla lanterna magica di Marcel bambino, quella che nella stanza da letto della casa di Combray animava le pareti per distrarre la sua malinconia e, per analogia con il film ideale di Visconti, ne ha fatto il punto di partenza della sua evocazione. Prima di entrare nell'ex épicerie Camus (ora sede della Società degli Amici di Marcel Proust) dove ha luogo la mostra, conviene però attraversare il giardino all'orientale, appena pochi metri, e visitare la casa di tante Léonie. La maitresse des lieux, che regna sulla memoria di Combray da molto tempo, si prodigherà per illustrare l'architettura della Recherche e fornire la chiave di ogni personaggio, ma anche per «rendere a ognuno quel che gli spetta». Come lo fece ventun anni fa per Visconti, tesserà le lodi del pére Proust, il Docteur Adrien. Era lui, il nativo di Illiers. Di famiglia modesta, divenne medico e si specializzò in igiene, cosicché - ci verrà detto -, in un'epoca in cui anche un borghese si lavava per bene non più di tre o quattro volte l'anno, in casa Proust già lo si faceva ogni giorno. E arrivando nella stanza al primo piano dove tante Léonie passava le sue giornate a letto, malata, a guardare dalla finestra, verremo iriforroati che Marcel non ebbe nessuna zia di quel nome; che la sorella del Do¬ cteur Adrien, Elisabette, morì vedova senza mai aver tenuto il letto. Ma che la nonna paterna era stata, lei sì, a lungo malata, seppure in un'altra casa. In sala da pranzo, sotto, non dovremo stupirci delle piccole dimensioni («Era Marcel che dilatava») e ascolteremo il passo in cui lo scrittore raccontava come vi si chiudesse bambino a leggere, e non c'erano a guardarlo che i piatti appesi alla pare te {Sur la lecture). Il ca te vjur ut usvuuvi. 11 ua- . -, tendano iì appeso non è a Coquello vero, ma molto simile. Anche la scala dellper andare nella carne- il lemagra del piccolo ce la saremmo aspettata più grande e maestosa, no? E invece era così già allora, in legno e mattoni come in tante vecchie case di campagna. Si verrà poi lasciati sulla soglia della sala dedicata alla mostra, dopo esser passati per l'albero genealogico di Marcel - coté Proust e coté Weil - ricostruito in soffitta, là dove sono anche esposte alcune fotografie «equivoche» dello scrittore con Robert de Piers e i ricordi di Celeste, la domestica. ■ ÈJU-fifcdadrà l'incontro strano, ma non fuori luogo, tra il tangibilissimo contesto della Illiers pre-letteraria e paesana, e l'impalpabilità dell'universo proustiano, della sua tuttora impossibile traduzione in film (nonostante il tentativo di Schloendorff) e del sogno di Visconti. Le fotografie di Mario Garbuglia del Grand Hotel di Balbec, di Parigi, dell'hotel de Guermantes, di tutti gli altri luoghi che avrebbero preso parte al film, così come i disegni di Piero Tosi accura¬ tamente inquadrati dalla sartoria Tirelli, ci immergeranno di colpo nella «trasposizione». Pagine della sceneggiatura (riprodotta per intero nel catalogo) annotate a mano da Visconti e - al centro - la lanterna magica ci diranno il tono di quella che sarebbe stata,, la sua,, Recherche: un'autobiografia fin nei dettagli più intimi, raccontata dà un grande^ un sublime visionario'. Gabriella Bosco — , i T La SCemgSiatUm riSClle al 71: ma Luchino volle girare «Ludwig» poi si ammalò . -, * «y a Combray, nella casa della 2Ìa LeOnÌe il letto e la lanterna magica dello scrittore A fianco, Marcel Proust. A sinistra, Luchino Visconti: il regista scrisse la sceneggiatura della «Recherche» con Suso Cecchi D'Amico

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