Una guida per lo studente

Una guida per lo studente Il libro di De Mauro aiuta a scegliere la facoltà «giusta» Una guida per lo studente Dopo il diploma, non sempre si hanno idee chiare su quale indirizzo seguire Territorio, risorse e dimensioni i tre grandi «mali» delle nostre Università In questi giorni di maturità, in molte famiglie del nostro Paese i genitori seguono i figli nel sostenere gli esami e, magari senza parlarne in un momento così delicato, stanno già pensando al futuro dei loro ragazzi una volta presa l'ormai prossima e sospirata maturità. Il problema, quasi ovvio, non è semplice sia perché bisogna decidere in famiglia se mandare il figlio a lavorare o fargli continuare gli studi, sia perché qualora voglia iscriversi all'università, bisogna scegliere quale facoltà e in quale città. Allora, dalla parte del neodiplomato che cerca di scegliere la facoltà universitaria più adatta alla sua persona e alle sue esigenze ecco il libro «Guida alla scelta della facoltà universitaria» (Il Mulino, 240 pagine, L. 18.000), scritto da Tullio De Mauro, linguista e ordinario di Filosofia del linguaggio nella facoltà di Lettere e Filosofia dell'Università di Roma «La Sapienza», libro giunto alla sua quinta edizione. E' risaputo infatti che scegliere la facoltà «giusta», appena usciti dalla scuola media superiore, non sempre, anzi quasi mai, risulta facile, soprattutto perché gli elementi da considerare sono molteplici: da una parte le attitudini, le capacità e l'impegno dell'aspirante matricola e dall'altra il mondo per certi versi sconosciuto del mondo universitario. A dare un aiuto ci pensa quindi De Mauro che offre una guida completa alle scelte, che è anche uno specchio reale della vita universitaria con i problemi di ogni giorno: dalle lauree brevi a quelle tradizionali, da tabelle aggiornate e grafici chiari sulle potenzialità, facoltà per facoltà, del successivo inserimento nel mondo del lavoro ed infine una precisa mappa di tutte le sedi universitarie presenti nel nostro Paese. Anche perché i tassi di cambiamento del mondo universitario sono assai rapidi, soprattutto in ambito normativo, che sono di difficile apprendimento per i non «addetti ai lavori». Dopo i provvedimenti d'emergenza che hanno dato una particolare impronta al mondo degli atenei negli Anni 70, concluso con la legge sulla sperimentazione e il riordino della docenza del 1980, il nostro Parlamento ha ricominciato a legiferare sotto la spinta non della tensione ma di una riforma assai articolata. Negli Anni 70 era caduto il concetto di università di élite e i corsi si erano presto trasformati in università di massa, con un tasso medio di crescita che oscillava intorno al 10% annuo e un passaggio dai 27 atenei del 1960 ai 61 di oggi. Rispetto al dopoguerra, invece, il numero di facoltà è passato da 154 a 365. Nel decennio scorso questo processo si è stabilizzato e la crescita demografica di matricole si è arrestata con una media ogni anno di 1,21,3 milioni di scritti e 80 mila laureati. Ma i problemi sono altri: secondo il ministero dell'Università e della Ricerca scientifica e tecnologica, oggi le università soffrono di squilibri di tre tipi: Territorio, poiché le nuove sedi sono sorte in maniera disorganica e senza una pianificazione e le università del meridione, nel quale vive quasi il 40% degli italiani in età universitaria, non possono contare su centri di ricerca con i quali collaborare. Tra settori, perché la distribuzione delle risorse universitarie, tra i diversi settori disciplinari non sempre coincide con le necessità del Paese. Di dimensioni, perché non sempre la coesistenza tra piccoli atenei e mega-università con quasi 100 mila iscritti riesce armonica, soprattutto in considerazione del fatto che alcune strutture soffrono di mancanza di studenti, mentre la legge universitaria dettava un modello unico di gestione e non differenziato a seconda del numero di iscritti.

Persone citate: De Mauro, Tullio De Mauro