Algeria, vendetta nel nome di Allah

Algeria, vendetta nel nome di Allah Un uomo in divisa spara raffiche di mitra a bruciapelo, 41 feriti, sospetti sul Fronte islamico Algeria, vendetta nel nome di Allah Il Presidente ucciso durante un comizio DAL NOSTRO CORRISPONDENTE Una raffica di mitra ha messo fine al sogno del presidente algerino Mohammed Boudiaf : allontanare il Paese dall'assedio islamista riconciliandolo con la democrazia. Il killer non gli ha lasciato alcuna chance: prima una bomba sotto il palco da cui l'anziano statista, 73 anni, pronunciava un discorso, quindi l'attacco a viso aperto, con una pistola-mitragliatrice. In divisa da agente anti-manifestazioni, nessuno l'aveva visto avvicinarsi. Quando le forze speciali l'hanno preso, crivellandolo di colpi (ma secondo la tv era ancora vivo), Boudiaf era già caduto dalla tribuna, esanime. Feriti il ministro e il «wali» che gli erano vicini. Insieme a loro, altre 39 persone che nella città di Annaba - 600 chilometri a Est della capitale - ascoltavano Boudiaf nella sua seconda tournée (in cinque mesi e mezzo) fuori Algeri. Forse le ha colpite l'assassino, oppure i suoi complici, o - ancora - le guardie che rispondevano alla furia omicida sgranando i caricatori. Nessuno può ancora dirlo. Il caos era gigantesco: ambulanze che sfrecciavano, elicotteri militari in sorvolo, sparatorie incontrollabili. Secondo le ultime notizie, a uccidere sarebbe stato un commando che si è asserragliato nella casa della cultura di Annaba. Si parla di una seconda bomba, non lontana dal tavolo, la cui esplosione alcuni attimi prima che il sicario entrasse in scena avrebbe distratto «i servizi». Unico dato sicuro: l'omicida non è un folle, aveva dietro a sè ampi mezzi e copertura approppriata. Pochi, in Algeria come a Parigi, sembrano avere dubbi: dietro questo sangue c'è iV^is o.una^scheggia impazzita dell'oltranzismo islamico. Emerso al potere, nel caotico ppst-Chadli,,w quale,,, passibile «gYancìè riconciliatóre», dopo qualche settimana Boudiaf virò deciso, partendo in guerra contro gli ultra religiosi. Il 4 marzo ne sciolse il movimento. Da allora le minacce piovevano fitte. Firmatari, «I Giustizieri», un gruppo ancora misterioso che tentò l'impossibile per evitare il processo incominciato lo scorso weekend ad Abbassi Madani e agli altri leader storici. Questa, parrebbe, è la loro vendetta. Dal Cairo, i Fratelli Musulmani non nascondono la loro gioia. Ma anche a Parigi e Marsiglia, tra imam o semplici fedeli echeggia il ritornello: «Ecco che succede quando si vuole imbavagliare un popolo». i Mancavano pochi minuti alle 14 quando nella casa della cultura sono risuonati gli spari. Neanche mezz'ora dopo, la radio-tv algerina ha sospeso le trasmissioni alternando musica classica e pietosi versi coranici. Poi l'annuncio della Presidenza Collegiale, cui - dimessosi l'I 1 gennaio Chadli Bendjedid - tocca governare il Paese. Il «nuovo Boudiaf» bisognerà cercarlo nel poker residuo: il generale e mi¬ nistro della Difesa Khaled Nezzar, Ali Kafì che controlla i vecchi mujaheddin anti-colonialisti, l'avvocato Hraoun e Tadjini Haddam, già rettore presso la Moschea di Parigi. Piange l'Fln, la struttura indipendentista il cui immobilismo aprì la via ai Madani: l'ucciso ne conservava la tessera N° 1. Anche l'ex presidente Ben Bella deplora sconvolto «il crimine. Perdiamo un uomo-simbolo della Rivoluzione». Eppure fu lui ad arrestarlo due volte, spingendolo all'esilio. Boudiaf, che in gioventù conobbe le galere francesi, fu ministro, addirittura vicepremier dopo l'indipendenza. Ma presto denunciò i suoi amici del Fin: «Le vostre elezioni sono prefabbricate - diceva -. Nessuno può governare all'ombra delle mitragliatrici». Si rifugiò in Marocco, un soggiorno quasi trentennale da uomo pacifico ma che non rinnega la sua dissidenza. Quando lo richiamarono in patria, il 16 gennaio, l'intera generazione dei ventenni ignorava chi fosse. Ma il prestigio era grande, quanto la situazione ardua sino all'impossibile. Uomo democratico, gli si chiese di soffocare il Fis, che nel secondo turno legislativo rischiava di conquistare il Paese facendone un Iran mediterraneo. Boudiaf prova a mediare, però i margini sono troppo esigui. L'integralismo islamico, Teheran insegna, non è scioglibile per decreto. A ogni nuova repressione istituzionale seguono così disor¬ dini, sabotaggi, attentati. «Quella gente non la voglio vedere, mai più. La civiltà araba, il Corano... sono patrimonio dell'intera nazione. Assurdo che un partito le rivendichi per sé», spiegava negli ultimi giorni. A scandire il progressivo irrigidirsi, le violenze ormai diffuse in ogni angolo del Paese. Esplosivi, ferimenti, «esecuzioni». Solo la scorsa settimana il ministero degli Interni rivelava che da gennaio oltre 100 gendarmi sono caduti vittima di attacchi degli ultra, annunciando una «guerra senza mercede» per stanare gli autori. L'espressione, non solo in Algeria, è sinistra. Ma il «nemico» non lo sembrava meno. Così Boudiaf, forte della sua autorità presidenziale, avvallò quelle dichiarazioni. Facendolo, si condannava a morte. Con Frangois Mitterrand, numerosi altri leader mondiali fino a Baker e Arafat hanno espresso ieri il loro sdegno in lunghi messaggi che legge Radio Algeri. Il lutto durerà 7 giorni. Annullate le grandi feste per il trentennale della Rivoluzione, atteso il 5 luglio. E adesso? L'esercito presidiava ieri discretamente alcune posizioni-chiave: forse nei giorni prossimi il suo ruolo crescerà ancora. I telegiornali mostrano un'Algeri disorientata: piccoli crocchi, nessuna grande manisfestazione. Qualcuno condanna, molti tacciono. C'è da giurare che non pochi si rallegrino. Enrico Benedetto BECHAH ALGERI __ANNABA 0JEMIL/* BISKRA GHARDAIA##BEN||SGUE ELATTEUF» # EL GOLE A ALGERIA TAMANRASSET ii BECHAHA Una bomba sulla tribuna distrae i servizi segreti: dopo l'attentato si scatena l'inferno, le guardie fanno fuoco alla cieca sulla folla Primi soccorsi ai feriti: un'immagine dell'agguato di Annaba in cui è stato ucciso Mohammed Boudiaf (a destra) [foto ap e epa]