Il primo aereo a Sarajevo è francese

Il primo aereo a Sarajevo è francese Alle 18,55 mille Caschi blu canadesi hanno occupato la pista dopo il ritiro dei serbi Il primo aereo a Sarajevo è francese Si è sparato fino all'ultimo minuto Milosevic. pronto a nuove elezioni ZAGABRIA NOSTRO SERVIZIO Alle 18,55 di ieri pomeriggio le forze di pace dell'Orni hanno assunto il controllo dell'aeroporto di Sarajevo. L'annuncio è stato fatto dal comando dei caschi blu dopo il ritiro dei miliziani serbi che occupavano lo scalo da due mesi. Meno di tre ore dopo, uno dei due aerei da trasporto francese «Transall» fermi da due giorni a Spalato è atterrato con sei tonnellate di medicine e altri aiuti per la città assediata; il secondo è atteso per oggi. Dopo una giornata di incertezze in cui si è nuovamente sparato, le truppe serbo-federali hanno dunque lasciato l'aeroporto. Una lunga colonna di mezzi militari è partita poco dopo le 6 in direzione della caserma di Lukavica. L'esercito serbo-federale ha accettato di ritirare da tutta la zona l'artiglieria pesante, condizione prima per la riapertura delle piste da volo e l'arrivo degli aiuti umanitari alla martoriata capitale della Bosnia-Erzegovina. In seguito alle recenti pressioni internazionali, tra cui il viaggio blitz a Sarajevo del presidente francese Mitterrand, ma soprattutto di fronte all'ipotesi sempre più seria di un intervento militare occidentale, il leader serbo Karadzic e il comandate delle truppe serbe in Bosnia generale Mladic sono stati costretti a cedere. Ma anche ieri si è temuto che l'operazione dello sgombero dell'aeroporto potesse essere rinviata. Infatti Sarajevo è stata nuovamente bombardata. Verso mezzogiorno è scattato l'allarme generale. Dalle loro postazioni di Rajlovac i miliziani serbi hanno aperto il fuoco sui quartieri di Sokolje e Brijesc, mentre dal monte Trebevic hanno cannoneggiato il centro storico. Il comandante dei caschi blu a Sarajevo, il generale canadese Lewis MacKenzie, e il membro della presidenza bosniaca Ejup Ganic hanno firmato in giornata un nuovo documento in cui si stabiliva che l'aeroporto doveva essere sbloccato entro le ore 16. Ancora una volta i miliziani serbi non hanno rispettato la scadenza. Finalmente, poco dopo le 6, la prima colonna di mezzi militari, 11 carri armati e due autoblindo, ha lasciato l'aeroporto di Butmir. Due giornalisti, un francese e un britannico, sono stati feriti mentre cercavano di raggiungere l'aeroporto per seguire da vicino l'operazione. Anche se la liberazione dell'aeroporto di Sarajevo porterà un primo soccorso indispensabile ai 350 mila abitanti rimasti in città e ridotti alla fame dall'assedio delle truppe serbo-federali, in Bosnia sono in pochi a credere che questo potrà fermare la guerra. Infatti oltre alla capitale i serbi continuano a bombardare Bihac, Modrica, Gradacac, Cazin. Nelle ultime 24 ore hanno perso la vita 40 persone mentre 160 sono state ferite. Intanto a Belgrado continua la protesta contro Slobodan Milosevic. Il presidente della Serbia ha ricevuto una delegazione dei manifestanti che chiedono le sue immediate dimissioni. Nell'incontro, durato più di un' ora, Milosevic si è dichiarato disposto ad andarsene, ma a condizione che sia il popolo serbo a decidere. L'uomo forte della Serbia accetta di sottoporsi a nuove elezioni presidenziali o ad un referendum popolare. Tra l'altro dice che a fine anno in Serbia si terranno le nuove elezioni parlamentari anticipate. «La Serbia non ha più tempo per aspettare» ha dichiarato in piazza il leader del¬ l'opposizione Vuk Draskovic. Rivolgendosi alla grande folla che continua a presidiare il palazzo del Parlamento jugoslavo, il capo del partito del rinnovamento serbo ha invitato tutti allo sciopero generale finché Milosevic non abbandonerà la sua poltrona. Ieri pomeriggio sono ripresi i bombardamenti di Dubrovnik. Dalle loro postazioni di Trebinje, nella vicina Erzegovina, le truppe serbo-federali hanno cannoneggiato con violenza la città vecchia e tutti i quartieri residenziali. Quindici persone sono state ferite. Ingrid Badurina Un gruppo di dimostranti che anche ieri hanno manifestato numerosissimi a Belgrado contro il regime serbo. Con slogan e cori hanno chiesto le dimissioni del presidente Slobodan Milosevic [totoap]