Kovàncina, presagio della nuova Russia

Kovàncina, presagio della nuova Russia I DiSCHB Kovàncina, presagio della nuova Russia racchi- Mmm USSORGSKLJ e il dramma politico-sociale all'indomani di perestroika e glasnost russa, Rossini e le pene d'amore al palazzo reale d'Inghilterra. Non sono scherzi ma accostamenti, impropri dal punto di vista storico, ma curiosamente suggeriti dall'attualità, sia di cronaca che discografica. Come non gettare un pensiero alle battaglie di Eltsin e della nuova Russia ascoltando le vicende contate nel dramma in que atti «Kovàncina»? Come non sorridere pensando alle baruffe di Carlo e Diana mentre volteggiano i deliziosi duetti d'amore e intrigo al centro del dramma in due atti «Elisabetta»? Più per gusto impertinente che per ragionamento, senza nemmeno sfiorare i ricordi liceali sul concetto dei corsi e ricorsi. Certo che le vicende operistiche qualche spunto concreto d'ironia lo offrono. Prendiamo la «Kovàncina», di cui è uscita una preziosa registrazione (Philips, 3 Cd) con il Coro e l'Orchestra del famoso Teatro Kirov di San Pietroburgo. La vicenda è ambientata nel '600, nel cosiddetto «periodo dei torbidi» (già, perché quello attuale come lo si definirebbe?), ovvero durante la reggenza di Sofia, sorellastra maggiore di Pietro, giovinetto e non ancora il Grande. Sofia deve far fronte da un lato alla pressione degli strelizzi, corpo di archibugieri ormai esercito di mestiere devoto a Ivan Kovanskij, e dall'altro alle conseguenze dello scisma cha ha da poco spaccato la Chiesa russa in nuovi ortodossi e Vecchi Credenti, fanatici seguaci del monaco Dositeo e della giovane Marfa. Mussorgskij ha trattato la cronologia storica con molta libertà, unendo episodi in realtà separati, come il complotto Kovanskij (1682), terminato con l'esecuzione dei ribelli, e la prima rivolta degli strelizzi (1689), che ottenne l'allontanamento della reggente e l'esilio del suo favorito, il principe Golitzin. Adattamenti storici a parte, comunque fin dal titolo dell'opera si denota già un giudizio del compositore: il suffisso «cina» è un diminutivo spregiativo, che porta a tradurre il tutto come «Il putridume dei Kovanskij». Comunque si tratta di un'opera di grande attualità, ricca di quei conflitti, tragedie, paure, ambizioni e speranze tipicamente russe. E Mussorgskij l'ha dipinta come una icona, unendo l'arte della miniatura e dell'affresco. Basandosi sull'orchestrazione di Dimitri Shostakovich, Valéry Gergiev ne ha tratto una rappresentazione scintillante alla guida di Coro vien tratl scin e Orchestra del Kirov, maestri nell'espressività viva, tipica dell'opera. Voci e strumenti si fondono e si contrastano, realizzando un quadro dell'autentica Russia, quella di ieri - valida ancora oggi nelle sue espressioni più popolari. Con l'«Elisabetta» (1815) il giovane Rossini seppe conquistare il difficile pubblico del San Carlo di Napoli. L'opera è ambientata nel XVI secolo. La regina Elisabetta sta per conferire un'onorificenza al conte di Leicester per la vittoria sugli scozzesi. Il duca di Norfolk è invidioso dell'amico e trama per rivelare alla sovrana che il conte ha sposato, inconsapevolmente, la figlia della rivale regina di Scozia. Drammi, punizioni, colpi di scena, rivolte popolari e il finale trionfo dell'amore e della giustizia condiscono una trama appassionante, incalzante. Le odierne beghe di Carlo e Diana sembrano tresche da stallieri. Fin dalla superba ouverture, la musica dell'«Elisabetta» è più improntata sui toni della magnificenza piuttosto che su quelli del pathos. La registrazione presentata ora dalla Philips (2 Cd), realizzata a Londra nel 1975, è un'edizione eccellente, che allinea le voci superbe come quelle di Monserrat Caballé, José Carreras, Valerie Masterson, Ugo Benelli, Neil Jenkins. Ben sostenute e accompagnate dall'abile London Symphony Orchestra sotto la direzione di Gianfranco Masini. Oltre a queste due opere in pregevoli edizioni, c'è da segnalare il «Concerto pathétique» di Liszt (Rs, Udine, 1 Cd) eseguito in prima registrazione mondiale dal pianista Claudio Crismani con la Philharmonia Orchestra diretta da Thomas Sanderling. La composizione finora era stata eseguita nella versione per due pianoforti. L'interpretazione di Crismani è amorevole, nel senso che il musicista triestino ha abbandonato mentalità da virtuoso, puntando a mettersi al servizio della delicatezza. Un'impostazione meditata, consona alle pagine di grande fascino scritte da Liszt. Alessandro Rosa >saJ

Luoghi citati: Inghilterra, Londra, Napoli, Russia, San Pietroburgo, Scozia, Sofia